Nel 2024 la pressione fiscale è salita. Secondo il governo perché è aumentata l’occupazione. Vero. Ma accade perché i salari sono tassati molto di più degli altri redditi e sottoposti alla progressività. In più, entra in gioco il drenaggio fiscale.
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L’Iva è diventata un bersaglio negli Stati Uniti: il presidente la equipara a un dazio, alcuni commentatori la ritengono un incentivo alle esportazioni. Ma come la sales tax Usa, l’imposta europea non fa distinzioni sulla provenienza delle merci.
I governi degli ultimi anni hanno cercato di ridurre il cuneo fiscale e aumentare i salari netti dei lavoratori dipendenti con riforme che hanno pesato non poco sul bilancio pubblico. I risultati ci sono stati. Poi, è arrivata la fiammata dell’inflazione.
Il governo ha dato il via alla riforma dell’analisi del rischio e della riscossione. Ma l’insieme dei provvedimenti, compreso il concordato preventivo biennale, non sembra in grado di contrastare il possibile aumento dell’evasione, dopo molti anni di calo.
L’Ires premiale è solo un bonus limitato, poco efficace per la patrimonializzazione delle imprese. L’opposto dell’Ace abolita dal 2024. In più, a parità di scelte di investimento, le aziende ne ricaveranno benefici fiscali molto differenziati.
Con il ritorno dell’inflazione è tornato anche il fiscal drag. Per lavoratori dipendenti e pensionati è una quota non indifferente di Irpef pagata in più senza un reale aumento del reddito. Lo stato dovrebbe restituirlo: i modi per farlo ci sono.
L’espressione “fisco amico” è utilizzata oggi dal Governo per caratterizzare tre ben distinti provvedimenti. Ma mentre quelli sull’adempimento collaborativo e sul TCF tendono solo a rendere più efficiente il rapporto col Fisco, quello sul concordato preventivo si traduce nel favorire una categoria di contribuenti rispetto a tutte le altre.
Il disegno di legge di bilancio 2025-2027 proroga per altri tre periodi d’imposta l’incentivo per le nuove assunzioni. Resta sospesa l’attuazione della legge delega per la riforma fiscale. A conti fatti, le imprese escono nel complesso penalizzate.
Nuove stime mostrano che il sistema fiscale italiano è ancora più regressivo nella parte alta della distribuzione del reddito di quanto misurato in precedenza. Tassare di più il capitale porterebbe ingenti risorse, con una riduzione delle disuguaglianze.
La manovra di bilancio 2025 rende permanenti le misure per il sostegno dei redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti. Ma i provvedimenti non si ispirano a un disegno di riforma coerente e razionale dell’Irpef e complicano ancora di più il sistema.