La legge di bilancio 2024 chiede ai comuni un contributo alla finanza pubblica, calcolato anche sulla base dei fondi Pnrr ricevuti. Dopo tante promesse, ne escono penalizzate le amministrazioni che meglio hanno utilizzato il piano di investimenti europei.
Autore: Claudia Ferretti Pagina 1 di 2
Istruttore direttivo di ricerca presso l'IRPET (Istituto Regionale Programmazione Economica della Toscana), si occupa prevalentemente di finanza locale, investimenti pubblici, federalismo fiscale. Contribuisce alla stesura del rapporto su La Finanza territoriale in Italia (a cura di Irpet, Ires, SRM, Polis Lombardia, Liguria Ricerche e Agenzia Umbria Ricerche).
Il pacchetto di riforme fiscali sostituisce l’addizionale comunale e regionale all’Irpef con una sovraimposta. Nel complesso, le risorse per gli enti dovrebbero essere le stesse. Ma spazi di manovra e gettiti dei singoli comuni potrebbero cambiare.
Nel corso della pandemia, le regioni hanno deciso periodi più o meno lunghi di didattica a distanza. Le più penalizzate sono proprio le aree più deboli. Si accentuano così le già forti disparità territoriali nei livelli di apprendimento degli studenti.
Il 2020 sembrava un anno promettente per gli enti territoriali, con l’allentamento dei vincoli fiscali e la possibilità di assumere e investire. L’emergenza sanitaria ha creato nuove difficoltà. Ora servono regole chiare per l’utilizzo dei fondi europei.
Dopo un decennio di gravi difficoltà, nel 2019 gli investimenti pubblici sembrano registrare un aumento. La possibile ripresa si deve alle riforme degli ultimi anni su normativa di bilancio degli enti locali e disciplina dei contratti pubblici.
Il rilancio degli investimenti pubblici è una possibile strategia di uscita dalla crisi. Ed è anche per questo che per gli enti locali il patto di stabilità è stato sostituito con il saldo finale di competenza. Un passo in avanti, ma l’equilibrio con i vincoli di finanza pubblica rimane difficile.
La legge di stabilità prevede un allentamento dei vincoli sui bilanci dei comuni. Significativi il superamento del patto di stabilità interno e il rinvio delle norme sul pareggio di bilancio. Ulteriori risorse per l’edilizia scolastica. Ma l’intervento è transitorio e sul futuro resta l’incertezza.
I comuni non si sono opposti all’eliminazione della Tasi perché era percepita in modo molto negativo dai cittadini. Il meccanismo di compensazione per il mancato gettito si fonda però sulle scelte del passato e toglie spazi di manovra agli enti. In attesa di stime condivise dei fabbisogni standard.
Le città metropolitane sono appena nate e già devono affrontare molte difficoltà. Prima tra tutte la questione delle risorse. L’istituzione di imposte proprie sarebbe auspicabile, ma a sua volta apre il problema degli interventi compensativi a favore dei comuni limitrofi all’area metropolitana.
La riforma del catasto, invocata da anni, si è di nuovo fermata. Lo scoglio ora sembra essere la questione relativa all’invarianza di gettito. Come declinarla? Se il vincolo è a livello comunale, rimangono le disparità tra i territori. Se è a livello nazionale, sono penalizzati i piccoli comuni.