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Categoria: Concorrenza e mercati Pagina 62 di 85

CHI VENDE I FARMACI IN EUROPA

La distribuzione dei farmaci al di fuori delle farmacie è ancora al centro dell’attenzione. Ma la situazione in Italia è davvero anomala rispetto agli altri paesi europei? Francia e Spagna mantengono il diritto di esclusiva delle farmacie anche per i medicinali senza obbligo di prescrizione. L’Olanda preferisce i drugstore alla Gdo. In Norvegia gli esercizi commerciali necessitano di una licenza ad hoc. Specifica autorizzazione anche in Danimarca, che prevede inoltre l’obbligo di assortimento. Quando è formalmente richiesta la presenza di un farmacista.

CONCORRENZA, LIBERALIZZAZIONI, PRIVATIZZAZIONI

PROVVEDIMENTI

In materia, tanti tentativi, con alcuni successi e molti fallimenti, forse figli della più generale mancanza di coesione della maggioranza.
Tra le cose fatte, le famose "lenzuolate" di Bersani, provvedimenti troppo variegati per poterne rendere conto in una breve scheda, ma sui quali possiamo rinviare alle analisi che avevamo effettuato a suo tempo, mettendo in luce pregi e difetti di tali provvedimenti.
Sulle privatizzazioni – che in periodi di restrizioni di finanza pubblica ci si sarebbe aspettato di vedere utilizzate in modo più aggressivo – non si è invece mosso nulla, se non la vendita di Alitalia. Questa sarebbe stata un’operazione davvero rilevante, ma come è noto la vicenda è ancora in corso, con colpevoli ritardi, mentre le perdite di bilancio continuano a essere massicce.
Sui grandi settori a rete, gli interventi non sono stati molti. Si ricordano diversi tentativi di intervento (o interferenze? Decida il lettore…) nelle vicende societarie di Telecom Italia (contro il tentativo di scalata di AT6T e di Carlos Slim) e di Autostrade (facendo fallire la fusione con la spagnola Abertis), mentre probabilmente l’espansione in Spagna di Enel (acquisizione di Endesa) è stata favorita anche da iniziative politiche mirate.
E’ poi stata rivista la concessione delle autostrade, cosa che ha sollevato pesanti critiche dalle imprese, ma con qualche vantaggio per i consumatori.
Sui servizi pubblici locali il tentativo di riforma globale è fallito.
Nel frattempo, l’unico intervento significativo nel settore postale è stata la decisione (da parte dell’impresa, controllata al 100% dal Tesoro) di aumentare il costo del francobollo.

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

Alcune cose hanno già sortito alcuni effetti (ad es., l’abolizione del costo della ricarica telefonica, la parzialissima liberalizzazione della vendita di certi farmaci). Su questi aspetti, si trova documentazione (ovviamente di parte, ma non possiamo non segnalarla) sul sito del Ministero, ovvero all’indirizzo
http://www.sviluppoeconomico.gov.it/pdf_upload/documenti/php0MByDX.pdf
Altri provvedimenti ancora mostrano invece problemi maggiori. La portabilità dei mutui ancora si scontra contro problemi applicativi; la dinamica delle tariffe di assicurazione RC auto resta superiore al tasso di inflazione; il costo dei servizi bancari resta elevato; il numero di licenze di taxi fatica sempre ad aumentare, al contrario purtroppo dei prezzi del servizio. E’ evidente che un Governo ha poche armi efficaci per intervenire su temi del genere, ma indubbiamente la strada resta ancora lunga.

LE OCCASIONI MANCATE

Sui servizi pubblici locali la riforma Lanzillotta non è mai stata approvata. La annunciata riforma delle autorità di regolazione (servizi idrici, ecc.) non c’è stata, l’Autorità per trasporti non è stata istituita. Per il settore energetico si è avuto solo un disegno di legge, chiedendo al Parlamento deleghe, che il Parlamento non ha invece voluto dare.
Molti buoni propositi sono naufragati, alcuni forse per la scarsa convinzione dei proponenti, altri per la scarsa coesione della maggioranza.

LE POLITICHE PER LA CRESCITA

Per favorire la crescita occorre far aumentare le ore lavorate e la produttività per ora lavorata.

PROVVEDIMENTI

Per favorire la crescita delle ore lavorate, nella Finanziaria 2007, il governo ha ridotto il cuneo fiscale, con l’obiettivo di abbassare il costo del lavoro e quindi di aumentare l’occupazione. In effetti, le tendenze positive sul fronte dell’occupazione, presenti già dal 1998, sono proseguite nel 2006-07. Va però ricordato che la riduzione del cuneo è diventata operativa solo dall’inizio di luglio del 2007.
La produttività per ora lavorata (o produttività del lavoro) cresce per due ragioni, se si aumenta l’accumulazione di capitale e si migliora l’efficienza nel produrre.
Per favorire l’accumulazione di capitale, nella Finanziaria 2008, il governo Prodi ha ridotto le aliquote Ires e Irap, diminuendo in modo consistente le imposte sulle società. Lo ha fatto salvaguardando il gettito di queste imposte (con operazioni di “manutenzione della base imponibile”) . Si è trattato di una misura obbligata (la signora Merkel ha adottato lo stesso provvedimento), necessaria per contrastare la tendenziale perdita di appeal dell’Italia come luogo dove localizzare gli impianti delle imprese multinazionali italiane e non.
Per accrescere l’efficienza produttiva, serve che le imprese innovino. Per favorire l’innovazione la Finanziaria 2007 prevedeva l’istituzione dei cosiddetti Progetti di innovazione industriale in determinati comparti produttivi, ritenuti strategici per lo sviluppo del paese. Come tali, questi progetti non sono disegnati per produrre risultati su brevi periodi di tempo e infatti sono ancora in una fase di gestazione. È stato poi introdotto un credito d’imposta automatico per le spese in ricerca e sviluppo delle imprese per il periodo 2007-09. È dunque una misura che assomiglia molto al credito di imposta permanente richiesto da Confindustria (e dagli economisti) in passato: c’è consenso sul fatto che, per incoraggiare la R&S, sia meglio usare incentivi fiscali che finanziari.

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

I potenziali effetti positivi della riduzione del cuneo si vedranno probabilmente nei dati futuri, ma è impossibile ascrivere a questa misura la continuazione dei dati positivi del mercato del lavoro, le cui origini sono invece nelle leggi Treu e Biagi, così come nel miglioramento ciclico dell’economia nel biennio 2006-07.
Anche l’effetto della riduzione delle aliquote Ires e Irap non è visibile nei dati 2006 e 2007 perché la misura è entrata in vigore con l’inizio del 2008.
L’entrata in vigore del credito richiedeva, invece, l’autorizzazione preventiva della Commissione europea. Ci sono voluti tanti mesi anche solo per fare arrivare la pratica a Bruxelles, il che ha azzerato l’efficacia del provvedimento. In generale, date queste premesse, non ci si può stupire che la crescita della produttività del lavoro sia rimasta – sostanzialmente e inusualmente – al palo durante questo periodo di ripresa. (vedi articolo Daveri su non è ancora ora di brindare e Produttività nei servizi: l’anello mancante)

OCCASIONI MANCATE

Le lenzuolate di liberalizzazione nei servizi (taxi, farmaci, mutui, conti bancari, assicurazioni) a partire dal luglio 2006 hanno reso il governo impopolare con le categorie colpite, ma hanno anche generato entusiasmo iniziale tra gli utenti potenzialmente interessati. In realtà, i risultati ottenuti sono stati molto parziali, e si sono concentrati quasi esclusivamente nella riduzione del costo dei farmaci e del costo fisso delle chiamate da cellulare per i consumatori. Di per sé, le liberalizzazioni facilitano lo spostamento delle risorse verso gli impieghi più efficienti e quindi sono benefiche per la crescita. Ma per accrescere davvero l’efficienza e la produttività, il governo avrebbe dovuto – se ne avesse avuto il tempo e la forza politica – completare le lenzuolate con misure che favorissero più direttamente il grado di competizione tra le aziende (oltre ai consumatori), promuovendo cioè una liberalizzazione più completa del mercato del lavoro e riducendo la tassa implicita che gli erogatori – pubblici e privati – di servizi pubblici e di servizi professionali impongono sull’attività delle imprese che competono sui mercati globali.

QUANDO L’ANTITRUST SBAGLIA BERSAGLIO *

Il decreto legge collegato alla Finanziaria contiene una riforma complessiva della regolazione del mercato dei farmaci di fascia A, quelli rimborsati dal Ssn. L’Antitrust ha criticato la norma, in particolare per le modalità con cui verrà garantito il rispetto del tetto aggregato alla spesa farmaceutica nazionale. Ma sono critiche sbagliate. Perché i meccanismi introdotti costituiscono un modello che rispetta la competizione tra le imprese aderendo all’evoluzione del mercato che ne deriva e incentivando l’innovazione.

LA DELOCALIZZAZIONE NON BASTA

L’off-shoring effettuato dalle industrie manifatturiere italiane ha controbilanciato il rallentamento della produttività sperimentato negli ultimi tempi dalla nostra economia o invece ha contribuito ad ampliarlo? La tipologia di attività produttiva che viene delocalizzata sembra essere una discriminante importante. Utilizzando una misura diretta dell’attività di delocalizzazione della produzione si dimostra come questa ha solo parzialmente contrastato il rallentamento della crescita della produttività senza riuscire a invertire la tendenza.

CINA: UNA GRANDE OPPORTUNITÀ PER L’AFRICA?

La globalizzazione dei mercati sembra aver raggiunto per la prima volta anche l’Africa. Grazie al traino della locomotiva cinese, alla domanda crescente di materie prime sui mercati mondiali e all’aumento dei relativi prezzi internazionali, l’economia africana è cresciuta in media di oltre il 4 per cento nel periodo 2001-06. La Cina ha un vantaggio nella costruzione di infrastrutture e l’Europa nella costruzione delle istituzioni, soprattutto quelle regionali. L’importante è che i tre attori dialoghino per garantire la coerenza dei diversi interventi.

I PREZZI ALIMENTARI? SI RIMETTERANNO A DIETA

La produzione alimentare si adeguerà alla crescente domanda dei paesi in via di sviluppo e i prezzi dei generi alimentari continueranno nella loro tendenza al ribasso. Restano però due incertezze. La prima correlata al fenomeno di riscaldamento del globo, che potrebbe influire molto negativamente sulla produttività agricola e quindi sui prezzi dei prodotti. L’altra è legata ai biocarburanti: superfici sempre più ampie di terreno potrebbero essere dedicate alla produzione di etanolo, nel vano sforzo di diminuire drasticamente l’uso del petrolio.

EFFETTO FILIERA

L’internazionalizzazione dell’attività delle imprese è passaggio necessario per il loro sviluppo e la loro affermazione nella competizione globalizzata. In Italia la sua forma più diffusa è la delocalizzazione, attuata soprattutto dalle aziende medio grandi dei settori tipici del made in Italy. Dai dati 2007 emerge che delocalizzare in aree più lontane, in senso logistico o geopolitico, favorisce la recisione dei precedenti legami di subfornitura. Un effetto che la politica industriale non può ignorare per le ripercussioni sull’occupazione nel nostro paese.

UNA MULTA ALL’INNOVAZIONE

Molti economisti ritengono che il potere di mercato raggiunto da Microsoft sia eccessivo e che per tutelare i consumatori sarebbe opportuno limitarlo, almeno in parte. Ma la decisione del Tribunale di primo grado della Corte europea va ben oltre, e mette nelle mani della Commissione europea e delle autorità antitrust nazionali uno strumento di regolamentazione troppo invasivo. Sulla base della nuova giurisprudenza, ogni impresa in posizione dominante potrebbe essere costretta a mettere le proprie innovazioni a disposizione dei concorrenti.

LA CONCORRENZA, ANNO DOPO ANNO

La Camera ha approvato un disegno di legge per introdurre anche in Italia una Legge annuale per la concorrenza e la tutela dei consumatori. Ha la finalità di esaminare con cadenza annuale le segnalazioni di normative che ostacolano la concorrenza inviate al Parlamento dall’Antitrust e da altre autorità di regolazione. Nel passaggio al Senato si possono migliorare alcuni punti del testo. Come la diversità tra pareri dell’Antitrust, il coordinamento con gli ordinamenti locali e una migliore definizione di competenze e compiti in questa materia.

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