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Autore: Guglielmo Barone Pagina 1 di 2

paliotta

Professore ordinario di economia all'Università di Bologna. Laureato in Economia politica all'Università Bocconi, ha conseguito il dottorato di ricerca in Metodologia statistica per la ricerca scientifica presso l'Università di Bologna. In passato ha lavorato in consulenza, come economista della Banca d'Italia e ha insegnato all’Università di Padova. I suoi principali interessi di ricerca riguardano le politiche per lo sviluppo locale, l’economia del settore pubblico, l'economia industriale.

Zone 30, un dibattito senza dati

La decisione del comune di Bologna di adottare il limite di 30 chilometri orari in gran parte della città è un esempio di come molto spesso si definiscono le politiche pubbliche in Italia. Mancano dati per valutare se si tratta della scelta migliore.

L’onda lunga del ’68 guarda a destra

Le azioni di Ultima Generazione o la critica alla meritocrazia ricordano alcuni aspetti del movimento studentesco del ’68. Ma alla lunga radicalizzazione, ideologismo e scontro generazionale sembrano aver prodotto opinioni politiche di segno opposto.

Quando le politiche anti-disuguaglianze producono paradossi

Politiche pensate per contrastare le disuguaglianze possono avere effetti paradossali. Scelte accurate e controlli precisi permettono di evitarli. Il caso dei fondi europei per il Molise dà qualche suggerimento sulla destinazione delle risorse del Pnrr.

Il reddito? Dichiarato via Twitter

La valutazione delle politiche si ferma davanti alla scarsa disponibilità di dati amministrativi. Ma ha ancora senso invocare la privacy al tempo dei social network? Per esempio, dai contenuti su Twitter si può predire il reddito di chi li pubblica.

Next Generation Eu: l’efficacia dipende dalla valutazione

Non basta indicare i settori sui quali riversare le risorse del Next Generation Eu. Per il successo del piano di rilancio è altrettanto cruciale “come” si spendono i fondi. Ed è qui che entra in gioco la valutazione, un concetto poco amato in Italia.

Crisi, debito e crescita: la lezione del “salva Italia”*

Il decreto “salva Italia” fu varato dal governo Monti nel pieno della crisi del debito sovrano. Conteneva misure per rimuovere gli ostacoli che limitavano la concorrenza e, indirettamente, la crescita. Un insegnamento prezioso nella situazione attuale.

Partecipazioni statali: così i politici premiavano i territori

Torna a circolare l’idea di una presenza forte dello stato nell’economia. Un’esperienza già vissuta in Italia. E le scelte di allora, ad esempio sulla sede degli stabilimenti, spesso non erano le migliori dal punto di vista della logica industriale.

Così i fondi europei frenano il voto anti-sistema*

Politiche fiscali espansive possono ridurre il favore che le forze populiste raccolgono nel mondo occidentale? Sì secondo i risultati di una ricerca che ha studiato l’effetto dei fondi europei di coesione territoriale sulle elezioni italiane del 2013.

Mi istruisco. E poi emigro*

Investire per migliorare l’istruzione in Italia è senz’altro una priorità. Ma gli individui più istruiti sono anche quelli che con più facilità migrano dalle aree meno sviluppate, riducendo i benefici dell’investimento in capitale umano in quei territori.

La stretta creditizia non è uguale per tutti*

In che misura il restringimento dell’offerta di credito ha contribuito al rallentamento dell’attività economica in Italia? Uno studio recente, che utilizza dati sulle province, suggerisce che gli effetti non sono stati di poco conto. E sono stati diversi tra regioni, settori e categorie di impresa.

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