Se nella sfera familiare la piena parità è ormai una norma sociale diffusa, sul lavoro le donne continuano a percepire appropriato mostrarsi poco competitive. Una indagine tra studenti universitari mostra che vecchi pregiudizi coesistono con nuove aspettative.
Autore: Natalia Montinari
Ha conseguito il dottorato di ricerca in Economia e Management presso l’ Università di Padova nel 2011. È stata post-doc presso il Max Planck Institute of Economics (Germania, 2011-13) e Assistant Professor presso la Lund University (Svezia, 2013-16).
Si occupa dello studio dell’emergenza dell’early gender wage gap nel mercato del lavoro, l’impatto delle norme sociali sulle scelte di carriera di uomini e donne e gli effetti di breve e lungo periodo associati all’introduzione di azioni positive. In passato ha analizzato come i sistemi di incentivi interagiscono con l’eterogeneità delle preferenze individuali. Le metodologie di ricerca applicata nei suoi lavori si basano principalmente sull’economia sperimentale.
I risultati dell'attività di ricerca sono stati pubblicati in riviste internazionali, tra cui European Economic Review, Journal of Risk and Uncertainty, Journal of Law, Economics and Organizations, Experimental Economics, Journal of Economics, Organization and Behavior, Journal of Economic Psychology, PlosOne. E’ Associate Aditor dell’Italian Economic Journal.
Le quote di genere per aumentare la partecipazione delle donne nei board delle società quotate sono tra le azioni positive più discusse e controverse. Comprendere quali fattori influenzano il sostegno alla misura è cruciale per garantirne l’efficacia.