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In Brasile un attacco alla democrazia

L’assalto a Brasilia è stata un’azione di destabilizzazione, che sembra rientrare in una strategia per creare instabilità politica e indebolire il programma di governo di Lula. Sono a rischio anche gli obiettivi ambientali e di riduzione della povertà.

L’attacco dell’8 gennaio

L’8 gennaio, una folla di sostenitori di estrema destra dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha preso d’assalto le principali istituzioni dello stato a Brasilia, il Congresso, il Tribunale supremo federale e il Palazzo presidenziale. Le istituzioni democratiche hanno reagito in modo compatto e deciso all’attacco, che però ha messo in evidenza le spaccature nel paese. Il neoeletto presidente di sinistra Luiz Inácio “Lula” da Silva ha iniziato il suo mandato con un’agenda ambiziosa per quanto riguarda la riduzione della povertà e della disuguaglianza e la protezione dell’Amazzonia, ma forse l’obiettivo più difficile da perseguire sarà quello di riunificare un paese così polarizzato. 

Per mesi, anzi anni, prima delle elezioni presidenziali brasiliane del 2022, Bolsonaro aveva gettato discredito sulla democrazia e sulle autorità elettorali. Secondo l’ex presidente il sistema di votazione elettronico non era affidabile, anche se non ci sono mai state prove che sostenessero l’accusa, e solo con brogli elettorali avrebbe perso le elezioni. Quindi, dopo la vittoria di Lula al ballottaggio dello scorso ottobre, i sostenitori di Bolsonaro hanno iniziato a contestare il risultato elettorale e a chiedere un intervento militare per deporre Lula. Le contestazioni sono state incoraggiate da Bolsonaro, che non ha riconosciuto la vittoria di Lula e ha lasciato il paese per non dover assistere alla cerimonia dell’insediamento. Le accuse di brogli elettorali dei fedeli all’ex-presidente sono state favorite dal piccolo margine di vantaggio di Lula (2 milioni di preferenze su circa 120 milioni di voti).

Così, domenica 8 gennaio migliaia di estremisti bolsonaristi, che da alcune settimane erano accampati fuori dal quartier generale dell’esercito a Brasilia, hanno raggiunto in corteo le sedi istituzionali del potere e alcune centinaia di manifestanti sono entrati nei palazzi deserti, danneggiandoli e saccheggiandoli. Le forze dell’ordine presenti non hanno opposto resistenza e vi sono indagini in corso per stabilire se vi sia stata solo incapacità di fronteggiare l’assedio, oppure complicità, se non addirittura esplicito appoggio agli assalitori. Sono dubbi legittimi perché all’interno dell’esercito il supporto per Bolsonaro, ex-militare, è sempre stato molto ampio. Nelle ore successive, la polizia ha arrestato circa 1.500 manifestanti e smantellato il loro accampamento.

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Era prevedibile che i sostenitori più estremisti di Bolsonaro avrebbero continuato a manifestare contro il nuovo governo. Tuttavia, l’insediamento di Lula il 1° gennaio si era svolto senza alcun incidente e molti si erano illusi che un attacco simile a quello di due anni fa a Capitol Hill (Washington) non sarebbe più successo.

L’assalto a Brasilia è stata un’azione di destabilizzazione, che sembra rientrare in una strategia per creare instabilità politica e indebolire la governabilità di Lula. Anche nei giorni successivi vi sono state proteste e mobilitazioni di bolsonaristi in varie città brasiliane. Le istituzioni democratiche e giudiziarie del Brasile hanno risposto rapidamente e in modo fermo all’attacco. Sono state aperte numerose indagini per stabilire responsabilità dirette e indirette a tutti i livelli.

A rischio l’agenda di Lula

Le istituzioni democratiche brasiliane sembrano quindi aver reagito bene all’attacco, rafforzate anche da un forte sostegno internazionale. Anche se qualche elettore più moderato di Bolsonaro potrebbe decidere di cambiare campo, il paese rimane molto polarizzato e i bolsonaristi più estremisti sono numerosi e ben organizzati. Secondo un sondaggio condotto da AtlasIntel l’8 e 9 gennaio, tre brasiliani su quattro non erano d’accordo con l’assalto alle istituzioni a Brasilia, ma il 18,4 per cento ha dichiarato di essere d’accordo (gli altri erano indecisi). Dal sondaggio emerge, inoltre, che circa il 40 per cento dei brasiliani pensa che Lula non abbia vinto le elezioni.

Durante l’insediamento, il presidente Lula ha dichiarato che governerà per tutti i brasiliani e che vuole riunificare il paese. Dopo solo una settimana al governo l’obbiettivo sembra molto più difficile da realizzare. In più l’emergenza sulla sicurezza nazionale, che ora dovrà affrontare, ritarderà l’attuazione del resto del suo programma di governo. Lula si è impegnato a ridurre a zero la deforestazione dell’Amazzonia entro il 2030, obiettivo che va contro gli interessi di molti sostenitori di Bolsonaro, legati all’attività dell’agribusiness e dell’estrazione mineraria. L’instabilità interna rallenterà gli interventi per la protezione ambientale, come probabilmente molti bolsonaristi si augurano. Se tutta l’agenda del governo Lula verrà ostacolata, sarà grave non solo per la sostenibilità ambientale e per la lotta ai cambiamenti climatici, ma anche per la possibilità di ridurre la povertà e la disuguaglianza in Brasile attraverso migliori politiche sociali ed economiche.

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  1. M.B.V.

    Considerando a “CHI GIOVA” è legittimo pensare che la rivolta in Brasile se la sia organizzata proprio Lula, se è vero quello che riportano i giornalisti, che il paese è spaccato a metà con molti punti a favore della fazione opposta come si evince dalle due elezioni: Governatori e Presidenziali.
    Infatti nei 27 stati della federazione brasiliana, il campo lulista ha eletto n.11 Governatori mentre quello bolsonarista n.14.
    Inoltre, Bolsonaro stravince nel Centro-ovest (4 stati); vince in uno e stravince in due dei tre stati della regione Sud (3); vince in tre dei quattro stati del Sudest (3), dove Lula conquista solo Minas Gerais (1). Bolsonaro vince in uno e stravince in tre dei sette stati del Nord amazzonico (4) dove Lula ottiene per pochi voti la maggioranza nei restanti(3). Infine, Lula trionfa nella regione povera del Nordest dove conquista piu’ voti di Bolsonaro: sono questi a garantirgli la vittoria 50,9% contro 49,1%
    Luiz Inacio Lula da Silva era stato condannato per corruzione a nove anni e mezzo di reclusione.
    La Corte Suprema brasiliana ha annullato le (4) condanne per corruzione nei confronti di LULA DA SILVA. ?

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