Proibizione del tasso di interesse, equiparato a usura, e di tutto ciò che è incertezza. Sono i concetti fondamentali dell’agire economico islamico. Quale ruolo può rivestire in Europa la finanza islamica? La situazione di gran parte degli immigrati non li rende un target appetibile per le grandi banche. Il loro interesse sembra diretto ad attrarre il risparmio e gli investimenti dei capitali orientali in fuga dagli Stati Uniti. Ma non è una buona strategia perché, su questo, i paesi del Gulf Cooperation Council si stanno attrezzando per fare da soli.
Categoria: Banche e finanza Pagina 99 di 115
Individuare con ragionevole certezza il controllo di fatto di una società e il suo mutare nel tempo al fine di fare scattare l’Opa obbligatoria è impresa non semplice, soprattutto per la molteplicità di nozioni di controllo del nostro ordinamento. Un panel di esperti potrebbe costruire una serie di parametri capaci di offrire una valutazione più certa. Si potrebbe anche prevedere una “presunzione” di cambiamento del controllo al superamento di una determinata soglia massima. E in contropartita, una soglia minima sotto la quale si presume che non vi sia cambio.
Nell’ordinamento italiano dei mercati finanziari sembra non solo necessaria una riscrittura di molte norme, ma anche qualche modifica delle scelte a suo tempo effettuate. E’ forse opportuno abbandonare la soglia del 30 per cento come presupposto per l’Opa totalitaria, prevedendone l’obbligo ogni qualvolta muti il controllo. Il governo dovrebbe assumere un’iniziativa di coordinamento delle leggi esistenti e di un loro aggiornamento per evitare che i vizi della normativa incidano sull’efficienza della industria finanziaria italiana.
Dal 1° novembre 2007 entra in vigore la direttiva Mifid. Per gli Stati membri significa l’abolizione dell’obbligo di concentrazione delle negoziazioni sui mercati regolamentati. Prima conseguenza è la potenziale frammentazione degli scambi su più sedi di esecuzione. Comporta vantaggi e svantaggi e molto dipenderà dal grado di competizione che si genererà tra le diverse sedi. E’ perciò fondamentale che gli operatori dispongano delle informazioni necessarie per poterne valutare la convenienza relativa.
Il settore bancario è per tradizione fortemente regolamentato. E i criteri di Basilea 2 mirano a evitare comportamenti eccessivamente rischiosi da parte dei banchieri. Al di là di costi di applicazione elevati, i primi riscontri empirici contestano l’efficacia della regolamentazione prudenziale per il buon funzionamento del sistema. Esaltano invece l’utilità di una maggiore trasparenza e disciplina di mercato. Se i risultati dovessero essere confermati in futuro, la comunità regolamentare internazionale dovrà tenerne conto.
Con le nuove regole gli intermediari finanziari dovranno agire in modo onesto, equo e professionale. E per farlo la miglior arma è l’informazione. Che dovrà essere calibrata sui risparmiatori meno “sofisticati”. Molte norme di trasparenza non si applicano invece nelle operazioni con clienti considerati capaci di valutare la rischiosità degli investimenti. All’investitore si richiede comunque una certa capacità critica che lo guidi nelle scelte. Da promuovere dunque una maggiore “scolarizzazione finanziaria”.
Con la direttiva Mifid (Markets In Financial Instruments Directive) si compie un passo importante nel costruire un mercato integrato europeo dei servizi finanziari. Ma l’armonizzazione delle regolamentazioni a livello comunitario richiede tutele più forti contro i conflitti di interesse, maggiore scolarizzazione finanziaria e informazione sulle sedi di esecuzione degli scambi per evitare una loro eccessiva frammentazione. Occorre poi da noi coordinare le nuove disposizioni con le norme del Testo unico della Finanza e verificare il loro impatto sulla operatività degli intermediari.
La direttiva Mifid cambierà profondamente il funzionamento dei mercati finanziari. Si passa da una “armonizzazione minima” a una “armonizzazione forte”, con una disciplina più dettagliata e prescrittiva per creare un contesto di maggiore omogeneità normativa e favorire la concorrenza e l’innovazione sui mercati. Possibilmente rispettando l’esigenza di minimizzare i costi della regolazione. I regolatori e le Autorità sono perciò chiamati a una difficile scelta per recepirne le norme e per rafforzare i controlli di vigilanza sul piano comunitario.
L’attuazione della Mifid rischia di abbassare il grado di tutela degli investitori nei casi di conflitto di interessi. La speranza è che banche e risparmiatori abbiano imparato dagli errori del passato. Le prime nella sottovalutazione degli effetti negativi di comportamenti dolosi o gravemente colposi nell’interpretare il ruolo di finanziatore delle imprese e di consulente degli investitori. I secondi nell’ignorare che alti rendimenti si accompagnano a rischi elevati e che non sempre l’intermediario ha a cuore esclusivamente gli interessi della clientela.
Il problema delle piramidi societarie torna di attualità con la vicenda Telecom. Rappresenta indubbiamente un freno alla crescita e allo sviluppo dei mercati finanziari, perciò è stato più volte affrontato in sede comunitaria ed è tuttora oggetto di discussioni. Alcuni interventi sono stati realizzati, anche nel nostro paese. Ma è l’autoregolamentazione che può fare di più, in attesa di un ripensamento complessivo della disciplina degli assetti proprietari.