L’accordo tra Stato e regioni sulla sanità regionale prevede un taglio da 2,3 miliardi. Raggiunto per l’assenza del Veneto, rinvia tutte le questioni più spinose. Soprattutto prevede un aumento delle risorse per il 2016. E allora chi si metterà a tagliare oggi, quando domani potrà spendere di più?
Autore: Gilberto Turati Pagina 7 di 9
Gilberto Turati è professore ordinario di Scienza delle Finanze presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove coordina la Laurea Magistrale in Management dei Servizi e il Master in Economia e Politica Sanitaria di ALTEMS/Coripe presso il Campus di Roma. É vicedirettore dell'Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e membro del Comitato Direttivo della Società Italiana di Economia Pubblica (Siep). Fa parte della redazione de lavoce.info, del comitato di redazione di “Politica Economica - Journal of Economic Policy” e del comitato di direzione del "Dizionario di dottrina sociale della Chiesa. Le cose nuove del XXI secolo". È stato prima ricercatore, poi professore associato all’Università degli Studi di Torino. É stato membro del Board della European Public Choice Society (EPCS) per il term 2012-2015 e Presidente dell’Organismo Indipendente di Valutazione della Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino per il mandato 2019-2022.
Il 31 maggio vota in sette regioni. Ma poco si sa di come i candidati governatori intendano realizzare i risparmi di spesa sanitaria previsti dalla Legge di stabilità. Eppure, la sanità resta l’attività principale delle regioni. Le scelte del governo, i tagli e il poco tempo per attuarli.
Nel Rapporto del commissario per la revisione della spesa, il capitolo “sanità” (110 miliardi) ha un’importanza particolare. Vediamo dove la spesa continua crescere, dove si è riuscito a risparmiare e tutto ciò (tanto) che è possibile ancora tagliare. Soprattutto, in che modo conviene farlo.
Circola la proposta di far pagare il ticket anche a chi ha più di 65 anni. L’esenzione resterebbe solo per gravi patologie, famiglie numerose e redditi bassi. Se fosse accolta si tratterebbe di un’occasione persa per correggere le incongruenze più significative del sistema di compartecipazione.
Due senatrici del Pd hanno inserito nella Legge di stabilità un emendamento che avvicina l’aliquota Iva dell’origano a quella di altre erbe aromatiche, come salvia e basilico. Al di là delle facili ironie, la vicenda conferma ancora una volta che al nostro fisco manca soprattutto la semplicità.
La Legge di stabilità chiede alle regioni tagli per almeno 2 miliardi netti. Per dimensioni, il primo candidato è la sanità. Dove risparmi sono possibili, ma solo come somma di tanti piccoli interventi nel mare della spesa. E richiedono programmazione, impegno e collaborazione da parte di tutti.
Il federalismo non va più di moda, ma ha avuto qualche effetto sulla selezione della classe politica locale? Dopo l’introduzione dell’Ici, i sindaci dei comuni finanziariamente autosufficienti hanno meno esperienza politica e più competenze manageriali. Implicazioni per il disegno istituzionale
In autunno ci aspetta una manovra sui comuni basata sui fabbisogni standard? È uno strumento da utilizzare con cautela. Perché se è una buona idea mettere a disposizione dati e informazioni per un confronto sulle modalità di offerta dei servizi, altra cosa è pensare di servirsene per fare cassa.
La cancellazione di tutte le detrazioni Irpef diverse da quelle per lavoro e carichi familiari renderebbe l’imposta molto più semplice da applicare. L’effetto redistributivo resterebbe immutato. E l’aumento del gettito potrebbe essere usato per rivedere la struttura dell’Irpef.
Il segretario del Pd ha lanciato l’idea di introdurre una patrimoniale sulle grandi ricchezze immobiliari per alleggerire l’Imu sulle famiglie meno abbienti. Si applicherebbe agli individui o alle famiglie? Per valori catastali o di mercato dell’immobile? Ecco alcuni calcoli per le diverse ipotesi.