La Grecia è nuovamente l’epicentro della crisi europea. Un compromesso tra le richieste di Tsipras e le esigenze degli altri paesi Ue sarebbe possibile e auspicabile, ma l’accordo non è scontato. Nel frattempo i mercati restano calmi. Grazie soprattutto alle mosse della Bce.
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Il piano che il ministro delle Finanze greco illustra ai leader europei in questi giorni prevede la conversione di parte del debito in titoli indicizzati alla crescita del paese. La proposta avrebbe diversi vantaggi, ma la sua realizzazione è ostacolata da una grave difficoltà tecnica.
Una sorpresa positiva nel Quantitative easing europeo: non ha limiti temporali, ma è condizionato al raggiungimento di un obiettivo di inflazione. Occorreranno però più di 4 anni per attuare un programma simile a quello della Fed. Senza aspettarsi grandi benefici in termini di maggiore inflazione.
Draghi ce l’ha fatta: ha servito il Qe al tavolo del Consiglio Bce. Ha dovuto condirlo in salsa europea per farlo mangiare anche ai tedeschi (lo digeriranno?), ma va bene così. Adesso bisogna che le altre politiche non remino contro, a cominciare dalla vigilanza bancaria della Bce stessa.
Il 1° gennaio è entrata in vigore la nuova direttiva europea sulle crisi bancarie. Prevede una serie di strumenti che hanno l’obiettivo di prevenire e gestire eventuali crisi in modo da ridurne l’impatto. Non ci saranno più salvataggi con fondi pubblici, ma “risoluzioni”.
La decisione della Banca centrale svizzera di sganciare il franco dalla parità con l’euro mostra come sia difficile oggi gestire il tasso di cambio. Ma fa anche pensare che il Quantitative easing della Bce sia ormai alle porte. Mentre gli investitori sono ancora alla ricerca di sicurezza.
La Bce invita le banche a maggiori accantonamenti per far fronte a crediti dubbi. Un ulteriore ostacolo alla diffusione del credito? Basterebbe seguire l’esempio delle banche di credito cooperativo. Gli utili, i vantaggi di un’industria bancaria più patrimonializzata e i malumori delle fondazioni.
L’anomalia dei tassi di interesse negativi rischia di creare qualche problema nella realizzazione del quantitative easing. Per quanto involontarie e tecniche, si potrebbero creare discriminazioni tra paesi membri, a favore dei più forti. Sempre più urgente rivedere il mandato della Bce.
I prezzi delle abitazioni nuove si mantengono su livelli alti, nonostante la crisi dell’edilizia. Per quelle esistenti invece si è registrato un notevole calo. C’era invece da aspettarsi il contrario. Il ruolo delle banche, la domanda debole e la diminuzione del reddito delle famiglie.
Il risultato poco soddisfacente dalle banche italiane negli stress test dipende in particolare dal basso livello del Cet1 ratio. Un valore più alto dell’indicatore avrebbe permesso di sostenere il credito per diversi miliardi, evitando così la caduta del prodotto registrata negli ultimi tre anni.