Lavoce.info

Categoria: Concorrenza e mercati Pagina 74 di 82

Il conflitto di interessi sotto il mantello di Harry Potter

La legge sul conflitto di interessi ha abolito il problema invece di risolverlo. I criteri di incompatibilità sono definiti rispetto alla figura del gestore delle attività economiche e non si estendono alla figura del proprietario. Tutto l’intervento di contenimento del conflitto di interessi è scaricato sulla verifica ex-post degli atti di governo. E questo compito improbo è sorprendentemente affidato all’Autorità antitrust, le cui competenze tecniche riguardano l’analisi delle decisioni delle imprese e non dei governi.

Monopolio a tutto gas

Eni si è difesa dalla maggior concorrenza dovuta alla liberalizzazione del mercato del gas mantenendo direttamente o indirettamente il controllo su tutta la filiera. Così, i prezzi finali restano elevati. E’ perciò necessario continuare con la politica di liberalizzazione, fino a una completa separazione proprietaria tra società che gestisce le infrastrutture e imprese che esercitano le attività di vendita di gas. Il passaggio a una vera e propria Borsa presuppone però una crescita della liquidità ottenibile solo con operazioni di gas release.

Indipendenti solo dalle regole

Gli amministratori nominati dalla proprietà non possono essere realmente indipendenti. Pubblicizzarli come un elemento di qualità delle società è quantomeno ipocrita. I criteri previsti dal Codice di autodisciplina perché un soggetto possa essere definito indipendente sono decisamente vaghi, ma nomine recenti dimostrano che sono comunque violati. Per tutelare davvero i piccoli azionisti, dovrebbero essere le minoranze a indicare i consiglieri indipendenti, se non il presidente del collegio sindacale.

Le privatizzazioni di Tremonti

Il Governo Berlusconi era partito come governo liberalizzatore, volto ad alleggerire la presenza pubblica nell’economia e a lasciare spazio agli investimenti privati. Ma l’unica vera privatizzazione del triennio è la vendita dell’Eti, il monopolio tabacchi. Per il resto, solo cessioni di quote marginali o privatizzazioni “all’italiana”, ovvero con una presenza pubblica dominante in imprese nominalmente “privatizzate” da diversi anni. Una contraddizione ha paralizzato l’azione di Tremonti: liberalizzare il sistema industriale, ma anche mantenerne il controllo.

Tre punti critici e un Ddl

Anche se i suoi sostenitori sembrano diminuire di giorno in giorno, il disegno di legge per la tutela del risparmio resta necessario e urgente e deve affrontare correttamente tre questioni per raggiungere i suoi obiettivi: equilibrio negli interventi per rimediare ai fallimenti del sistema dei controlli, riordino delle funzioni di vigilanza sui mercati per linee funzionali, indipendenza delle autorità preposte ai controlli. Un comitato ristretto per redigere rapidamente una versione finale sarebbe garanzia di solidità e qualità giuridica in materie così delicate

Se Parmalat dà il buon esempio

Anche se il prezzo è stato altissimo, la lezione di Parmalat sembra essere servita a far progredire il diritto della crisi d’impresa, che fino a pochi mesi fa si basava su concetti antiquati, e oggi può invece avvalersi di regole innovative. Hanno permesso al gruppo di Collecchio di presentare un piano che prevede la vendita del gruppo ai suoi creditori e la quotazione in Borsa della nuova società. Non è un caso facilmente ripetibile, ma è senz’altro il punto da cui muovere per la riscrittura di una legge fallimentare generale.

Alessandro Volta e la privatizzazione di Terna

La campagna pubblicitaria per la sottoscrizione di azioni di imprese in via di “privatizzazione” dovrebbe durare al massimo sessanta giorni, secondo i dettami di Testo unico della finanza e regolamento Consob. Per evitare che una comunicazione pubblicitaria troppo prolungata possa ripercuotersi sull’autonomia delle scelte d’investimento dei potenziali sottoscrittori. Ma è una norma troppo spesso aggirata, senza nessun intervento censorio di chi è chiamato a controllare. Ed è discutibile anche l’utilizzo dello stesso temine “privatizzazione”.

Politiche della concorrenza

 

Politiche della concorrenza

Cliccando sulle risposte sintetiche si potrà accedere al testo completo delle risposte

 
Alleanza Nazionale
 
Lista Bonino



Forza Italia  

 

Italia dei valori

 

Patto Segni-Scognamiglio

 

Uniti dell’Ulivo
Ritenete che sia necessario istituire delle Autorità europee per le comunicazioni, il gas e l’energia elettricaNo. L’applicazione del diritto comunitario deve e può essere assicurato dall’antitrust e dalla Corte di giustizia europea

No. La strada da seguire è quella di una maggiore liberalizzazione dei mercati

No. Le authorities sono istituzioni che turbano la libertà delle imprese.Si. I grossi monopoli vanno contrastati con tutti gli sforzi possibili a livello europeoNo. Ci sono autorità di regolamentazione nazionali che operano già sulla base delle direttive comunitarie e che sempre più lavoreranno in rete.
Secondo voi la privatizzazione dell’Enel dovrebbe proseguire? Si Il processo di privatizzazione dovrebbe portare ad una separazione societaria e funzionale, rispetto alla società del trasporto dell’energia elettrica. Si. Occorre segmentare il mercato, liberalizzando quei segmenti dove la concorrenza si può sviluppare. Si. L’Enel, come tutte le societa’ operanti nel settore, va divisa in attivita’ liberalizzate ed attivita’ non liberalizzabili: la produzione deve essere esclusivamente privata, e la distribuzione esclusivamente pubblicaSi ma ci dovrebbero essere regole per evitare concentrazioni che possano a portare ad un nuovo monopolio, stavolta privato.  Si, ma solo se prima si da’ un assetto più concorrenziale al mercato per evitare che si ricreino altre situazioni di monopolio
Ritenete utile la liberalizzazione dei servizi professionali? E del commercio al dettaglio? Quali settori devono, a vostro giudizio, diventare oggetto delle politiche della concorrenza comunitaria? Si, occorrerebbe liberalizzare le libere professioni. Siamo favorevoli anche alla liberalizzazione del commercio. Si. La liberalizzazione va promossa a livello nazionale. Risulta difficile pensare a regole di concorrenza comunitaria.
No. I servizi professionali sono molto legati agli ordinamenti nazionali.
Si , non dovrebbero esistere alcun vincolo alla liberalizzazione previa responsabilizzazione oggettiva degli ordini professionali nel controllo della deontologia e della competenza attuale dei professionistiNo. Gli ordini non devono scomparire per evitare una caduta nella professionalità. Il Commercio al dettaglio in Italia deve essere protetto e non liberalizzato.  Si. Non certo tutte, ma buona parte delle regole attuali impediscono la crescita professionale e mortificano l’efficienza dei relativi servizi. Tutte le attività professionali sono già oggetto della competenza europea. Sono i governi, e in particolare il nostro, che non si adeguano.

Commercio estero

Commercio estero

Cliccando sulle risposte sintetiche si potrà accedere al testo completo delle risposte

      
 

Occorrerebbe introdurre dazi nei confronti delle esportazioni dalla Cina?

 No. Più che auspicare restrizioni per le merci dei Paesi emergenti, il governo italiano si deve battere in sede comunitaria e interno per ottenere una reale reciprocità di trattamento negli scambi internazionali. No. La concorrenza cinese non è il vero problema dell’industria italiana.No. Le difficoltà dell’export italiano sono dovute al cambio sfavorevole dollaro euro. No occorrono dazi ma che le regole del Wto siano rispettate.  No. No. Bisogna puntare sulla qualità produttiva per vincere la concorrenza Bisognerebbe affidare al Wto un potere di controlloNo. Il sistema italiano, che non può più contare sulle svalutazioni della moneta, deve essere perciò orientato a valorizzare meglio le proprie capacità imprenditoriali e di innovazione.
 

Pensate che si debba spendere di più a favore della ricerca applicata a livello comunitario e nazionale?

Si. Le spese per la ricerca vanno aumentate sia dal versante pubblico, sia dal versante privato. Si potrebbe pensare ad una defiscalizzazione delle spese di R&SSi Aumentare le risorse per la ricerca applicata a livello europeo è importante, magari togliendo alcune risorse alle politiche agricole. Si Bisogna incentivare la ricerca applicata nei settori di maggior “successo” , evitando finanziamenti a pioggia. Si. A livello nazionale è necessario aumentare il prelievo fiscale per finanziare la ricercaSi. La ricerca dovrebbe essere condotta a livello europeo.Si . Lo spazio di ricerca europeo permetterà di incrementare la cooperazione tra le università , i centri di ricerca e le imprese
 

Avete intenzione di incoraggiare gli investimenti all’estero delle imprese italiane?

Si. Le imprese italiane dovrebbero aumentare gli investimenti italiani all’estero. Ci sarebbe un aumento dei posti di lavoro in Italia, dove rimarrebbero i centri produttivi.Si Aumentare le risorse per la ricerca applicata a livello europeo è importante, magari togliendo alcune risorse alle politiche agricole.  SiNo, gli investimenti privati devono essere totalmente liberiSi. Anche verso l’America Latina  Si. E dobbiamo anche incoraggiare l’arrivo di imprese estere nel nostro Paese.
       

L’insostenibile spreco di risorse della Pac

La Politica agricola comune (Pac) costa alle famiglie europee oltre cento miliardi di euro all’anno. Oltre l’80 per cento dei sussidi alle esportazioni pagati nel mondo sono finanziati dai contribuenti europei, che pagano anche i tre quarti circa di sussidi agricoli finalizzati al sostegno dei prezzi. Gli effetti sui mercati internazionali sono molteplici e significano minor benessere e minor ricchezza non solo per i paesi poveri. Il problema si aggrava ora con l’estensione della Pac ai nuovi Stati membri Ue. Eppure di questo grande spreco di denaro pubblico si parla molto poco.

Pagina 74 di 82

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén