L’espressione “fisco amico” è utilizzata oggi dal Governo per caratterizzare tre ben distinti provvedimenti. Ma mentre quelli sull’adempimento collaborativo e sul TCF tendono solo a rendere più efficiente il rapporto col Fisco, quello sul concordato preventivo si traduce nel favorire una categoria di contribuenti rispetto a tutte le altre.
Autore: Tommaso Di Tanno Pagina 1 di 7
Tommaso Di Tanno si divide fra attività accademica e professionale. E’ stato professore a contratto di
Diritto Tributario e di Diritto Tributario Internazionale presso le Università di Roma Tor Vergata, Roma
Università Europea, Siena e Cassino nonché docente presso la Scuola Centrale di Polizia Tributaria, il Master
Tributario dell’Università Bocconi ed il Master in Diritto di Impresa della LUISS. Ha presieduto il Consiglio di
Amministrazione di Sisal, di IPI, di Assicurazioni di Roma; il Collegio Sindacale di Anima, Banca Monte dei
Paschi di Siena, Banca Nazionale del Lavoro, British American Tobacco, Caltagirone, Vodafone. E’ stato
consigliere economico del Ministro delle Finanze e del Presidente della Commissione Industria del Senato;
membro della Commissione per il controllo dei bilanci dei partiti politici e di svariate commissioni di studio
governative.
Doveva essere una tassa sugli “extraprofitti”, poi è diventato un contributo “volontario”, ora è un differimento di deduzioni fiscali. Alle banche costerà poco più di trecento milioni in sei anni. Raccolti e raccontati dallo stato in maniera fuorviante.
La manovra di bilancio cerca nuove risorse per confermare alcuni provvedimenti. Una tassa sugli extraprofitti non avrebbe la natura strutturale che invece ha un’imposta sul patrimonio. Applicarla non è semplice, ma si può iniziare a prepararne gli strumenti.
Il decreto attuativo della riforma fiscale sulle sanzioni amministrative e penali per chi non versa al fisco quanto dovuto prevede un alleggerimento delle penalità. Ma il vero punto critico sono le generose nuove cause di non punibilità del debitore.
Il concordato preventivo può ridurre gli oneri dell’amministrazione finanziaria e garantire un gettito certo, anche se inferiore a quello teorico. Purché vi sia una ragionevole proporzionalità. E si possa comunque intervenire in caso di grave evasione.
La delega fiscale approvata dal Parlamento è piena dei contenuti più vari: da affermazioni di principio altisonanti ma contraddittorie, fino a dettagli inutili e dallo scopo puramente propagandistico. Utile però l’enunciazione di alcuni principi sulle procedure del sistema fiscale.
Dal 1° gennaio 2024 entrerà in vigore la Global Minimum Tax. Nel frattempo, l’Italia avrà approvato la riforma fiscale, che prevede agevolazioni sul reddito di impresa. Andrà coordinata con la norma europea, per evitare che i benefici perdano efficacia.
La riforma fiscale interviene sulla riscossione dei tributi, una problematica che si presta a facili strumentalizzazioni. L’obiettivo è rendere più semplice e trasparente il sistema. Prevista anche la cancellazione automatica dei crediti inesigibili.
L’entrata in vigore della Global Minimum Tax, nel 2024, impone di ripensare gli incentivi fiscali alle imprese. Se non vengono costruiti in modo adeguato rischiano di essere solo un costo per lo stato concedente. La riforma fiscale ne deve tener conto.
Il contenzioso del passato e situazioni di oggettiva difficoltà spingono per una tregua tra fisco e contribuenti. Le misure introdotte con la legge di bilancio riguardano però solo gli autonomi, con una evidente discriminazione dei lavoratori dipendenti.