La gravissima crisi di Bear Stearns e l’intervento congiunto della FED e di J.P. Morgan per darle liquidità e guadagnare tempo in attesa di trovare quanto prima un acquirente, prova che la crisi finanziaria non ha affatto esaurito i suoi effetti e anzi, sembra che stia logorando sottotraccia più di un operatore, accrescendo a dismisura il valore della liquidità. Per questo non sarà facile trovare un acquirente di Bear: chi oggi ha la liquidità se la tiene stretta perché sa che domani potrebbe servirgli e trovarla sul mercato è diventato molto difficile. Perché nessuno più presta a nessuno? La ragione è semplice: perché gli operatori vivono in una situazione di ambiguità, in cui non riescono ad assegnare delle probabilità definite alla solvibilità della controparte. Agli occhi di una banca, un’altra banca che si presenta per chiedere liquidità, può avere una probabilità bassa di essere insolvente, ma non può escludere che questa probabiltà sia molto elevata. In queste circostanze la strategia migliore è giocare sul sicuro e non prestare a nessuno. Come venirne fuori? La miglior ricetta è rivelare se possibile dove stanno i rischi, rendendo pubblica l’esposizione di ciascun intermediario verso i subprime. E’ uno di quei casi in cui disclosure è una soluzione adeguata. Perché non la si persegue in modo sistematico? Non farlo radica il dubbio che tutti siano ugualmente e sostanzialmente esposti, fatto che non può essere vero.
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Difficile capire le intenzioni della Bce in questo momento. Aumenta l’inflazione, rallenta la crescita, i mercati finanziari non riescono a uscire da unimpasse sempre più complessa. Ma il problema fondamentale è il declino della sua credibilità. Che migliorerebbe alquanto se la Banca decidesse di rendere note le sue previsioni sui tassi di interesse e se pubblicasse i verbali delle riunioni, invece di affidarsi al linguaggio cifrato dei comunicati. Tanto più che le sue decisioni sono molto spesso corrette. Come dimostra la sua reazione alle turbolenze di agosto.
Gli ultimi dati confemano che l’economia americana sta con tutta probabilità andando incontro a una recessione di cui ad oggi è difficile prevedere la gravità e le conseguenze per le economie europee. A sorpresa il numero degli occupati è calato a febbraio di 63,000 unità. Evidentemente la crisi finanziaria sta facendo sentire i suoi effetti prima e più intensamente di quanto ci si aspettasse. Che cosa accadrà nel prossimo futuro? E’ arduo dirlo. Da un lato gli effetti della crisi finanziaria si devono ancora esplicare; per ora ne abbiamo osservato solo i primi impatti. Dall’altro, la crisi finanziaria stessa può riservare altre sorprese ed essere a sua volta aggravata dal rallentamento dell’economia. Al momento le speranze di evitare una recessione profonda dipendono solo dalla reazione dell’economia al rapido calo dei tassi di interesse deciso dalla FED.
Il programma del Pdl parla di ristrutturazione dei mutui, ma non specifica chi ne siano i destinatari. Il rischio è di introdurre elementi distorsivi nel funzionamento dei mercati con pratiche onnicomprensive che finiscono con il tutelare poco o niente chi ne avrebbe effettivamente bisogno e diritto. Importante il progetto di generalizzare il principio della portabilità a tutti i rapporti bancari, compresi i conti correnti. Vaga invece la proposta di liberalizzare i servizi privati e pubblici e soprattutto di liquidare le società pubbliche non essenziali.
Second Life replica molte situazioni della vita reale. Ma ha un sistema economico diverso. E dunque può essere visto come un microcosmo utile per testare empiricamente le assunzioni classiche della self regulation dei mercati finanziari. Le regole imposte per la quotazione sono ben poche e la concorrenza ha spinto il regolatore privato alla creazione di una normativa essenziale che mira a soddisfare due fondamentali condizioni: l’accesso e la permanenza delle imprese sul mercato e la sicurezza e la fiducia degli investitori nelle imprese quotate.
Nelle primarie americane si discute molto di una soluzione per la crisi dei subprime. Da noi la situazione non è così allarmante, ma è comunque importante valutare le proposte dei programmi elettorali sulla finanza e il diritto delle imprese. Il Pd lancia idee un po’ generiche, ma che possono essere di buon auspicio. Significativo il messaggio della trasparenza coniugato con la semplificazione dei contratti. Soprattutto se fosse accompagnato da un progetto di educazione finanziaria. Si aprono nuove frontiere sul terreno delle relazioni industriali.
Nel complesso la nuova direttiva comunitaria sul credito al consumo è un passo avanti sulla strada della tutela dei consumatori. Propone un’articolata serie di norme sugli obblighi di informazione attraverso i quali il consumatore diverrà più consapevole delle proprie capacità di indebitamento e capace di scegliere le migliori condizioni contrattuali offerte dagli intermediari. Tuttavia, il legislatore comunitario poteva avere più di coraggio e occuparsi anche di una delle principali cause di sovraindebitamento: il mutuo per acquistare la casa.
Il numero di società quotate in Italia è sostanzialmente immutato da decenni, mentre in Europa è notevolmente cresciuto, spesso grazie alle piccole e medie imprese. Molte quotazioni, però, avvengono sui Multilateral Trading Facilities, oggi regolati dalla direttiva Mifid. Qui, l’ammissione a quotazione ha sempre meno una valenza pubblicistica. E il percorso è meno oneroso e lungo perché la verifica della qualità delle società quotande è delegata a un intermediario. Un modello che si può importare nel nostro paese. A patto di rispettare alcune condizioni.
La trattazione comune di istanze simili garantisce la tutela delle situazioni marginali, riduce i costi privati e pubblici della giustizia, allontana le imprese da comportamenti opportunistici e le spinge verso l’adozione di idonee misure precauzionali. Ed è dunque un bene che sia stata introdotta anche in Italia. Ma la nostra norma, come quasi tutte le analoghe leggi europee, si discosta dal modello americano per molti aspetti significativi. Alla fase di sperimentazione, dovrà seguirne una in grado di garantire la libertà d’accesso e la semplicità d’uso.
Le società di rating aiutano ad affrontare i problemi di agenzia e di informazione asimmetrica. Ma le recenti turbolenze sui mercati finanziari hanno messo in luce i molti problemi a esse associati, sia in termini di incentivi sia nello svolgimento della loro attività. Molte delle soluzioni proposte sono però altrettanto problematiche. Resta il fatto che una riforma è necessaria. E forse proprio le esperienze degli ultimi mesi daranno la forza per superare gli ostacoli politici e quelli frapposti dai gruppi di interesse ad alcuni dei progetti più promettenti.