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Autore: Claudio Virno Pagina 2 di 3

Claudio Virno si è laureato in Economia e Commercio all’Università “la Sapienza” di Roma e in seguito ha proseguito gli studi di finanza pubblica usufruendo di varie borse di studio e contratti di ricerca. Ha collaborato con numerosi centri di ricerca e ha svolto incarichi di insegnamento presso l’Università Bocconi di Milano. E’ stato componente del Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici del Ministero del bilancio (poi, dell’economia). Attualmente è consulente di enti pubblici e privati (tra cui, Confindustria e la Presidenza della Repubblica). I suoi interessi di ricerca riguardano principalmente la spesa pubblica, i programmi di sviluppo, la valutazione degli investimenti e le problematiche connesse al bilancio dello Stato.

Quei soldi da Bruxelles in attesa di essere spesi

Sui fondi strutturali ci sono due possibilità: si può accettare l’incapacità di spesa delle amministrazioni e riprogrammare le risorse destinate a coesione e sviluppo. Oppure si possono mettere in atto vari strumenti che riescano almeno migliorare la situazione. Cosa prevede la Legge di stabilità.

Cosa blocca gli investimenti pubblici

Gli investimenti in infrastrutture pubbliche sono un banco di prova importante per il Governo. Che, dalle prime mosse, non sembra aver “cambiato verso”. Occorrono strategie di programmazione e valutazioni che dimostrino quanto i benefici sono superiori ai costi.

Fondi strutturali, come evitare uno spreco annunciato

I fondi strutturali europei possono essere destinati solo al superamento degli squilibri regionali e non ad altri scopi. Per evitare che in Italia vadano sprecati, come spesso accaduto in passato, è necessario costruire programmi operativi con regole nuove. 

La spending review che piace a Bruxelles

Il Governo vuole ottenere dall’Europa la clausola di flessibilità sugli investimenti pubblici, indipendentemente dalla qualità dei progetti e dei loro effetti per il paese. È un errore, tanto più in tempi di spending review. Le norme mai applicate sulla valutazione economica degli interventi.

Una replica al commissario Cottarelli

Cottarelli sostiene che l’aspetto innovativo della nuova revisione della spesa rispetto al recente passato consiste nel fatto che essa sarà attuata dalle stesse pubbliche amministrazioni. In linea di principio, concordo sul fatto che nell’ottica di una attività continuativa e istituzionalizzata – anche in relazione ad esperienze di altri paesi – questa sarebbe la scelta preferibile (per i due motivi citati da Cottarelli).

L’anello debole della nuova revisione della spesa

Nel suo programma di lavoro, il commissario straordinario per la revisione della spesa ha indicato in modo sintetico ma chiaro obiettivi e modalità dell’operazione. Ci sono però alcuni punti sulla metodologia da seguire che, se non approfonditi, rischiano di far fallire l’intera spending review.

L’eredità del ministro della Coesione territoriale

Il ministero della Coesione ha presentato un documento che ha lo scopo di migliorare procedure e gestione del nuovo ciclo di programmazione comunitaria 2014-2020. L’intenzione è nobile. Ma sono stati compresi gli errori del passato? E le azioni proposte permettono di evitare che si ripetano?

LA VALUTAZIONE AL TEMPO DEL GOVERNO TECNICO

La nuova legge di contabilità prevede una delega al governo per diffondere pratiche di valutazione degli investimenti pubblici. L’obiettivo è dare maggiore efficacia alla spesa in conto capitale. Il governo Monti, però, non ha varato nei tempi prescritti i decreti attuativi che avrebbero consentito l’effettivo avvio di nuove procedure di valutazione e del processo di riqualificazione delle strutture dovrebbero svolgerle. Possibile che sia proprio un esecutivo tecnico a ritardare uno dei più significativi provvedimenti ad alto contenuto innovativo?

ANCHE MONTI CI PROVA: UN PIANO INFRASTRUTTURE

Negli ultimi venti anni sono stati annunciati diversi piani di rilancio della spesa per infrastrutture. Nessuno è stato realizzato o ha avuto effetti significativi. Ora ci prova il governo Monti. Seppure a risorse pubbliche date, l’obiettivo è l’accelerazione della spesa per la realizzazione di opere che dovrebbero favorire la crescita del paese. L’operazione è però impostata con dati e criteri inadeguati, da rivedere radicalmente. Iniziando dal difficile esercizio di ricostruire la spesa fin qui sostenuta dalle amministrazioni pubbliche. Per non ricadere negli errori del passato.

INVESTIMENTI PUBBLICI TRA FRENATE E ACCELERAZIONI

Nel Def si prevede una riduzione della spesa in conto capitale di 8 miliardi tra il 2010 e il 2014. È un importante contributo alla riduzione dell’indebitamento pubblico. Eppure, il rilancio della politica infrastrutturale è stato spesso indicato come lo strumento per favorire la crescita e per superare i divari territoriali. Quanto alle risorse, in parte sono già disponibili. Anzi nel caso di quelle europee, c’è il rischio di perderle se non si utilizzano nei tempi previsti. È una contraddizione che il governo deve risolvere.

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