Lavoce.info

Categoria: Archivio Pagina 18 di 58

CALDEROLI E LA FESTA PER L’UNITÀ D’ITALIA

Il Ministro Calderoli, tuonando contro la festa del 17 marzo per l’unità d’Italia, è intervenuto dicendo: "privo di copertura, in un Paese che ha il primo debito pubblico europeo e il terzo a livello mondiale e in più farlo in un momento di crisi economica internazionale è pura follia. Ed è anche incostituzionale".
Ha scoperto poi che stava leggendo un estratto della rassegna stampa sul progetto di federalismo municipale…

Potemkin

MINISTRO ROMANI, DOVE SONO I SOLDI PER LA BANDA LARGA?

L’Italia ha bisogno di rilanciarsi con grandi investimenti, che guardino al futuro e possibilmente aiutino il paese a funzionare meglio. La rete di nuova generazione (in fibra) è stata individuata da tanti come uno dei modi – assieme ad altri – di smuovere un paese incancrenito, legato a vecchie tecnologie, vecchi modi di amministrare e di lavorare (il sito www.agendadigitale.org raccoglie una serie di idee e iniziative a riguardo). Per uscire dalla crisi servirebbero investimenti, e qualcuno si attenderebbe uno sforzo particolare del Governo in questa direzione.  
Nel 2009 una legge aveva messo sul tavolo 800 milioni per la banda larga. Non è la rete in fibra, per carità, ma sembrava comunque un passo nella direzione giusta. L’altro giorno nella conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri si annunciano altri 100 milioni per la banda larga, oltre all’impegno della Cassa depositi e prestiti per oltre 8 miliardi per la rete di nuova generazione.
Vero? Purtroppo no. Gli 8 miliardi della Cassa hanno il piccolo problema che non è il Governo che decide se investirli o no (e rumors dicono che alla Cassa sono da tempo pronti a investire, “se ci sono le condizioni” – che per ora purtroppo nessuno vede).
Ci si aspettava che il milleproroghe fosse l’occasione per dare concretezza a queste affermazioni. Ma, sorpresa: non si aggiungono risorse, se ne tolgono. Non solo non c’è traccia dei 100 milioni aggiuntivi, ma saltano anche 30 milioni dal finanziamento originario previsto e già deliberato dal Cipe. Per la cronaca, questi soldi vengono deviati al digitale terrestre (il cui costo evidentemente lievita) e soprattutto testimoniano di quanto interessi a questo paese lo sviluppo tecnologico. La tv, lo sappiamo, è nel cuore degli italiani…

Ministro Romani, come mai dai “+100” milioni promessi si passa ai “-30” del milleproroghe? Quale assetto si pensa di dare alla rete in fibra? E soprattutto, quando l’Italia avrà finalmente un’agenda digitale?

FESTA DELL’UNITA’ D’ITALIA (…che tristezza!)

 

UN PACCHETTO ALLA NINÌ TIRABUSCIÒ

Più che di una scossa si tratta di una mossa inventata in fretta e furia per prendere tempo. Solo così si spiega l’improvvisazione di questo piano che era stato annunciato dal presidente del Consiglio come in grado di “portare la crescita economica italiana oltre il tre-quattro per cento”.
Di provvedimenti da prendere per dare una spinta all’economia italiana ce ne sarebbero molti. E parecchi a costo zero. Ecco un breve elenco di interventi di liberalizzazione fondamentale per alleggerire i costi di fare impresa e i bilanci delle famiglie. Nel settore trasporti occorre istituire un’autorità indipendente di regolazione con particolare attenzione al settore ferroviario, dove più urgente appare l’applicazione di regole trasparenti, certe e non discriminatorie a fronte dell’ingresso di nuovi operatori. Bisogna rivedere le norme (alcune delle quali approvate proprio negli ultimi anni) che di fatto ostacolano l’ingresso di nuovi concorrenti nel settore. Si tratta di liberalizzare per davvero le Poste, non limitandosi ad istituire una direzione autonoma al ministero dello Sviluppo (l’ ”ego te baptizo carpam” del ministro dello Sviluppo Media(se)tico, Paolo Romani, per sfuggire alle sanzioni di Bruxelles). In considerazione delle tendenze degli enti locali a ritardare l’attuazione della liberalizzazione dei servizi pubblici locali, varata dal governo nel 2008 e completata col regolamento attuativo del 2010, è necessario anche mettere in campo misure per incentivare economicamente il processo, premiando gli enti locali che si muovono speditamente (nella direzione giusta) e penalizzando quelli che invece fanno melina.
Ma il Consiglio dei ministri riunito per dare "una scossa" alla crescita ancora una volta ha deciso di non decidere, rinviando ai posteri ogni intervento. E’ l’unico modo di interpretare la riscrittura di tre articoli della Costituzione, di scarsa utilità pratica e che comunque vedrebbero la luce in tempi lunghissimi (il CdM ha forse dimenticato la giustamente complessa procedura per le modifiche costituzionali?). La riforma degli incentivi alle imprese entrerà in vigore solo nel 2012 nella migliore delle ipotesi e riguarda comunque l’utilizzo di 2 miliardi di euro. Cambio delle procedure, ma non risorse aggiuntive, per la banda larga: tutte ancora da scrivere e approvare nelle prossime settimane. Rivisitazione del Piano per il Sud e del Piano casa rimasti al palo. Sparito del tutto il ddl sulla concorrenza: entrato nel Consiglio dei ministri, non ne è mai uscito; eppure poteva essere varato quasi un anno fa.
Sfidiamo chiunque non sia in malafede a sostenere che le misure varate dal Consiglio dei ministri possano incidere per più di uno 0,01 per cento sulla crescita del Pil. Meglio chiedere a Monica Vitti di inventarsi un’altra mossa.

IL TAXI A ROMA SBANDA SULLE TARIFFE

Ecco la soluzione alla crisi dei taxi a Roma, deve aver pensato qualche genio! Come è possibile non averci pensato prima? Se la domanda cala in misura preoccupante e i taxi stanno a lungo fermi ai parcheggi, basta aumentare i prezzi. Avrebbero dovuto pensarci anche le nostre imprese esportatrici, colpite da un calo della domanda estera superiore al 30 per cento.  Ma perché mai non ci hanno pensato? Ovviamente, le poverine non hanno a disposizione la saggezza della “Commissione di congruità” nominata dal Sindaco di Roma per valutare le richieste di aumento delle tariffe dei taxi romani. A fronte di un calo della domanda unitaria pari al 30 per cento, dovuto (così si afferma) all’aumento del numero delle licenze deciso dall’allora sindaco Veltroni nel 2007, la soluzione raccomandata e tosto adottata dalla Giunta Alemanno è l’aumento della tariffa. La Commissione e la Giunta non sembrano essere state sfiorate dal pensiero che, a seguito dell’aumento delle tariffe, la domanda calerà ulteriormente e con essa anche i ricavi.
La colpa, si sa, è delle duemila nuove licenze concesse da Veltroni nel 2007. I criteri con cui quelle licenze vennero distribuite erano e restano criticabili. Ma il punto è che, grazie a quel provvedimento, c’era la possibilità che Roma da città dove i clienti cercano i taxi, si trasformasse in città dove i tassisti cercano i clienti (come diceva Franco Romani e come si pratica in quasi tutte le città del mondo)! Il fatto che questa possibilità fosse una grande opportunità per la maggioranza dei romani e dei turisti evidentemente è sfuggita alla Commissione. Il singolo tassista pensa sia meglio aspettare i clienti al parcheggio – intendiamoci: quei pochi per cui il taxi è assolutamente necessario – e farli pagare tanto. Ma è un’illusione. Il chilometraggio diminuirà ancora. Per far aumentare i ricavi bisogna cercare i clienti lungo le strade e offrire tariffe basse, soprattutto sui percorsi medio-brevi, e quindi guidare di più.
Ma la Commissione di congruità è saggia. Per definizione, anche quando suggerisce decisioni incongrue, in stridente contrasto con l’abc dell’Economia.

P.S. Per fortuna, il Tar del Lazio ha sospeso la delibera comunale. Il pronunciamento nel merito è previsto per il 23 febbraio. Sarà interessante vedere gli argomenti dei giudici amministrativi.

 

TORNIAMO A CHIEDERE: QUANTO COSTA L’ESENZIONE DEGLI ENTI RELIGIOSI?

Giovedì dovrebbe essere il click day del federalismo. La bicamerale voterà il decreto proposto dal Ministro Calderoli. Questo decreto prevede l’esenzione dall’Imu degli enti ecclesiastici e delle Onlus. I cittadini italiani hanno diritto di sapere quanto costa questa esenzione. Abbiamo posto la domanda al ministro dell’Economia senza ricevere risposta. Ci ha invece risposto Luca Antonini, presidente della commissione paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale, dalle colonne di Panorama (!) chiedendo a noi di formulare una stima. Lieti di farlo se ci offre l’accesso ai dati di cui dispone. Ci basterebbero che ci dicesse a quanto ammonta il valore catastale degli immobili destinati "esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive,culturali, ricreative e sportive o per uso culturale". In altre parole a quanto ammonta la base imponibile sottratta al fisco. Singolare che nessuno dai banchi dell’opposizione si ponga il problema di chiedere questi dati. Su che base potranno esprimersi giovedi? O bisogna garantire queste esenzioni "a tutti i costi"? Torniamo a chiedere: Quanto costa l’esenzione degli enti ecclesiastici?

QUANTO SOTTRAGGONO AL FISCO LE ESENZIONI PER GLI ENTI ECCLESIASTICI?

La seconda versione del decreto sul fisco municipale del governo reintroduce anche per l’Imu le esenzioni relative alla lettera c e i dell’articolo 7, comma 1 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504 che riguardavano l’Ici. Per gli ignari, si tratta delle esenzioni che si riferiscono agli immobili destinati "esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive,culturali, ricreative e sportive o per uso culturale".
Nei fatti, sono per la maggior parte strutture religiose, prevalentemente di proprietà di enti ecclesiastici. La condizione ulteriore per il riconoscimento dell’esenzione è che questi immobili non siano destinati, esclusivamente, ad attività di tipo commerciale. La distinzione tra destinazione commerciale e non commerciale è già di per sé sottile: è in pratica difficile distinguere tra un ristorante e una mensa religiosa, tra una struttura recettiva e un albergo. Lo diventa ancora di più quando è sufficiente che la destinazione commerciale sia non esclusiva. L’esenzione rischia però che si introduca una discriminazione fiscale non giustificabile tra imprese che in realtà producono gli stessi servizi per il mercato. Proprio per questo, e per la terza volta, la Commissione europea ha aperto un procedimento nei confronti dell’Italia.
È curioso dunque che il governo ci abbia ripensato, e dopo averle prima escluse, probabilmente alla luce delle considerazioni della commissione europea e della Corte di giustizia, abbia poi deciso di reintrodurle, senza che ci sia stata la benché minima spiegazione o discussione sul tema. Ma c’è un’altra questione rilevante. Visto che la riforma è a costo zero, ogni euro di gettito mancato dovrà essere trovato da qualche altra parte ed è dunque importante sapere quanto le esenzioni costano al contribuente. Luca Antonini, il presidente della Commissione tecnica sull’attuazione del federalismo fiscale, in un’intervista sul Sole 24Ore del 23 gennaio, parlava di circa 70-80 milioni di euro, con riferimento a un imponibile esente di 11 miliardi. Ma queste stime non sono credibili.
Primo, perché 80 milioni di gettito (perduto) su 11 miliardi (di imponibile) fanno circa lo 0,07 per cento, cioè l’aliquota massima attuale dell’aliquota Ici. Ma l’aliquota Imu, siccome dovrebbe coprire almeno i 2-3 miliardi di imposte erariali sugli immobili abolite, sarà sicuramente più elevata, tra lo 0,75 e l’1 per cento, a seconda che le varie detrazioni previste nel decreto vengano confermate o meno. Secondo, lo stesso dato sull’imponibile è poco credibile. Il valore patrimoniale catastale complessivo delle seconde case e degli immobili destinati a attività commerciali si può valutare attorno ai 1.600-1.800 miliardi di euro, e a fronte di questo, 11 miliardi per tutte le attività prima ricordate (di poco superiore allo 0,5 per cento del patrimonio complessivo), sembra un numero troppo basso. A riprova, si ricordi che nel 2005, quando per la prima volta si parlò di estendere l’esenzione Ici alle attività commerciali ecclesiastiche, l’Anci aveva stimato una perdita per i comuni di circa 300 milioni di euro all’anno per i soli immobili di proprietà degli enti ecclesiastici, senza considerare dunque le proprietà di altre confessioni religiose e delle Onlus. La perdita di gettito Imu, data l’aliquota più elevata, dovrebbe essere un multiplo di questa cifra. Di qui la domanda al ministero dell’Economia:

Quant’è esattamente la perdita di gettito Imu prevista per la reintroduzione delle esenzioni per gli immobili religiosi?"

FORZA MARCHIONNE!

Quel tal AD Sergio Marchionne,
da sempre se ne sta desto ed insonne
ed ora va cercando di svegliare
l’Italia che non cessa di sognare,

nella sua buona, ma offuscata stella,
che sempre rimaner la fece in sella,
lasciandola poltrire ne’ coltroni,
vegliata da Tremonti e Berlusconi.

La poverella dorme e non s’accorge
che il sol su questi lidi più non sorge
e l’avvenir s’è trasferito a Oriente
dove non s’agita, ma studia lo studente.

Agli Italiani qualcuno forte glielo dica,
che occorre ritornare a far molta fatica,
che il tempo non è più di rilassarsi,
ma tutte e due le maniche imboccarsi.

Ci sono diritti, ma ancor più doveri,
sia il cambiamento in cima de pensieri,
ci vuol più impegno pure dai bancari,
dagli statali, da quanti son,  ligi agli orari.

Il PIL non cade quale don dal cielo,
è come un chicco che cresce sullo stelo,
va coltivato, col gelo, se piove, col sole,
lasciando le linde, accoglienti lenzuole.

Non restiam fermi, vietata sia la sosta,
la sfida è aperta ed alta n’è la posta,
suvvia si cambi gli antichi, stanchi riti,
si cassino i vantaggi, pure se acquisiti!

Il solo modo per rimaner tra i vivi
è d’agguantare presto i più competitivi,
di non cercar di dar la colpa agli altri,
noi che pensiamo d’essere più scaltri.

Fratelli d’Italia, l’Italia sia desta
la grinta del Sergio le colmi la testa,
ovunque si faccia, s’investa e lavori,
tornino a crescere i bei mirafiori.

Italia mia, t’attende una fatal tenzone,
lascia la giacca e metti un bel maglione!

TELECOM ITALIA: I PICCOLI AZIONISTI DEVONO SAPERE

Telecom Italia ha già versato 400 milioni all’erario per la vicenda Sparkle (presunta frode fiscale, su cui l’ex Ad di Fastweb, Scaglia, si è fatto alcuni mesi di prigione) e rischia ora di pagare altre centinaia di milioni a causa della sua passata gestione, che avrebbe lasciato mano troppo libera alla Security (il caso Tavaroli-Sismi, per intenderci). Non si sa a quanto salirà il conto, ma presumibilmente a ben di più di 500 milioni. E rimane l’impressione che nell’impresa succedesse di tutto senza che i vertici sapessero alcunché (vero o falso? lo diranno i magistrati).
A metà dicembre il Cda di Telecom Italia (con il voto contrario del consigliere indipendente Zingales) decide di non chiedere i danni  agli amministratori precedenti. Con più di mezzo miliardo in ballo e un’immagine pesantemente compromessa, pare una decisione incredibile. Ma il Cda non dovrebbe fare gli interessi degli azionisti? E in che senso tali interessi sono tutelati dalla decisione del Cda di proteggere gli ex amministratori?
Si parla spesso di capitalismo consociativo, di reti di interessi che legano comunque le società (e chi siede nei consigli) ben oltre gli effettivi legami azionari, ed evidentemente anche quando i legami azionari si sono sciolti.
È stato un bruttissimo episodio, sul quale abbiamo taciuto nella speranza che succedesse qualcosa. Ma evidentemente la cosa sta bene a troppi. E non emergono le ragioni della decisione, e neppure i documenti che giustificherebbero la decisione stessa. Brutto momento per la tutela degli investitori. Brutto per la trasparenza dei mercati azionari.
C’è solo un modo con cui il Cda può fugare il dubbio di voler con una mano lavare l’altra: coprendo le malefatte di passate e presenti gestioni: renda pubblici i rapporti sulla gestione precedente sulla base dei quali ha preso la sua decisione. I piccoli azionisti hanno diritto di sapere.

SE PER PRENDERE L’EVASORE CI VUOLE FALCIANI…

La “lista Falciani”, e cioè l’elenco dei correntisti della filiale di Ginevra della Hsbc sottratto dall’ex dipendente dellaholding Hervé Falciani e poi consegnato alle autorità francesi, contiene il nome di 5.595 persone fisiche e 133 persone giuridiche residenti in Italia che hanno depositato in Svizzera circa 5 miliardi e mezzo di euro al 31/12/2006, in buona parte, si presume, sottraendoli al fisco. Sono già 700 i soggetti indagati dalla sola procura di Roma.
E’ una vicenda molto triste per almeno tre ragioni.
–  Le somme, presumibilmente nascoste al fisco, viaggiano, per ciascun correntista, sui 10-20 milioni di euro. Non siamo certo di fronte a quegli evasori verso cui talvolta, pur non giustificandoli, si prova comprensione: il piccolo artigiano colpito dalla crisi, il piccolo imprenditore strozzato dalla concorrenza asiatica o dell’est europeo. Si tratta invece di stilisti, attori, sportivi, gioiellieri e ogni sorta di vip. Persone che guadagnano ogni anno centinaia e centinaia di volte di più del lavoratore dipendente o autonomo medio. Si sottraggono al dovere di dare il loro contributo al funzionamento della cosa pubblica  (giustizia, sanità ,istruzione, difesa, servizi sociali…) per massimizzare entrate che li pongono già al top della distribuzione dei redditi.
–  I correntisti che risulteranno evasori verranno scoperti solo perchè c’è stata una “spia”. Gli strumenti di accertamento normali non sono stati in grado di scovarli ex post, né di dissuaderli dall’evasione, agendo come minaccia preventiva. Neppure l’inasprimento dei controlli sui capitali detenuti illegalmente all’estero promesso al momento dello scudo è stato considerato credibile, se è vero che, come sembra dalle informazioni riportate sui giornali, la maggioranza dei correntisti sino ad ora indagati non si è premurata di avvalersene.
–  Ma lo scudo ha permesso almeno ad un terzo di loro di regolarizzare la propria posizione. Non sono più perseguibili, si offenderanno se li chiameremo evasori. Ma lo sono. Ricordiamo ancora una volta: per “scudare” 100 euro, su cui non potranno più essere fatti accertamenti, l’evasore ne ha dovuti pagare 5. Ma su quei cento euro non aveva pagata l’Irpef per 40-50 euro. Un bell’affare, non c’è che dire.

Pagina 18 di 58

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén