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Condoni e Regioni

Il condono edilizio, pilastro della manovra finanziaria, è stato varato. Ma alcune Regioni lo attaccano. Appellandosi a passate decisioni della Corte costituzionale, sottolineano come la sanatoria potrebbe compromettere la propria gestione del territorio. Inoltre, invocano la maggiore autonomia garantita dal Titolo V. Un’analisi della giurisprudenza costituzionale mostra come il conflitto tra i due livelli di governo sia assai incerto negli esiti.

Il perdono che non serve

Annunciati agli evasori come un’ultima chance che non è mai tale, i condoni tributari si ripetono e determinano una sostanziale e pericolosa perdita di efficacia del sistema sanzionatorio. L’analisi empirica dimostra che lungi dal generare un nuovo e permanente flusso di entrate, i condoni hanno invece avuto un effetto negativo sul gettito dell’imposta del valore aggiunto. Il ricorso a questi strumenti di politica fiscale resta perciò legato al conseguimento di gettiti “facili” e, solo apparentemente, a basso costo.

A qualcuno conviene abusivo

L’abusivismo edilizio è un fenomeno costante nel nostro paese. E non potrebbe raggiungere dimensioni così importanti senza una connessione con l’edilizia legale. Quando questa è in crisi, le opportunità di lavoro si trovano nell’attività illegale, soprattutto nel Mezzogiorno. In calo negli ultimi anni, riprende ora in vista di quel prezioso incentivo che è il condono. LÂ’abusivismo è dunque parte integrante dellÂ’economia sommersa.

La dubbia utilità degli incentivi

Il sistema delle agevolazioni industriali nelle aree deboli d’Italia resta barocco. E mentre assorbe ingenti risorse, è difficile valutarne l’efficacia: serve davvero a garantire investimenti aggiuntivi delle imprese? Dall’analisi dei dati si ricava che al Sud è molto alta la spesa diretta verso l’industria, ma è basso il flusso di denaro pubblico per beni e infrastrutture, quelli che davvero potrebbero assicurare la crescita nel lungo periodo.

La Finanziaria 2004 tra bandierine e una-tantum

Una manovra poco lungimirante, che ottiene miglioramenti della finanza pubblica nel prossimo anno al prezzo di peggioramenti nel lungo periodo. Esattamente l’opposto di quello che serve all’Italia. L’indispensabile riforma delle pensioni è in realtà un rinvio. I condoni tributario e edilizio pregiudicano entrate e uscite future. Gli interventi sulla spesa sono indiscriminati. E le poche risorse disponibili si disperdono in mille rivoli. Una politica economica siffatta rischia soprattutto di minare la credibilità delle istituzioni, con danni notevoli per tutti.

Il black-out di una classe politica

Un piccolo incidente lascia l’Italia al buio e rivela la fragilità delle rete elettrica, dopo che in estate avevamo già scoperto di produrre poca energia. È una fragilità che ha cause lontane, con responsabilità equamente suddivise fra tutte le parti politiche. Dopo i lunghi silenzi di Enel sui rischi del sistema, gli allarmi si susseguono da quando il gestore della rete è diventato un soggetto autonomo, di proprietà pubblica. Un’indipendenza che sarà comunque cancellata con l’approvazione del disegno di legge Marzano.

Ridurre le imposte?

In risposta a una lettera di Luigi Spaventa, Francesco Giavazzi e Tullio Jappelli discutono sotto quali condizioni gli sgravi fiscali possono riuscire davvero a stimolare i consumi.

Parola di Authority

Intervista a Pippo Ranci, presidente dell’Autorità dell’energia elettrica e del gas, sulla liberalizzazione dei mercati energetici, a cura di Michele Polo.

Il processo è a buon punto per il settore elettrico, anche se resta la questione della posizione dominante dell’Enel nella generazione. Più difficoltà per il gas, soggetto a contratti di lungo periodo. Criteri di trasparenza nel fissare le tariffe. Da sfatare la leggenda che liberalizzare implichi una peggiore qualità del servizio. E sull’indipendenza delle autorità ribadisce che la politica ha tutto da guadagnarne perché crea fiducia negli investitori e nei consumatori.

Quando Tremonti ha ragione

Diminuire le imposte è inutile perché un eventuale taglio non servirebbe a stimolare consumi e produzione, ma solo ad aumentare il risparmio. Lo dichiara il ministro dell’Economia citando a riprova delle sue affermazioni i risultati della Finanziaria, che pure ha ridotto alcune aliquote Irpef. È perfettamente vero. Le famiglie cercano di mantenere un livello di consumo stabile e reagiscono in modo diverso a variazioni di reddito percepite come temporanee o permanenti. Se gli italiani hanno continuato a risparmiare è perché hanno giudicato la riforma fiscale dello scorso anno poco credibile e certo non destinata a durare nel tempo.

Se mille poliziotti vi sembran pochi

La risposta al bisogno di sicurezza dei cittadini continua a privilegiare la quantità sulla qualità. Numero di agenti e spesa in questo settore sono più che adeguati alle necessità italiane. Quello che manca, invece, è la volontà di affrontare i nodi che impediscono un loro utilizzo efficace ed efficiente. A cominciare da una chiara divisione di compiti tra le varie forze dell’ordine. E da stipendi che tengano conto della diversità dei compiti svolti.

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