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Categoria: Energia e ambiente Pagina 51 di 60

TRE PROBLEMI PER IL NUCLEARE

Dopo l’improvviso annuncio del ritorno al nucleare, èopportuno ragionare quantomeno sugli assetti proprietari di questa industria, sulla regolamentazione del settore, sulle previsione di prezzo dei combustibili e sulla redditività degli impianti. Cerchiamo di farlo guardando alle scelte di Regno Unito, Francia e Finlandia, che nei venti anni di rinuncia del nostro paese hanno deciso di continuare a utilizzare e potenziare l’energia nucleare. Esempi che possono aiutarci a evitare una impervia via italiana al nucleare.

PRENDENDO SUL SERIO L’ALBANIA

Quando era stata avanzata dal Ministro dellÂ’economia in pectore Giulio Tremonti aveva un po’ il sapore della boutade neocolonialista: perché non costruiamo una centrale nucleare nella vicina Albania visto che non è possibile farlo, per varie ragioni, entro i confini nazionali?Presumibilmente lÂ’idea era quella di aggirare le opposizioni di casa e lÂ’esito del referendum del 1987, allo stesso tempo ottenendo elettricità a condizioni privilegiate e vantaggiose. Poi vennero lÂ’assenso di Pierferdinando Casini, Antonio Marzano ed Enrico Letta, le ragionate perplessità di Chicco Testa, e da ultimo lo scetticismo dellÂ’ex-commissario europeo Mario Monti che si sentirebbe “più tranquillo ad avere il nucleare attivo in Francia piuttosto che in altri paesi”. Senza dubbio si riferiva allÂ’Albania, ma forse aveva doti di preveggenza pensando anche ai confini con il nostro Friuli-Venezia Giulia. Quando però il premier dellÂ’Albania Sali Berisha ha dichiarato di non volere escludere i suoi concittadini dal grande potenziale rappresentato dallÂ’energia nucleare e che “lÂ’ideale sarebbe un accordo con i paesi vicini, Italia per prima. Finanzieremo con il governo di Roma un impianto da costruire in Albania” e quando Enel ha dichiarato “nel caso in cui si raggiunge un accordo tra i due governi noi valuteremo questo progetto”, allora abbiamo pensato che si faceva sul serio. Ed allora proviamo a fare sul serio anche noi. Perché lÂ’Italia vorrebbe il nucleare? Possiamo fornire tre ragioni (ma lÂ’elenco non è esaustivo): 1) contribuisce a ridurre le nostre emissioni di gas-serra e quindi ad ottemperare ai vincoli di Kyoto ed europei; 2) riduce la nostra dipendenza energetica dallÂ’estero attraverso minori importazioni di gas usato per produrre elettricità; 3) riduce la bolletta energetica delle famiglie perché il kilowattora prodotto con il nucleare costa meno di quelli prodotti con il gas e con le fonti rinnovabili. Che contributo dà la “proposta albanese” a queste tre esigenze? La risposta è negativa per i primi due quesiti e forse o probabilmente positiva per il terzo. Ma non è chiaro in che misura dovrebbe essere preferibile o più economico importare elettricità dallÂ’Albania anziché – come di fatto stiamo correntemente facendo – dalla Francia, dalla Svizzera o Â… dalla Slovenia.

DISCARICA IN CASA CUPIELLO

Il piano appena varato dal governo propone quello che tutte le persone serie auspicano da anni, ma che il sistema napoletano non è stato finora capace di realizzare: raccolta differenziata per quanto possibile e termovalorizzatori per ciò che resta. Nella fase intermedia, uso degli impianti di selezione meccanica per stabilizzare il rifiuto e metterlo in discarica. Con gli incentivi giusti affinché questo periodo duri il meno possibile. Ma il vero problema non è nello schema tecnologico e logistico, è piuttosto nella capacità di metterlo in atto, organizzarlo e farlo funzionare.

LA SPERANZA CHE VIENE DAL CARO PETROLIO

I prezzi alti del petrolio, determinati dalla domanda dei paesi asiatici, preoccupano l’Occidente. Eppure, almeno per gli Stati Uniti, c’è una correlazione positiva tra il costo del petrolio e la produzione industriale, come mostra uno studio recente. Perché la comparsa di nuovi attori economici rende alcune risorse più scarse, aumentandone il costo, ma offre nuove opportunità di commercio. E’ la capacità di innovare e rimanere leader in produzioni sofisticate e poco sostituibili che gioca un ruolo chiave nel decidere se la sfida di oggi sia un’opportunità o una sciagura.

UN BONUS CHE PESA SULL’AMBIENTE

Scaduto il bonus fiscale sulla benzina deciso dal governo Prodi, sono già forti le pressioni perché il nuovo esecutivo rinnovi il provvedimento, anzi lo rafforzi. Ma l’accisa sui carburanti va considerata sotto il profilo della correzione dell’impatto ambientale. Se proprio si deve intervenire, meglio dunque prevederne una riduzione virtuale e utilizzare la somma ricavata per favorire il risparmio energetico o per incentivare le energie rinnovabili. Si eviterebbe di inviare ai cittadini il segnale sbagliato che la tassazione delle fonti fossili di energia si può ridurre.

VIAGGIO AL TERMINE DELLA MUNNEZZA

Primo Consiglio dei ministri a Napoli, all’ordine del giorno la crisi dei rifiuti. Ma anche per il nuovo governo non sarà facile trovare una soluzione definitiva. Nel frattempo, la situazione è lontana dalla normalità: si cerca ancora un rimedio temporaneo per far fronte all’emergenza. Intanto, però, il capitale di fiducia dei cittadini nelle istituzioni è stato dissipato e il denaro sperperato per operazioni clientelari o conniventi. Da questa situazione si uscirà con enormi difficoltà, grande pazienza, nervi saldi e soprattutto tempi lunghi.

BENZINA CARA, MA NON TROPPO

Negli ultimi cinque anni, i rincari dei carburanti sono stati molto inferiori a quelli della materia prima, soprattutto grazie all’apprezzamento dell’euro. Le politiche ambientali, poi, hanno garantito ulteriori risparmi agli automobilisti. In tutti i paesi, però, le compagnie petrolifere tendono ad adeguarsi rapidamente ai rincari, mentre sono molto lente a trasferire i ribassi sui clienti finali. E in Italia resistono posizioni di rendita e meccanismi di formazione dei prezzi che finiscono per penalizzare i consumatori e le imprese, anche rispetto ai partner europei.

ENERGIA E AMBIENTE

Nel capitolo dell’energia e dell’ambiente i programmi elettorali di Popolo della libertà (Pdl), Partito democratico (Pd), Sinistra Arcobaleno (Sa), Unione di centro (Udc), Italia dei valori (Idv), La Destra-Fiamma tricolore non sembrano essere caratterizzati da differenze significative. Le indicazioni di Idv e de La Destra sono estremamente sintetiche, mentre il Parlamento del Nord non sembra prendere in considerazione queste problematiche.
Il novero delle proposte in tema di fonti energetiche, mercati dell’energia, salvaguardia del clima, rifiuti è più o meno lo stesso, anche se spesso una formazione politica su singoli punti si diparte dal gruppo delle altre.Èbene comunque ricordare che per tutti i partiti si tratta sempre e solo di promesse, le quali, in questo ambito , tendono più spesso che no a rimanere tali da una legislatura all’altra.
Tutti i partiti si dicono a favore del ricorso allo sviluppo delle fonti rinnovabili: il solare viene particolarmente enfatizzato. Promozione di efficienza e risparmio energetico sono un altro elemento cardine delle strategie che i vari partiti hanno in mente.

PARTITO DEMOCRATICO

Il Pd propone un piano per realizzare in dieci anni la trasformazione delle fonti principali di riscaldamento degli edifici privati e pubblici. Inoltre propone di rendere permanenti gli incentivi fiscali previsti dalla Finanziaria 2008. Favorevole allo sviluppo del nucleare di ultima generazione. Il carbone pulito è una fonte menzionata nell’ambito di un generale proposito di sviluppo di tecnologie energetiche che prevedano la cattura e il sequestro dell’anidride carbonica, nonché – interessante – dell’idrogeno.
Riconosce la necessità di procedere sulla strada dei rigassificatori. Più in generale, il Pd si sofferma molto sul gas naturale, sia per l’aspetto tecnologico (trasporto, stoccaggio) che di mercato (borsa del gas, Italia hub della rete europea del gas).
Ritiene desiderabile la microgenerazione.
Favorevole agli inceneritori, chiamati pudicamente termovalirizzatori. Anche ad essi il Pd sembra riferirsi quando parla di sviluppare impianti per il trattamento dei rifiuti.
Il Pd proclama l’obiettivo di minimizzare il consumo di suolo vergine – la green land – e di riqualificare le aree già costruite – le brown lands. Dichiara poi urgente un piano di riqualificazione delle periferie.
Il Pd elabora un’articolata proposta per battere l’“ambientalismo che cavalca ogni Nimby”, che passa per la presentazione pubblica – anche sul web – dei progetti infrastrutturali, per la discussione, l’ascolto e la rielaborazione per tenere conto delle osservazioni, ma alla fine arriva alla definitiva fase decisionale.
Propone una strategia generale nella scelta degli strumenti di politica energetico-ambientale nella direzione della “sperimentazione di particolari incentivi di mercato”: da tariffe variabili di smaltimento dei rifiuti in base alla partecipazione o meno alla raccolta differenziata, a tasse di possesso automobilistiche legate alle emissioni, fino alla “previsione di una carbon tax che penalizzi processi particolarmente energivori”. Insomma: “maggiore ricorso al mercato e ai prezzi, minore ricorso a concessioni, licenze e divieti”. L’economista in genere e l’economista ambientale in particolare gongola, anche se la formula della “sperimentazione di particolari incentivi di mercato” ha più il sapore della concessione che della convinzione, del sasso tirato e della mano nascosta.
C’è nel programma Pd una frase suggestiva: “il problema ecologico ci impone una gigantesca riallocazione delle risorse di lavoro, di terra e di capitale”. Si deve perciò “accelerare la transizione da settori, processi e prodotti energy-intensive a settori, processi e prodotti energy-saving, spostare risorse dal consumo immediato all’investimento, incoraggiare l’abbandono di stili di vita consumistici fino alla dissipazione, a favore di stili di vita attenti alla eco-compatibilità dei comportamenti individuali”.

POPOLO DELLA LIBERTÀ

Il Pdl si dice favorevole oltre che alle fonti di energia rinnovabili a un impegno per lo sviluppo del nucleare di ultima generazione, anche se la stampa sembrava anticipare mosse molto più ardite da parte del centrodestra in questo ambito. Propone la conversione delle centrali elettriche a olio combustibile a favore dell’utilizzo del carbone pulito.
Sul fronte delle infrastrutture energetiche si registra il consenso a procedere sulla strada dei rigassificatori
È d’accordo con i termovalorizzatori, ma sostiene che va comunque privilegiata e promossa la raccolta differenziata.
Il Pdl propone di introdurre non meglio specificati strumenti di tutela del suolo e delle acque anche per prevenire disastri idrogeologici. E una legge obiettivo per il recupero, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale e la tutela del paesaggio.
La formazione del centrodestra, con un occhio di riguardo per i propri alleati, è particolarmente attenta al ruolo delle autonomie territoriali e alle competenze delle regioni, le cui prerogative in queste materie vengono più volte richiamate.
L’idea più originale è forse quella di introdurre il “5 per mille” a favore dell’ambiente: non ci è dato però sapere esattamente a favore di chi e di che cosa e di che somma si potrebbe trattare.

SINISTRA ARCOBALENO

Solo il programma della Sa menziona il Protocollo di Kyoto, quasi che gli altri dimenticassero che da lì il futuro governo dovrà partire e dovrà indicare come fare fronte agli obblighi che sono già scattati per il nostro paese il primo gennaio scorso.
Sinistra Arcobaleno propone un grande investimento pubblico per l’installazione di pannelli solari su tutti i tetti di case e condomini italiani. Suggerisce poi di proseguire lÂ’esperienza del Conto energia. Ribadisce il suo no convinto e perentorio al nucleare.
Il gas è solo il combustibile di transizione, secondo la Sa, verso le fonti rinnovabili.
No agli inceneritori e al tentativo di finanziarli con il Cip/6, una truffa da eliminare definitivamente secondo la Sa.
In tema di governo del territorio e tutela del paesaggio, la Sa invoca una legge quadro che abbia come obiettivo quello di fermare il consumo del suolo anche attraverso il bando definitivo dei condoni edilizi.
L’acqua è una risorsa che deve restare pubblica, afferma, ed è anzi necessario ripubblicizzare i servizi idrici promuovendo adeguati investimenti nell’efficienza e manutenzione della rete al fine del risparmio e dell’uso compatibile con i rischi di desertificazione del Mezzogiorno.
La Sa considera prioritaria la lotta allÂ’inquinamento acustico e luminoso.

UDC

L’Udc è favorevole alle fonti di energia rinnovabile e al nucleare di ultima generazione.
D’accordo a procedere con i rigassificatori. lÂ’Udc propone di privilegiare la ristrutturazione di impianti esistenti di produzione di elettricità e di promuovere la cogenerazione.
È favorevole ai termovalorizzatori.
Sotto il profilo delle procedure, l’Udc invoca la semplificazione della normativa vigente e il riordino delle competenze in materia di energia. Il “federalismo energetico” non può essere diritto di veto, ma assunzione di responsabilità.

PARTITI MINORI

L’Italia dei valori è favorevole allo sviluppo del nucleare di ultima generazione e alla microgenerazione. Ritiene che vada privilegiata la raccolta differenziata. E propone di finanziare le auto elettriche.
Sulla questione dei rifiuti, La Destra, pur favorevole ai termovalorizzatori, ritiene particolarmente importante puntare sulla raccolta differenziata. 

QUELL’INDUSTRIA CHIAMATA RACCOLTA DEI RIFIUTI

Un tempo la cenerentola dei servizi pubblici, la raccolta dei rifiuti va ora trattata come un’attività industriale. L’Italia, almeno sul piano legislativo, ha fatto propri principi e obiettivi moderni e in linea con l’Europa. Ma se non sempre riesce ad attuarli, è perché non ha ben compreso i problemi economici sollecitati dalla crescente complessità della filiera. Manca ancora la consapevolezza delle conseguenze della trasformazione sul lato dell’organizzazione economica, dei modelli di regolazione, dell’assetto delle competenze e delle responsabilità.

SE IL PETROLIO ACCENDE L’INFLAZIONE

Perché il prezzo del petrolio continua a salire? La crescita economica di Cina, India e Vietnam ha determinato un forte rialzo della domanda. Non solo. Anche il mercato del greggio ha gradatamente, ma radicalmente mutato le sue caratteristiche strutturali. E le fluttuazioni dei prezzi rappresentano un’occasione di investimento finanziario. In più c’è la debolezza del dollaro. L’euro forte ha finora attenuato l’impatto sui prezzi interni. Ma i rischi di inflazione restano alti.

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