Con l’accordo tra Disney e 21th Century Fox e l’annuncio dell’Apple TV+, il processo di riconfigurazione dei media è ormai completato. Ma le società nate dalle concentrazioni dovranno adattarsi all’evoluzione in atto se non vogliono scomparire presto.
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La maggior tutela formale dei consumatori non sempre corrisponde a una tutela sostanziale. A dimostrarlo sono le bollette di luce e gas nel Regno Unito: proprio il tetto ai prezzi ha finito per determinare un aumento per la maggior parte degli utenti.
Ristagna il peso dell’export e scendono i flussi globali di capitali. Eppure, con l’economia digitale i paesi sono sempre più interconnessi tra loro. Insieme a nuovi dazi, sale alla ribalta la “Slowbalisation”: andiamo davvero verso un mondo più chiuso?
In Parlamento si discutono due riforme della gestione e regolazione del settore idrico. Rischiano di riportarci alla situazione degli anni Ottanta, fermando un faticoso processo di ammodernamento. Con conseguenze per cittadini e casse dello stato.
Tim è oggi una società incapace di esprimere un management e una visione a lungo termine. Se è difficile comprendere le strategie dei due principali azionisti, Commissione europea e governo sembrano spingere per un maggior peso del settore pubblico.
L’Antitrust ha multato Enel e Acea per abuso di posizione dominante. Il caso ripropone la necessità di rendere più efficace la regolazione, anche in vista dell’introduzione dei contatori di seconda generazione e dei dati che se ne potranno ricavare.
Non c’è stato coordinamento tra il Codice del terzo settore e il Codice degli appalti. Resta perciò aperta la questione se gli enti non profit siano assoggettati alle procedure di tipo competitivo. Deciderà l’Anac, ma forse dovrebbe farlo il parlamento.
Il governo Conte interviene sulla Rc-auto con due proposte contraddittorie. D’altra parte, non è una storia nuova: le misure legislative sono state tante nell’ultimo decennio, ma nessuna ha cambiato il fatto che l’Italia ha le polizze più care d’Europa.
Nel 2020, la broadband tv sarà la modalità primaria di accesso ai contenuti televisivi per 8,5 milioni di abitazioni italiane. Perché sfrutta meglio le opportunità offerte dall’evoluzione tecnologica per rispondere alle mutate richieste dei consumatori.
La nomina di Gubitosi ad amministratore delegato apre un nuovo capitolo della vicenda di Tim. In gioco non c’è solo la creazione di un’unica infrastruttura nazionale in mani pubbliche. C’è anche il futuro di una grande società, oggi oberata dai debiti.