Molti comuni, specie tra quelli che più ne avevano bisogno, hanno rinunciato alle opportunità di compensare i ritardi accumulati e migliorare i propri servizi offerte dal Pnrr. Il motivo è il timore di non poter far fronte alle spese di gestione dei progetti.
Autore: Patrizia Lattarulo Pagina 1 di 3
Dirigente di ricerca presso l’Irpet (Istituto regionale di programmazione economica della Toscana) è responsabile dell’area Territorio e Economia Pubblica. Coordina un gruppo di lavoro sui temi dell’economia urbana e regionale, della finanza pubblica e dei metodi di valutazione. Tra i temi di interesse la finanza locale, gli investimenti pubblici e i modelli di regolazione. Da alcuni anni cura il rapporto sulla Finanza pubblica in Toscana e contribuisce al rapporto su La Finanza territoriale in Italia (a cura di Ires, Irpet e altri).
La legge di bilancio 2024 chiede ai comuni un contributo alla finanza pubblica, calcolato anche sulla base dei fondi Pnrr ricevuti. Dopo tante promesse, ne escono penalizzate le amministrazioni che meglio hanno utilizzato il piano di investimenti europei.
La revisione del Pnrr interessa in particolare progetti medio-piccoli gestiti dai comuni. Ma il criterio per l’esclusione non sembra il ritardo nelle procedure. Difficile però una valutazione complessiva perché la rimodulazione non è ancora definita.
Definire i Lep non è sempre garanzia di equità dei servizi. Vincoli di bilancio possono impedirne la completa applicazione. Alle amministrazioni locali dove i bisogni sono più alti e le capacità finanziarie più basse è chiesto uno sforzo maggiore.
Come in altri settori, anche nel pubblico impiego aumentano le difficoltà a trovare personale per soddisfare una domanda di lavoro in crescita a causa dei tanti pensionamenti e della necessità di gestire le risorse del Pnrr e della politica di coesione.
Il Pnrr considera prioritario lo sviluppo dei servizi educativi per la prima infanzia. Ma la legge di bilancio per il 2022 non stanzia risorse adeguate alla gestione del servizio. Ai comuni rimane un quadro confuso su risorse, obiettivi e strategie.
Il pacchetto di riforme fiscali sostituisce l’addizionale comunale e regionale all’Irpef con una sovraimposta. Nel complesso, le risorse per gli enti dovrebbero essere le stesse. Ma spazi di manovra e gettiti dei singoli comuni potrebbero cambiare.
Nel corso della pandemia, le regioni hanno deciso periodi più o meno lunghi di didattica a distanza. Le più penalizzate sono proprio le aree più deboli. Si accentuano così le già forti disparità territoriali nei livelli di apprendimento degli studenti.
Dopo anni di stagnazione, i comuni ora programmano nuovi lavori pubblici. La ripresa degli investimenti degli enti locali potrebbe essere dovuta a un assetto regolatorio più semplice, che tuttavia apre altre problematiche. Le prospettive legate al Pnrr.
Per la ripresa non bastano gli investimenti nelle infrastrutture, servono riforme per la modernizzazione del nostro paese. Su questa base il Pnrr disegna strategie chiare, con una concreta definizione di indirizzi e di tempi di attuazione delle opere.