Nel maxiemendamento alla Finanziaria 2006 è apparso un “mini-bonus” di 160 euro per tutti i nati dal 2003 al 2005. Un nuovo esempio di provvedimento inutile e costoso da realizzare. Perché di politiche familiari si discute poco e spesso in modo estemporaneo. Manca ancora una definizione dei livelli essenziali di assistenza e persistono forti disuguaglianze territoriali nei diritti minimi. Tutte le politiche sociali non previdenziali, locali o nazionali che siano, rimangono in uno stato di precarietà permanente, modificabili e cancellabili da un anno all’altro.
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I fondi, non irrilevanti, del “pacchetto famiglia” potrebbero essere investiti in modo più efficace per perseguire gli stessi obiettivi indicati dal Governo. La riforma dell’assegno al nucleo familiare permetterebbe di avere uno strumento di sostegno al costo dei figli per le famiglie a reddito medio-basso più sistematico, ma anche più equo. Attraverso un’integrazione di reddito si potrebbe garantire il congedo parentale anche ai genitori con reddito basso o contratti a progetto. Nidi pubblici, sanità e trasporti sono ulteriori campi di possibile intervento.
Le coppie di fatto sono una realtà ormai diffusa e in forte crescita anche in Italia. Perché le giovani generazioni preferiscono non fare troppo presto scelte cariche di impegni e responsabilità . Ma anche perché aumenta il senso di insicurezza. Eppure le convivenze continuano a non avere alcun riconoscimento giuridico. Si dovrebbe invece adottare un approccio pragmatico ed equilibrato. Per arrivare a forme di riconoscimento, magari sull’esempio del Pacs francese. E per ridurre le insicurezze che frenano la progressione al matrimonio e alla decisione di aver figli.
Separazioni e divorzi aumentano, più al Nord che al Sud. Ma restano comunque al di sotto della media europea. Inoltre, quasi la metà delle coppie che si separa non chiede poi il divorzio. La legislazione italiana obbliga infatti ad almeno tre anni di attesa. E’ una lunga pausa di riflessione che non solo mette in difficoltà le eventuali nuove famiglie, ma rende spesso più difficile la ridefinizione dei rapporti e delle responsabilità verso i figli avuti con l’ex coniuge. Mentre la consuetudine dell’affido esclusivo alla madre nasconde rischi economici non irrilevanti.
I dati Istat mostrano che tra luglio e settembre 2003 sono morte ventimila persone in più rispetto all’anno precedente. Attribuibili all’ondata di caldo di quell’estate. A suo tempo, un’inchiesta dell’Istituto superiore di Sanità aveva negato ogni emergenza. E mentre in Francia è stato varato un piano di assistenza agli anziani “fragili”, da noi si discute ancora. Il fondo per la non autosufficienza dovrà preoccuparsi di favorire una rete territoriale di interventi a più livelli: strutture centrali, enti locali, famiglie, operatori privati e volontariato.
Per sostenere i redditi familiari, si chiede una sostanziale inversione di rotta per il nostro sistema fiscale: l’unità impositiva Irpef dovrebbe essere la famiglia e non più l’individuo. Ma il cosiddetto “quoziente familiare” crea distorsioni nelle scelte lavorative del coniuge con reddito più basso. Le statistiche mostrano infatti che nei paesi a tassazione congiunta, le donne in media lavorano di meno. Priorità del nostro paese sono invece il riconoscimento delle spese a carico delle famiglie e l’attenzione a non disincentivare ulteriormente il lavoro femminile.
L’Italia, ormai quasi sola in Europa, non ha una legge che riconosca legalmente la convivenza al di fuori del matrimonio indipendentemente dal sesso, come chiede lÂ’Unione europea. Sotto il profilo costituzionale non vi è alcun ostacolo alla promulgazione di una norma di questo tipo. Non si deve necessariamente giungere a una equiparazione assoluta tra famiglia legittima e famiglia di fatto. Sarebbe già sufficiente l’adozione della formula francese dei Pacs. Oltretutto, dove le convivenze sono riconosciute e tutelate, cresce anche la natalità .
Insieme ai maltesi, i giovani italiani quelli che restano più a lungo nella famiglia di origine. Le ricerche comparative lo spiegano con l’interagire di più cause, economiche e culturali. Ma un modello sociale che si affida esclusivamente alla solidarietà familiare nella fase di ingresso nella vita adulta può avere effetti perversi: dalla cristallizzazione della riproduzione intergenerazionale della disuguaglianza ai rapporti di coppia “sbilanciati”, con uomini che divengono autonomi sempre più tardi e donne che hanno aspettative di parità e reciprocità . Alessandro Rosina commenta l’intervento; la controreplica dell’autore.
Con la laurea breve, la maggioranza dei diciannovenni italiani si è iscritta all’università . Rimarranno ancora più a lungo nella casa dei genitori? Probabilmente sì, se non si adottano politiche che consentano di mantenere una continuità nel tenore di vita ed eguali opportunità anche per chi lascia la famiglia d’origine. Perché studiare e formare una famiglia propria sono scelte poco compatibili in Italia. E’ necessario allentare la rigidità delle sequenze di eventi. Per esempio, con sostegni al reddito generalizzati e agevolazioni sull’affitto. Gianpiero dalla Zuanna commenta l’intervento; la controreplica dell’autore.
La proposta di legge sull’affidamento condiviso dei figli in caso di separazione ha una chiara portata “culturale” in un paese come l’Italia, dove le responsabilità dei coniugi sono distribuite in misura ineguale e in forme spesso inefficienti, i padri affidatari sono pochi, mentre sono tanti quelli che non corrispondono l’assegno o lo fanno saltuariamente. Ma l’affidamento congiunto non può essere semplicemente imposto per legge. Meglio sarebbe stato adottare normative più pragmatiche ed eque al tempo stesso, come la legislazione sull’affidamento olandese o quella tedesca.