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Categoria: Conti Pubblici Pagina 82 di 102

INDENNITÀ AI CO.CO.PRO: UN BEL GESTO CHE NON IMPEGNA

A conti fatti, i beneficiari dell’indennità destinata ai collaboratori a progetto potrebbero essere circa 10mila e la spesa per le casse dello Stato intorno agli 8 milioni di euro. Non è infatti destinata a tutti, ma solo agli iscritti in via esclusiva alla gestione separata dell’Inps, in regime di monocommittenza, con un reddito lordo compreso tra 5mila e 11.516 euro nel 2008 e superiore a 3.500 euro nel 2009. Soprattutto, i co.co.pro devono operare in aree o settori in crisi. E quali siano, lo deciderà un successivo decreto. Incerto anche il momento dell’erogazione.

SALARI PIU’ ALTI PER LA LOCOMOTIVA GERMANIA

La Germania affronta meglio di altri paesi la crisi finanziaria: non deve fare i conti con una bolla immobiliare né con famiglie troppo indebitate. La cogestione ha permesso alle imprese tedesche di ristrutturarsi e il paese ha fondato la sua più recente crescita su moderazione salariale ed esportazioni. Il rovescio della medaglia sono i consumi privati bassissimi. Il governo tedesco deve perciò intervenire con misure incisive e rapide per sostenere la domanda interna. Servono aumenti dei salari, ma anche politiche di bilancio permanenti, indirizzate alle famiglie più povere.

RISTRUTTURARE LA SPESA CONTRO LA CRISI

E’ possibile intervenire per ridurre l’entità e la durata della recessione senza peggiorare i conti pubblici del dopo-crisi. Ma bisogna concentrare le poche risorse disponibili su due o tre misure destinate a durare nel tempo. Le briciole sparse per accontentare un po’ tutti che sono state elencate all’incontro del governo con le parti sociali sono inefficaci. Le coperture delle politiche espansive dovranno essere parimenti selettive. Si può sfruttare la recessione per avviare un processo di ristrutturazione della spesa pubblica che porti a consistenti risparmi nel corso del tempo, non necessariamente subito.

E ADESSO IL DEBITO COSTA MENO

La crisi finanziaria potrebbe avere anche un effetto collaterale positivo: la riduzione del costo del debito per lo Stato. Da una parte c’è infatti la diminuzione dei tassi ufficiali decisa dalla Bce, che riduce la spesa per interessi. Dall’altro, la fuga dall’investimento in Borsa, che si traduce in un aumento di domanda per gli strumenti finanziari più sicuri, anche a costo di doversi accontentare di bassi rendimenti. Una prima stima prudenziale indica in quasi 4 miliardi di euro il risparmio in un anno sul servizio del debito. Risorse utili per iniziative di sostegno all’economia.

TORNIAMO A DARE I NUMERI SULLA PRODUTTIVITA’

I dati confermano che l’attuale rallentamento, o recessione, non è solo un episodio congiunturale ma, almeno per l’Italia, è la continuazione di un trend negativo di crescita che ha cominciato a manifestarsi dalla metà degli anni Novanta. E nel tempo è cambiata la natura del processo di crescita dell’economia italiana. Dopo il 2000, l’incremento del Pil è trainato solo dall’aumento delle ore lavorate totali. La produttività mostra un andamento declinante nel biennio 2006-07. In contrasto con le molte illusioni sulla rinnovata capacità di innovare delle imprese italiane.

DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI AIUTI DI STATO

Gli aiuti al settore finanziario applicano e non derogano le regole del Trattato. Il Consiglio europeo ha sottolineato l’eccezionalità della situazione e ha previsto alcune esplicite e dettagliate condizioni. L’accesso agli aiuti deve essere non discriminatorio, ma aperto a tutte le istituzioni finanziarie costituite nel territorio, a prescindere dalla loro nazionalità. L’aiuto deve essere temporaneo e strettamente funzionale alla durata della crisi e proporzionato anche dal punto di vista quantitativo. Insomma, in questo campo le regole ci sono. E sono buone.

LA PERICOLOSA PRUDENZA DEL MINISTRO TREMONTI

Il governo non riesce a decidere come reagire alla crisi. Il programma di ricapitalizzazione delle banche, altrove già avviato, continua a essere rinviato. Tremonti conferma la manovra approvata a giugno come se niente fosse successo nel frattempo. Questo immobilismo è pericoloso. Non serve ad evitare il peggioramento dei conti pubblici e non ci permette di contrastare la recessione. Anche senza colpo ferire finiremo nel 2009 per superare la soglia del 3 per cento nel rapporto fra indebitamento netto e pil. Meglio farlo varando quelle riforme strutturali che permettono oggi di contenere la recessione e domani di tornare a crescere.

UNO SCAMBIO INTERTEMPORALE CONTRO LA RECESSIONE

E’ probabile che la recessione si faccia sentire in Italia più che altrove. E la proclamata tolleranza europea sui disavanzi rimarrà comunque molto attenta nei confronti di un paese che ha un debito pubblico ancora così alto. Oltre a una politica monetaria della Bce che spinga in basso i tassi d’interesse, resta la possibilità di ricorrere a interventi di bilancio volti a sostenere la spesa per consumi. Da accompagnare con una manovra strutturale simultanea, che definisca un profilo di rientro dal disavanzo e dal debito nel medio-lungo periodo.

Altri chiarimenti su Alitalia

In primo luogo il cosiddetto salvataggio di Alitalia è in realtà la sua chiusura. Dal punto di vista “tecnico” questa è forse la cosa meno rilevante, ma dà fastidio che si metta in liquidazione un’impresa e si dica che la si è salvata.

UNA MANOVRA SENZA SPERANZA*

Il Parlamento approva la manovra economica depressiva del Governo, che prevede un ulteriore incremento della pressione fiscale, mentre ci sarebbe bisogno di ridurre le tasse sul lavoro per allontanare lo spettro di una recessione. L’unica novità di rilievo introdotta dal Parlamento è la misura sui precari che applica al mercato del lavoro il metodo seguito dal Presidente del Consiglio nell’affrontare i suoi problemi con la giustizia: si interviene sui processi in corso. Una manovra insomma che non da speranza. Mentre non si perde occasione per predicare la paura.

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