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Grecia, l’insostenibile pesantezza del debito

Standard & Poors ha nuovamente declassato il debito greco. Una decisione dovuta al fatto che non sono stati centrati gli obiettivi fiscali. Ma riflette anche il giudizio che il debito greco sia difficilmente sostenibile. Un nuovo prestito da Unione Europea e Fondo monetario servirebbe forse a guadagnare un po’ di tempo, ma non cambierebbe la sostanza delle cose. L’unica alternativa alla ristrutturazione del debito sembra essere una forte ripresa della crescita. I mercati, però, non ci credono.

L’ITALIA CHE NON CRESCE

Pil a prezzi costanti.  Dati destagionalizzati. Variazione percentuale sul trimestre precedente.  I trimestre 2008 = 100. Fonte Eurostat

TURISMO, NELLA CONFUSIONE VINCONO LE LOBBY

C’è molta confusione in Italia intorno al settore turismo. Non esiste un capitolo di contabilità nazionale che lo comprenda per intero e comunque mai in modo corretto. Così le categorie economiche organizzate fanno il bello e il cattivo tempo. Lo dimostrano una volta di più le misure previste nel decreto sviluppo e nel Codice del turismo sulla proroga delle concessioni demaniali alle imprese balneari e sulla creazione dei distretti marittimi.

DOV’È FINITO IL CONTRATTO CON GLI ITALIANI?

Sono passati esattamente dieci anni da quando Silvio Berlusconi, in piena campagna elettorale, firmò nel salotto televisivo di “Porta a porta” il “contratto con gli italiani”. Erano cinque promesse, delle quali almeno quattro da mantenere nell’arco di cinque anni. Ora, di anni ne sono passati il doppio. E sempre con Berlusconi a capo del governo, se si eccettuano i due anni scarsi dell’esecutivo Prodi. Vediamo punto per punto se gli impegni presi con gli italiani sono stati mantenuti.

INVESTIMENTI PUBBLICI TRA FRENATE E ACCELERAZIONI

Nel Def si prevede una riduzione della spesa in conto capitale di 8 miliardi tra il 2010 e il 2014. È un importante contributo alla riduzione dell’indebitamento pubblico. Eppure, il rilancio della politica infrastrutturale è stato spesso indicato come lo strumento per favorire la crescita e per superare i divari territoriali. Quanto alle risorse, in parte sono già disponibili. Anzi nel caso di quelle europee, c’è il rischio di perderle se non si utilizzano nei tempi previsti. È una contraddizione che il governo deve risolvere.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

La crescita demografica, in particolare della fascia di popolazione a più basso reddito, è certamente uno dei motivi per cui il Pil pro-capite lombardo cresce meno rispetto a quello di altre regioni europee altamente sviluppate. La Lombardia, però, non è l’unica regione a registrare una crescita demografica elevata: tra le regioni che mostrano aumenti di Pil pro-capite elevati, la crescita della popolazione nel periodo 1997-2008 non è stata certo inferiore a quella lombarda (+ 8,3%). Alcuni esempi: Inner London 13,2%, Lussemburgo 16,1%,  Regione di Bruxelles 10,3%, Utrecht 11,3%, Ile de France 7,0%.(1) Si obietterà che queste sono regioni in cui la crescita demografica si alimenta tramite canali diversi rispetto a quelli lombardi. Allora la vera domanda diventa: perché la Lombardia (e l’Italia) non attrae forza lavoro qualificata e in grado di apportare un più alto valore aggiunto alla produzione regionale?

In merito alla crescita del PIL in termini assoluti: è vero che quello lombardo cresce nel periodo considerato (+39,9%), ma meno rispetto alle regioni che nel 1997 mostravano un livello di ricchezza simile: Stuttgart + 45,3%, Utrecht + 76,6%, Bremen + 44,2%, Ile de France + 58%, Stockholm + 58,9%.(2)

In merito alla comparabilità dei dati, è stata utilizzata la suddivisione Eurostat che mira proprio a rendere comparabili tra loro i dati di livello regionale, pur con tutti i limiti e le difficoltà di uniformare 27 sistemi statistici e amministrativi diversi. Sulla metodologia utilizzata da Eurostat rimando qui.

La presenza in Tabella 1 di alcune città dipende dal fatto che le unità statistiche non sempre corrispondono alle unità amministrative. Per fare un esempio: la Stoccolma che appare in Tabella 1 non corrisponde alla municipalità di Stoccolma, che conta circa 800.000 abitanti, ma all’area statistica assimilabile al livello NUTS 2 (quelle delle regioni italiane), la quale conta quasi due milioni di abitanti.  
Una correzione d’obbligo alla figura 1, che compara tra loro livelli territoriali differenti. La figura corretta, che non cambia il ragionamento sul Pil pro-capite, è la seguente:

Figura 1 – Regioni europee – PIL a prezzi correnti – Milioni di euro PPS – Anni 1997-2008

Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat

Infine, restringendo lÂ’analisi alla sola provincia di Milano, nel 2008 il Pil pro-capite di questÂ’area era pari al 150% della media europea, contro il 184% nel 1997.(3)

(1) Eurostat, elaborazioni su dati Population database.
(2) Eurostat, elaborazioni su dati National accounts database.
(3) Eurostat, PPS per inhabitant.

Lombardia più ricca d’Europa? Una leggenda

È quasi un luogo comune dire che la Lombardia è l’area più ricca d’Europa. E se si guarda al Pil complessivo effettivamente la Regione si colloca al sesto posto nell’Unione. Ma per comprendere la reale ricchezza di un territorio è più corretto il riferimento al Pil pro-capite e qui la situazione cambia perché la Lombardia si ritrova al ventinovesimo posto. I dati peggiorano ancora se si considera l’andamento negli ultimi dieci anni. E lo stesso ragionamento si può fare, a livello di ripartizioni, per il Centro-Nord nel suo insieme.

PNR: PROPRIO NESSUNA RIFORMA

Sono quattordici le misure programmatiche elencate nel Piano nazionale delle riforme, presentato questa settimana dal Consiglio dei ministri. Alcune sono semplici piani, altre sono titoli vuoti, come la promozione delle energie rinnovabili. Oppure sono già in vigore, peraltro senza dimostrarsi risolutive. Altre ancora prevedono un iter lunghissimo. In realtà il governo potrebbe benissimo procedere subito su molti terreni, anche perché verso la fine della legislatura non avrà più la forza per varare alcuna riforma. L’eccezione, naturalmente, è la riforma della giustizia.

ISTRUZIONE E STIPENDI DEI PARLAMENTARI

 

PROVE DI NUOVA GOVERNANCE EUROPEA

L’ultimo Consiglio Europeo potrebbe segnare una svolta importante nella riforma della governance economica europea, sebbene rimangano ancora rilevanti questioni da chiarire. Il nuovo Patto di stabilità richiederà un aggiustamento impegnativo all’Italia. Auspicabile una maggiore trasparenza sugli “altri fattori rilevanti” da considerare nel valutare il debito pubblico, coinvolgendo organismi tecnici indipendenti. Positiva l’estensione della vigilanza europea agli squilibri macroeconomici. Il futuro Esm avrà una governance politica e procedure onerose.

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