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Emma

Se non l’’avessi letto io non ci crederei
Siamo al “muoia Sansone con tutti i Filistei”
Come un cerino acceso lanciato sulla paglia
Volevan dossierare la Emma Mercegaglia!

Ormai chi non sta in riga sa quello che lo aspetta
Con Libero e il Giornale che imbraccian la doppietta
Mentre sul retroscena, stupito e quasi goffo
Silvio si chiama fuori: “non mio è il metodo Boffo”!

Da allora in poi le tecniche si sono anche affinate
a insister sembran vere le cose strampalate
una campagna stampa è cosa da bambini
parlare per un mese di cucine Scavolini

al mondo può succedere di cataclismi o guerra
la crisi non si arresta, e poi l’’effetto serra
nei titoli di testa di questo non ne parlo
per l’’apertura ho solo Tulliani e Montecarlo

E quando forze amiche tossendo un po’’ sommesse
Osservan che eran altre le cose a lor promesse
E che il Paese tutto si è proprio un po’’ stufato
Di questo straparlare del giovane cognato

Che fanno i nostri pitbull? Non mollano la presa
Si schierano a difendere la maestà che è lesa
Da Montecarlo a Mantova dirigono i segugi
Non fate prigionieri, a fuoco anche i rifugi

Può darsi che stavolta la cosa si assopisca
E che non la triturino lasciandole la lisca
Ma la morale ultima di tutta la vicenda:
oggi parlar di Emma perché Luchino intenda

Potemkin

Niente romani, please

Pare che sia la volta buona: a giorni avremo la nomina del nuovo ministro per lo Sviluppo economico. Vista la girandola di nomi e le molte false partenze di questi mesi, ci permettiamo di dare qualche suggerimento, sperando di sortire qualche effetto. Chiarendo quali caratteristiche dovrebbe avere un buon ministro dello Sviluppo economico in questa fase difficile della nostra economia. Dovrebbe essere persona convinta e decisa sostenitrice della concorrenza, motore insostituibile per la competitività delle nostre imprese; dovrebbe essere sponsor delle liberalizzazioni, da troppo tempo in sonno profondo; dovrebbe farsi portatore di interventi che evitino il “caso per caso” e la discrezionalità e che invece agevolino funzioni cruciali per lo sviluppo delle imprese: il sostegno agli sforzi di esportazione in nuovi mercati, di innovazione di prodotto e di processo. Dovrebbe essere figura capace di seguire una molteplicità di settori oggi impegnati in queste sfide, capace di dialogo con le imprese, le forze sociali e le autorità indipendenti, attento alla dimensione europea delle politiche industriali e della concorrenza. E non dovrebbe invece essere persona di limitate prospettive, irrimediabilmente attratta dal settore televisivo, incapace di resistere alla tentazione di entrare in campo e favorire una squadra, maldestra paladina di interessi di parte nelle discussioni a Bruxelles. Insomma, per intenderci, non uno come Paolo Romani.

Post scriptum, 4 ottobre 2010: …appunto.

Due domande alle fondazioni azioniste di Unicredit

Scriveva l’’Autorità garante della concorrenza e del mercato nel febbraio 2009 in merito alle fondazioni bancarie:

“La loro centralità per la stabilità, soprattutto nell’’attuale fase, deve, quindi, necessariamente essere bilanciata da una nuova e trasparente modalità d’’azione, sotto un duplice profilo: la loro modalità di azione come azionisti e la loro stessa struttura di governance. È  infatti necessario che le fondazioni rendano trasparente il processo decisionale sulle modalità con le quali esercitano i diritti di voto nelle società partecipate, nonché definiscano i criteri in base ai quali le stesse fondazioni – anche unitamente ad altri azionisti – selezionano i candidati da proporre per le cariche degli organi di governo delle società partecipate, in quest’’ultimo caso anche alla luce dell’’esigenza di non candidare soggetti caratterizzati da conflitto di ruoli”.

Le due domande che rivolgiamo alle fondazioni azioniste di Unicredit sono: in base a quali criteri avete preso la recente decisione sull’’amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo? Come intenderete procedere per la sua sostituzione?

I TAGLI

Quant’è iniqua la manovra,
da nessuno la si approva,
che si vuole tremontare,
donne e uomini tosare.

Ha ragione la regione,
no alla legge del taglione,
che punì l’ente locale,
pretendendolo frugale.

Son vicino al magistrato:
non può esser tagliato
va protetto l’ermellino,
come foca od un delfino.

L’accademico docente?
Io con lui  son connivente,
trovo giusto, o luminare,
fare il giovane aspettare.

La feluca pur protesta,
Io sostengo chi l’ha in testa
per difendere il buon nome,
del nostrano stivalone.

Anche ai fiacchi calciatori,
che non colgono gli allori,
si cancelli quel messaggio,
di ridurre il loro ingaggio.

A chi siede in Parlamento,
cui si infligge un decremento,
si provveda a conguagliare
e un gettone ad assegnare.

Non si tagli il mezzo busto,
della RAI, sarebbe ingiusto,
e il mendace invalidato
non sia mai che sia tagliato.

Qui mi sa che va a finire
che sol io dovrò patire,
di trovarmi un po’ potato,
quale albero sfrondato.

Ma quando comincia la lotta all’evasione?

Nei mesi scorsi avevamo capito che fosse in cantiere un cambiamento epocale di finanza pubblica. Il governo ha dichiarato che avrebbe finalmente fatto la faccia dura contro l’’evasione. Ha poi fatto seguire i fatti alle parole e ha approvato provvedimenti che in futuro dovrebbero portarci a migliorare i risultati su questo fronte. Siamo qui in trepida attesa. Intanto mese dopo mese, si accumulano i dati sulle entrate dello Stato che –(come minimo)– segnalano la necessità che questa svolta diventi operativa presto. Dal Bollettino della Banca d’Italia di metà settembre si legge: “Le entrate tributarie nei primi sette mesi dell’anno sono state pari a 210,374 miliardi di euro, 7,411 miliardi in meno rispetto al periodo gennaio-luglio del 2009, quando sono arrivate a 217,785 miliardi. In termini percentuali, la riduzione è del 3,4 per cento”. Se si guarda solo alle entrate tributarie, –la voce più facilmente misurabile e che risente meno di minori o maggiori voci straordinarie che sono invece contabilizzate nella voce “”Altre entrate””,– le cose vanno anche peggio. Facendo le somme, viene fuori che sono stati persi 11,3 miliardi di euro di entrate nei primi sette mesi del 2010 rispetto agli stessi mesi del 2009. Dato che le entrate tributarie del periodo gennaio-luglio 2009 erano 210 miliardi, vuol dire che le entrate tributarie sono scese di 5.4 punti percentuali. Nel frattempo nello stesso periodo il Pil a prezzi correnti aumentava di circa 2.5 punti percentuali (+1 per cento circa il Pil reale e +1.5 per cento l’’inflazione). Aumenta il Pil, scendono le entrate tributarie. Ah è vero, sarà perché il governo ha tagliato le tasse come aveva promesso. Beh, veramente no, tagli e riforme fiscali sono argomenti per le chiacchiere estive, mica li si fanno veramente. Verrebbe da dire che se il ministro dell’’Economia occupasse una parte più consistente del suo tempo a far arrivare i soldi nelle casse dello Stato anziché andare per sagre di partito a discettare della sicurezza sul lavoro, darebbe un bel contributo a –- come dice lui – “mettere i conti in sicurezza”.

Se la scuola cade a pezzi

Il Ministro Gelmini è stata molto presente nel dibattito pubblico estivo, intervenendo ad esempio sui contrasti tra il Premier Berlusconi e il Presidente della Camera Fini, sui licenziamenti della Fiat o semplicemente parlando della sua vita privata.
Non ha neanche trascurato i suoi doveri di Ministro dell’Istruzione, rassicurando le scuole paritarie che i fondi a loro destinati non sarebbero stati toccati. Ma nulla ha detto e, soprattutto, fatto per l’edilizia scolastica.

Ma quelle fonti di energia hanno costi esorbitanti

Gli investimenti nel fotovoltaico, fiorenti grazie agli incentivi introdotti nel 2007, rappresentano un perdita secca per la collettività. Non riescono ad ammortizzarsi nemmeno in parte. Probabilmente si raggiungerà una potenza installata vicina ai duemila megawatt e l’onere annuale per il Gse salirà così ben oltre il miliardo. Fuorviante definirla una energia “rinnovabile”: finito il sussidio non resterà nulla, mentre si dovranno smaltire milioni di pannelli obsoleti.

Il fotovoltaico, un investimento per il futuro

Il fotovoltaico è uscito dalla fase di sperimentazione e affronta quella dell’industrializzazione, con innovazioni tecniche continue e riduzione di costo inimmaginabili solo pochi anni fa. Lo si deve soprattutto alla determinazione con cui alcuni paesi hanno sostenuto le imprese del settore, riconoscendone le prospettive di lungo periodo. Anche in Italia ha dato un importante impulso alla ricerca e fatto nascere centinaia di aziende. Ma il meccanismo di incentivo ha limiti chiari e dovrebbe essere migliorato.

Fabbisogno standard

Da casa sono uscito
alle otto di mattina,
da bravo pensionato,
cercando la panchina

del parco comunale
dove sedermi in pace
a leggere il giornale,
lontano da ogni voce.

Ma invano l’’ho cercata,
là dove prima stava,
l’’avevan sradicata,
ma dove si trovava ?

C’’era però un cartello
recante un’ordinanza
dell’’Assessore al Bello
per la  cittadinanza:

“Avviso ai pensionati
che in questo bel giardino
stazionano beati
fin dal primo mattino:

il verbo federale
ormai non è più un sogno,
la spesa comunale
si adegua al fabbisogno.

Lo standard più corretto
abbiam ricalcolato
e il numero ridotto
di panche a pensionato.

Una ogni cento passi
è più che sufficiente
per allenare il corpo
insieme con la mente.

Chi vuol cooperare
con l’’Amministrazione
voglia manifestare
la sua soddisfazione”.

Un poco ci ho pensato,
poi ho lasciato scritto:
“Approva il pensionato,
senz’’ombra di conflitto,

la via federalista
che concretizza un sogno:
a ognuno una provvista
secondo il suo bisogno”.

Stress test: quanto credibili?

Pubblicando i risultati degli stress test delle maggiori banche europee, l’’Ue ha compiuto un passo verso la maggior trasparenza e stabilità dei mercati finanziari. Ma alcuni aspetti del processo destano notevoli perplessità e altri risultano poco chiari, per cui nonostante le soddisfatte reazioni di policy maker, di molti commentatori e dei banchieri, gli scopi che l’’Ue si prefiggeva con la pubblicazione di questi risultati non sono stati pienamente raggiunti. Tanto che vi è stato anche chi ha detto che si è trattato di un’’occasione sprecata.

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