Conviene o no all’Italia richiedere i prestiti fino a 36 miliardi al Meccanismo europeo di stabilità? La Troika non c’è. Si risparmia qualcosa in interessi e si rende più facile l’avvio delle Omt. Ma sono soldi vincolati ai costi diretti e indiretti della pandemia. Il vero punto è come spenderli bene.
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La sentenza con cui la Corte di Karlsruhe ha di fatto svincolato la Bundesbank dalla partecipazione al programma Pspp della Bce non avrà solo conseguenze economiche. Si tratta di un pericoloso precedente giuridico e politico in grado di minare le basi stesse dell’Unione.
I giudici tedeschi mettono i bastoni tra le ruote alla Bce, che sta usando la necessaria flessibilità per fronteggiare la crisi. Il programma di acquisto di titoli non è un finanziamento monetario del debito pubblico ed è pienamente giustificato dal mandato della Banca centrale.
La Commissione europea studia le misure per fronteggiare la grave crisi dovuta all’emergenza sanitaria. Il piano di ricostruzione finanziato dal Recovery Fund potrebbe essere un’ottima occasione per uniformare le regole italiane alle norme comunitarie.
Il Recovery Fund potrebbe essere un primo seme di una vera leva fiscale europea. Va però disegnato in modo da bilanciare tutte le linee di frattura tra governi contrari e governi favorevoli alla creazione di uno strumento comunitario di questo genere.
Il Recovery Fund viene presentato come una grande vittoria dell’Italia. In realtà, i passi in avanti sono pochi. Perché resta senza soluzione il vero punto del contendere: la condivisione del debito, anche se si agisse attraverso il bilancio europeo.
Giovedì i capi di governo europei si incontrano per discutere un piano di interventi. Attenti alle richieste irragionevoli: creano aspettative inevitabilmente deluse nella periferia europea, e risentimento negli altri paesi. La miscela perfetta per disintegrare l’Europa, non per unirla.
Le risposte finora indicate dall’Eurogruppo per fronteggiare la crisi legata alla diffusione del Covid-19 sono insufficienti. Ma è interessante la proposta di un Recovery Fund. Potrebbe diventare lo strumento di una politica di bilancio di tipo federale.
La Commissione europea ha stabilito alcuni principi per permettere ai singoli paesi di sostenere le proprie imprese. Un unico piano europeo avrebbe dato maggiori garanzie. C’è il rischio che un’ondata di aiuti di stato crei distorsioni enormi nel mercato.
È vivo il dibattito che contrappone il Mes ai coronabond, in realtà strumenti di indebitamento identici. La vera distinzione è tra emissione unilaterale e simultanea di nuovo debito. Con i coronabond l’Italia si illude di spuntare una tripla concessione.