La “finanziaria” in discussione preannuncia il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici e dunque un aumento degli stipendi. Ma per capire gli effetti sul reddito degli statali, bisogna fare i conti con il bonus da 80 euro. Sarebbe utile una riforma complessiva.
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Con l’uscita dalla moneta unica non sarebbe possibile mantenere il debito pubblico in euro, né ridurlo attraverso una ristrutturazione. L’unica strada sarebbe allora la ridenominazione in lire. Ma si tratterebbe comunque di una scelta molto pericolosa.
Sono bastate due settimane per trasformare un’apprezzabile manovrina non elettorale in un provvedimento che introduce e rinnova bonus, detrazioni e deduzioni. Si preservano, in modo opaco, i saldi, preparando il terreno per la prossima fiducia.
Nella legge di bilancio la riduzione del deficit arriva attraverso un calo di spesa superiore a quello delle entrate. Se resisterà agli assalti alla diligenza, il governo Gentiloni varerà una manovra piccola ma significativa, con il pregio di essere poco elettorale.
Hanno vinto i tedeschi: l’assicurazione europea dei depositi non si farà. Così si dà l’addio al completamento dell’Unione bancaria. In arrivo nuovi esami per le banche e forse il bail-in per i titoli pubblici. Per l’Italia tempi duri all’orizzonte?
Il metodo Padoan nella ricerca di un riequilibrio dei conti pubblici a partire da una situazione difficile ha avuto un certo successo. Ma le previsioni di crescita della Nota di aggiornamento al Def si basano su ipotesi ottimistiche difficili da giustificare.
La ripresa dell’economia italiana è trainata dall’export, ai massimi di sempre, e dalla domanda interna. Agli investimenti – sotto di un quarto rispetto al 2008 – manca il contributo dell’immobiliare, mentre incombe la fine degli incentivi di Industria 4.0. La crescita dell’import.
Nel secondo trimestre 2017 accelera la crescita in Italia e in Europa. In corso da dieci trimestri, quella del nostro paese è la più lunga ripresa degli ultimi 25 anni. Ma è una ripresa lenta che lascia l’economia italiana ancora lontana dai livelli pre-crisi.
Nel Def 2017 sono stati inseriti, in via sperimentale, quattro indicatori di benessere equo e sostenibile. L’Italia è il primo dei paesi del G7 che attribuisce loro un ruolo nella programmazione economica e nel monitoraggio delle politiche pubbliche.
Una nuova metodologia permette di misurare quale fattore abbia inciso di più sulla lunga crisi che ha caratterizzato l’Italia degli ultimi anni. La causa principale della mancata crescita è la produttività. E il 2007 è stato un vero e proprio spartiacque.