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STABILIZZARE IL DEBITO TRA TAGLI E TASSE

L’Italia sta fronteggiando una seria crisi di fiducia dei mercati, causata dai timori che le riforme per far ripartire la crescita continuino ad essere rinviate e che l’economia alla fine soccomba sotto il peso del debito pubblico accumulato. È necessario un aggiustamento di bilancio. Che andrebbe perseguito prima tagliando le spese e poi, solo se necessario, aumentando poi l’imposizione fiscale, esattamente l’opposto di quanto appena approvato in Parlamento. Il nuovo Governo ha un’opportunità unica per segnare un punto di svolta.

GLI EUROBOND SECONDO LA COMMISSIONE

La Commissione europea propone diverse ricette per gli eurobond. Meglio quella che prevede una sostituzione parziale del debito con garanzia congiunta da parte degli stati dell’area euro. Il trasferimento di sovranità fiscale proposto dalla Commissione è solo burocratico; occorre una maggiore legittimazione politica. Intanto comincia a crollare il mito della Bundesbank, costretta a comprare il debito tedesco.

IL GOVERNO MONTI, I MERCATI E LA DEMOCRAZIA

Da destra e da sinistra si accusa il neonato governo Monti di non essere frutto di una scelta democratica, ma di una imposizione dei mercati. Il nuovo esecutivo nasce indubbiamente per l’emergenza sui mercati finanziari. E dalla paralisi decisionale del governo Berlusconi che avrebbe reso inevitabile il default. Quanto al ruolo più attivo della Bce, l’Italia sarà più credibile nell’invocarlo se darà l’impressione di voler mettere a posto i conti, senza scaricare sulla Banca centrale o su altri paesi i costi della crisi. Un conflitto di interessi che era meglio evitare.

L’ANDAMENTO DELLO SPREAD

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FRATELLI D’ITALIA, COMPRATE BPT?

Comprare i Btp per salvare il paese: è un invito che gli italiani si sono sentiti rivolgere da più parti in questi giorni. È un ragionamento corretto? Sostituendo i depositi bancari con titoli di Stato si rischia di spostare il problema di liquidità dal governo alle banche. Un effetto netto positivo duraturo si avrebbe solo se gli italiani liquidassero asset stranieri oppure rinunciassero a parte del loro consumo attuale per comprare i titoli di Stato. Le spese per interessi diventerebbero così una forma di redistribuzione interna invece di un trasferimento di risorse all’estero.

L’INCERTEZZA CHE FRENA LA RIPRESA

Le borse mondiali non reagiscono di questi tempi alle notizie che provengono dal mondo dell’economia, ma guardano soprattutto alla politica. Che, sfortunatamente, non è in grado di dare certezze ai mercati né negli Stati Uniti né in Europa. E ciò non solo rallenta la ripresa oggi, ma rischia di indebolire la crescita di lungo periodo. Riportare l’incertezza politica ai livelli del 2006 negli Usa potrebbe far crescere la produzione industriale del 4 per cento e creare 2,5 milioni di posti di lavoro in diciotto mesi. Non basta per parlare di boom economico, ma sarebbe un bel passo in avanti.

UNA POLITICA MONETARIA POCO ECCEZIONALE

Un taglio dei tassi è stata la prima mossa della Bce a guida Mario Draghi. Ma è solo una correzione ragionevole o un vero e proprio cambio di regime di politica monetaria? Oggi, alle banche centrali si chiede di dare segnali sul futuro. E di questo non c’è traccia nel comunicato della Bce. Soprattutto, la forte incertezza sui mercati finanziari e la crisi del debito sovrano richiederebbero una politica monetaria eccezionale. Ovvero l’impegno convinto e di durata prestabilita per un programma di acquisto di titoli dei paesi dell’area euro, con l’obiettivo esplicito di contenere gli spread.

ITALIA-SPAGNA: A CONFRONTO LO SPREAD COI BUND

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SPREAD DA INDIGNAZIONE

Le scelte di politica economica che il governo avrebbe dovuto prendere erano chiare fin da agosto. Priorità assoluta ai tagli alla spesa, in primo luogo quella previdenziale, e lotta seria all’evasione fiscale. Per la crescita, liberalizzazione dei servizi e delle professioni, per creare concorrenza dove oggi esistono situazioni di forte potere di mercato, e privatizzazioni. Ma la lettera inviata ai partner dell’Unione Europea parlava d’altro. Neanche l’opposizione sembra avere risposte adeguate. I mercati non hanno apprezzato per nulla e lo spread è arrivato a livelli record.

MA LA CREDIBILITÀ NON È TUTTO

L’ingresso nella moneta unica ha permesso all’Italia di abbattere il costo medio del debito, con un notevole miglioramento del bilancio e una forte riduzione del rapporto debito/Pil, benché lo sforzo di aggiustamento si sia progressivamente affievolito. Dal 2008, il rapporto debito/Pil è ritornato ai livelli di partenza e l’avanzo primario è crollato. Non stupisce che i tassi siano aumentati. Semmai, sono aumentati poco. Perché finora i mercati hanno dato scarso peso ai fondamentali, considerando impensabili bancarotta e uscita dall’euro. Potrebbero ripensarci.

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