Il Manifesto di Ventotene è alla base dello sviluppo del capitalismo europeo così come lo abbiamo conosciuto dal dopoguerra a oggi. Ma soprattutto prefigura uno stato europeo in grado di dialogare da pari a pari con gli Stati Uniti e i paesi asiatici.
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In un Bundestag ridisegnato dalle elezioni di febbraio le modifiche costituzionali al “freno al debito” sono difficili. L’escamotage è far approvare un pacchetto per difesa e infrastrutture dal parlamento uscente. Ma la decisione finale è ancora in dubbio.
Avviato l’iter per la definizione del Quadro finanziario 2028-2034 della Ue. Dovrà affrontare tre temi cruciali: competitività e produttività, flessibilità e fonti di finanziamento. Potrebbe essere il primo passo per rafforzare l’Unione europea.
Il problema della spesa per la difesa in Europa è oggi la frammentazione nei diversi stati. Un semplice aumento delle percentuali non servirebbe a molto. Si dovrebbe invece investire su progetti comuni. Farlo nella Ue a 27 è però praticamente impossibile.
Scende la disuguaglianza di reddito nell’Unione europea. Tra i salari, infatti, c’è più convergenza e il miglioramento è essenzialmente legato allo sviluppo dei paesi dell’Est europeo. Tra i sistemi di welfare restano invece molte differenze.
Le differenze normative e fiscali tra stati e la frammentazione industriale sono le cause principali del declino dell’Europa. Per facilitare la creazione di massa critica si dovrebbero sviluppare due programmi d’intervento da condurre simultaneamente.
Negli ultimi venticinque anni le economie del Centro-Est Europa hanno fatto grandi progressi. Alcuni segnali suggeriscono però che il loro modello di crescita ha necessità di un rinnovamento, puntando su investimenti in ricerca e capitale umano.
La diagnosi del Rapporto Draghi sulle carenze del settore europeo delle telecomunicazioni non appare sufficientemente articolata. Non tutte le soluzioni sono quindi convincenti. Non lo è in particolare l’allentamento dei criteri di valutazione delle fusioni.
Dopo la pubblicazione del Rapporto Draghi, l’attenzione si è concentrata sugli ingenti investimenti necessari per stimolare crescita e aumenti di produttività. Ma i punti strategici centrali riguardano il diritto della concorrenza e il commercio con l’estero.
Il rapporto Draghi offre una profonda analisi delle ragioni per la scarsa crescita Ue e dei rischi per il futuro. Le soluzioni proposte richiederebbero che l’Europa diventasse una vera federazione. Ma qualcosa si può iniziare a fare, almeno tra paesi volenterosi.