Tra incertezze, colpi di scena e occasioni mancate, la Lega di serie A ha assegnato i diritti tv del campionato per il prossimo triennio. Con un prevedibile vincitore (Sky) e alcune novità. Come il passaggio dalla vendita per piattaforma a quella per prodotto.
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Se le regole europee sugli aiuti di stato fossero state seguite alla lettera, oggi Alitalia avrebbe un piano di ristrutturazione effettivo. E non correrebbe il rischio di essere obbligata a rimborsare il prestito ponte di 900 milioni erogato un anno fa.
L’apertura ai mercati internazionali genera incertezze, specie se combinata con una lunga crisi. Ma in Italia alla domanda di protezione sociale per i più deboli, si affiancano le richieste dei gruppi di pressione. L’unico argine è l’Autorità antitrust.
Tim è ora guidata da una coalizione variegata, nella quale manca un socio dominante. La situazione che si è creata dà al cda un’occasione storica per fare il suo dovere. Che non è garantire un profitto ai soci, ma agire nell’interesse dell’impresa.
Dopo la decisione del tribunale di Milano sui diritti tv per il prossimo campionato di calcio, si è rafforzata la posizione di Sky nel braccio di ferro con Mediapro. Ma un accordo conviene a tutti. Perché il settore affronta un cambiamento radicale.
La ricerca farmaceutica, ma non solo, si è spostata dal settore pubblico al privato. La conoscenza prodotta nei due ambiti risponde però a logiche diverse. Per progresso scientifico e benessere sociale la soluzione migliore è l’interazione tra le due.
In un mondo in cui gli operatori di servizio utilizzano contemporaneamente molte infrastrutture di rete, si attenuano le ragioni per l’integrazione verticale nelle telecomunicazioni. Su questo scenario del prossimo futuro si innesta la vicenda Telecom.
In Europa ci sono oggi circa 9 mila chilometri di linee ad alta velocità, concentrate per lo più nei quattro stati più grandi. L’Italia è il paese dove il traffico cresce di più. Sarà merito del fatto che solo da noi ci sono due operatori in concorrenza?
Per gli italiani l’acqua minerale è certamente un bene voluttuario. Però il settore è concorrenziale e i profitti delle imprese non eccessivi. I danni all’ambiente sono prodotti dalle bottiglie e confezioni. E sono queste che dovrebbero essere tassate.
In Italia le imprese medio-grandi e grandi sono produttive e competitive. Il problema è che sono poche rispetto agli altri paesi. E quelle più produttive impiegano in media circa un terzo degli addetti occupati nelle corrispondenti aziende europee.