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Un patto per i non autosufficienti

Il governo non ha ancora chiarito le proprie intenzioni nell’assistenza alle persone non autosufficienti e soprattutto su come intende colmare i ritardi italiani. Ci sono state solo alcune iniziative specifiche, non coordinate tra loro. Serve ora uno sforzo progettuale per definire la riforma e maggiori risorse dedicate nella prossima Finanziaria. Tenendo ben presente che per migliorare la realtà dell’assistenza ci vogliono almeno tre anni. E che l’attuazione, aspetto sottovalutato ma decisivo, va accompagnata e monitorata con attenzione.

Il peso elettorale dei sedicenni*

L’Austria sarà la prima in Europa ad abbassare il voto ai 16 anni. I motivi che hanno spinto il governo austriaco al “rivoluzionario” cambiamento valgono ancor di più per l’Italia. Ma le trasformazioni demografiche in atto sono tali che anche un allargamento così significativo dell’elettorato giovanile avrebbe di fatto solo un valore simbolico. Costituirebbe però un primo passo importante verso la valorizzazione delle nuove generazioni in un paese che finora investito poco sui giovani e, quindi, sul proprio futuro.

Quel singolare quoziente di famiglia

Due proposte in Parlamento per l’introduzione di un “quoziente” destinato a sostituire le detrazioni per carichi familiari. A prima vista un sistema corretto: all’aumentare della numerosità del nucleo familiare, diminuisce il reddito soggetto a imposta, cosicché si applica una aliquota più bassa. In realtà, a ridursi è la progressività, a vantaggio delle famiglie con redditi medio-alti e alti. E con effetti di disincentivo del lavoro femminile. La previsione di una soglia oltre la quale il quoziente non si applica mostra poi la contraddittorietà del progetto.

Quant’è complicato il sistema familiare

Le proposte di legge sul quoziente familiare implicano un cambiamento sostanziale dell’imposizione perché varia l’unità impositiva, da individuo a nucleo familiare. E solleva non poche questioni amministrative, gestionali e giuridiche. A partire dalla definizione stessa di “nucleo familiare”, fino agli aggravi per il sostituto d’imposta e la necessità di un nuovo modello di dichiarazione. L’obiettivo di equità potrebbe essere perseguito con maggiore efficacia e minori costi attraverso un adeguato sistema di trasferimenti e agevolazioni fiscali.

Chi si occupa dei non autosufficienti

Servono circa 18mila euro l’anno per assistere una persona non autosufficiente. A carico delle famiglie oltre un terzo della cifra, il resto è per lo più finanziato dall’Inps. Si tratta quindi di trasferimenti monetari e non di servizi di supporto. Nonostante l’introduzione dei piani di zona, la possibilità di programmazione a livello locale resta scarsa. Potrebbe aumentare se si chiedessero all’Istituto previdenziale più informazioni sugli utenti che ricevono le prestazioni assistenziali. Debole la capacità del non profit di attrarre finanziamenti da privati.

Pari opportunità anche di restare al lavoro

Le differenze di genere nei tassi di crescita salariale sono legate a fenomeni di mobilità “volontaria”. Forse perché le donne decidono di muoversi verso imprese più grandi per motivi diversi dalla retribuzione, come la maggiore protezione o la flessibilità nell’orario di lavoro. Nelle politiche del lavoro è necessario considerare questo aspetto e sviluppare misure di supporto che permettano di conciliare vita lavorativa e familiare senza per questo rinunciare alla realizzazione professionale.

Perché il figlio resta unico

I risultati di un’indagine campionaria Istat sulle nascite. Più della metà delle donne intervistate desidera un secondo bambino, ma rinuncia. Perché i figli costano e perché è difficile conciliare famiglia e lavoro. Mentre aumentano le preoccupazioni per le responsabilità di cura. Per le quali ci si affida all’aiuto dei nonni, mentre i padri contribuiscono assai poco al lavoro familiare. Ma sono soprattutto le madri del Sud a trovarsi in maggiore difficoltà: hanno a che fare con un mercato del lavoro più difficile e con un sistema dei servizi più carente.

Uguali perché mobili

L’istruzione media degli italiani è significativamente cresciuta, in particolare dopo la riforma della scuola dell’obbligo nel 1962. Nel conseguimento della laurea permane però un differenziale di probabilità legato al diverso background familiare. Per le differenze di reddito e perché per i figli di non laureati l’università è un investimento più rischioso ed è maggiore il costo opportunità. Ma anche per effetto dei modelli di ruolo. Frequentare un ateneo lontano dalla città di residenza della famiglia potrebbe attenuarne l’impatto.

Quando il vento dell’est aiuta le lavoratrici

Sono molte le similitudini tra Italia e Germania in tema di famiglia: dalle norme costituzionali che la tutelano a un’organizzazione pratica fondata sulla separazione del lavoro tra uomini e donne, al welfare. Ora, però, i tedeschi sono riusciti a fare delle politiche della famiglia una priorità bipartisan, avvicinandosi alle scelte dei paesi nordici. E’ in parte un effetto dell’onda lunga dell’unificazione. Mentre noi sembriamo esserci fermati, attardati in discussioni ideologiche e in guerre di confine tra ministeri senza portafoglio.

Ma fa paura l’asilo nido?

I dati mostrano che in Italia gli asili nido sono pochi, costano molto e sono disponibili solo in alcune Regioni. Perciò la Finanziaria ha stanziato risorse per un piano straordinario che ne aumenti il numero. E incentivi di conseguenza l’offerta di lavoro femminile. La sua efficacia passa per la riorganizzazione degli orari e il miglioramento della qualità del servizio. E il superamento delle diffidenze delle famiglie. Servono indagini longitudinali per valutare gli effetti dell’asilo sul benessere psico-fisico dei bambini e sul loro successo scolastico.

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