L’Opec allargata ha mantenuto stabili le quotazioni del petrolio durante la pandemia. All’ultima riunione l’incantesimo si è rotto, ma un accordo si troverà. Perché le incognite sono tante e il mercato chiede un’organizzazione solida tra paesi produttori.
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Il cambiamento climatico va affrontato. Ma i governi hanno difficoltà a trovare stime affidabili su cui costruire le politiche. Ora dall’America si propone un nuovo approccio, concentrato sul breve termine. Il suo vantaggio principale è la flessibilità.
Con la pianificazione regionale, alcuni territori sono riusciti a dotarsi dell’impiantistica necessaria alla chiusura del ciclo dei rifiuti urbani indifferenziati. Quelli di altre realtà continuano invece a viaggiare tra regioni e verso l’estero.
Il social cost of carbon quantifica i danni globali futuri provocati da un’unità addizionale di gas serra rilasciata nell’atmosfera. Un indicatore molto utile, quindi, per misurare gli effetti delle politiche climatiche. Il Pnrr va nella giusta direzione.
L’Italia è uno dei paesi che più spesso supera le soglie di concentrazione di poveri sottili e ultrasottili. Tutto ciò si ripercuote sulla salute delle persone, anche giovani. Ma sono alti e tangibili pure i costi per il Sistema sanitario nazionale.
Dagli ambientalisti è stata definita una sentenza storica: una corte olandese ha imposto a Shell di adeguare le sue politiche aziendali all’Accordo di Parigi sul clima. Perché la protezione dai cambiamenti climatici rientra fra i diritti umani.
L’acqua è una risorsa essenziale per la vita umana e per molteplici attività economiche. Ed è anche un paradigma di economia circolare. In Italia è necessario migliorare i modelli gestionali e premunirsi dai rischi dei cambiamenti climatici.
Le piogge torrenziali sulle città diventano sempre più comuni e intense, così come le ondate di caldo. Accusare i sindaci per i danni risolve poco. È invece necessaria una politica di adattamento ai cambiamenti climatici a tutti i livelli di governo.
Il Green Deal europeo ha avuto un effetto traino su paesi e grandi imprese. Il rischio è che agli annunci non seguano fatti. Ora il rapporto Nze dell’Agenzia internazionale dell’energia ha il merito di mettere tutti davanti alle proprie responsabilità.