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Decontribuzione: come e per chi?

Prodi si è impegnato a ridurre di cinque punti il cuneo fiscale nel primo anno di un suo eventuale Governo. Mancano ancora dettagli importanti sulla proposta, a partire dalle coperture e dalla platea di lavoratori a cui la decontribuzione dovrebbe essere applicata. L’analisi dei potenziali effetti della decontribuzione su competitività del paese, sistema previdenziale e finanza pubblica fa ritenere che l’intervento dovrebbe essere limitato solo ai percettori di bassi salari. Se così fosse, la manovra sarebbe interamente finanziabile con l’inasprimento della tassazione delle rendite finanziarie.

Due legislature, due sistemi di tax-benefit

Con un metodo di analisi molto semplice si possono verificare gli effetti sul reddito disponibile delle famiglie delle riforme attuate negli ultimi dieci anni. E’ possibile rintracciare una diversità nelle logiche di fondo che hanno ispirato le due esperienze di Governo: il centrosinistra è stato più attento al segno redistributivo delle riforme, concentrando le risorse a favore dei decili inferiori della distribuzione, mentre il centrodestra ha avuto come prioritario l’obiettivo della riduzione del carico fiscale, in modo percentualmente uniforme.

I privilegi fiscali delle coop

Con la riforma del diritto societario e la Finanziaria 2005 la quota esente da imposte degli utili delle cooperative a mutualità non prevalente è stata limitata al 30 per cento. Nasce quindi uno stock azionario nella disponibilità dei soci. Sembra coerente con la normativa dare piena trasferibilità alle azioni, anche per evitare una ulteriore concentrazione del rischio per il socio. Si può pensare a un fondo, gestito da intermediari specializzati, che raccolga azioni provenienti da varie cooperative ed emetta titoli il cui rendimento dipende dall’andamento medio delle azioni.

In cerca di spazi per una riforma del welfare

Per dimezzare la distanza tra spesa sociale in Italia e media europea servono risorse aggiuntive per almeno tredici miliardi. Il prossimo Governo rischia però di dover governare all’insegna del risanamento finanziario: Come riuscirà a disporre di un punto di Pil da destinare a riforme del welfare? E’ difficile, ma possibile. A patto però di definire in modo chiaro le priorità, prima fra tutte quella fra riduzione della pressione fiscale e aumento della spesa sociale. Ma anche l’Europa dovrebbe riprendere la strada indicata dai progetti Delors.

L’evasione fiscale, un problema “sociale”

L’indagine della Banca dÂ’Italia dedica quest’anno un approfondimento agli atteggiamenti dei cittadini nei confronti delle imposte e, in particolare, dell’evasione fiscale. Dai risultati emerge l’indicazione che è necessario un rafforzamento dei controlli, in particolare su settori produttivi, tipologie di contribuenti e aree del paese dove maggiori sembrano le opportunità di evasione. Ma soprattutto va recuperato il carattere sociale del fenomeno di fronte alla percezione generalizzata di una mancanza di reciprocità tra tutti i cittadini verso gli obblighi fiscali.

Un’operazione trasparenza per gli studi di settore

Una modifica degli studi di settore è senz’altro opportuna. Deve però essere discussa apertamente, coinvolgendo oltre alle categorie l’opinione pubblica specializzata e gli esperti dei diversi settori. UnÂ’operazione che potrà essere messa a punto solo se il prossimo Governo renderà pubblici i dati sull’andamento degli studi di settore dal 1998 al 2004. La discussione sulla riforma di questo fondamentale strumento di politica fiscale, potrà così partire da una base conoscitiva adeguata e condivisa.

Il fisco à la carte dei distretti

Le nuove agevolazioni fiscali sui distretti industriali rischiano di rivelarsi controproducenti invece di sostenere il rafforzamento delle imprese che vi operano. La norma sui distretti industriali contenuta nella Legge Finanziaria 2006 è stata presentata dal governo come una norma “fondamentale in termini di politica industriale”. In realtà, dopo i primi entusiasmi , la norma in questione sta suscitando dubbi e perplessità, soprattutto per la parte relativa alle agevolazioni fiscali. Sono leciti i dubbi che iniziano ad emergere? O le norme di agevolazione fiscale, al di là delle evidenti difficoltà di applicazione, potrebbero essere utili per risolvere i problemi dei distretti?

Il condono permanente

La programmazione fiscale triennale è rivolta alla stragrande maggioranza delle imprese e alla quasi totalità dei professionisti. Ne beneficeranno soprattutto i soggetti con attività in crescita, in particolare le società di capitali. Una evidente disparità di trattamento rispetto agli altri tipi di reddito, tenuti al pagamento integrale delle imposte sulla base delle aliquote ordinarie. Il provvedimento non consente alcun concreto recupero strutturale delle basi imponibili evase. Ma sottrae risorse alle Regioni, perché comporta una perdita di gettito Irap.

Evadere il fisco non merita indulgenze

Recenti stime dicono che in Italia una quota tra il 27 e il 48 per cento del Pil ufficiale viene nascosta al fisco. Per la sottodichiarazione del fatturato e per l’impiego di lavoro irregolare. Ma tra autonomi e dipendenti, la percentuale di reddito non dichiarato è molto alta nei livelli più bassi e decrescente al crescere del reddito. Non per questo l’evasione va guardata con indulgenza. Per tutelare i lavoratori a basso reddito è meglio pensare a nuove politiche del lavoro e a un nuovo welfare. Oltre a eliminare le condizioni che portano al sommerso.

Evasione al chiaro di luna

Nel Mezzogiorno la fiscalità agevolata non sembra aver favorito l’emersione di impresa. Il fenomeno si spiega ricorrendo alla definizione di impresa moonlighting, che utilizza la medesima capacità produttiva per produrre beni regolarmente fatturati e dichiarati al fisco e beni che invece vengono sottratti all’imposizione fiscale. In questi casi, l’erogazione di incentivi fiscali per gli investimenti o per la produzione può dar luogo a effetti perversi. E un condono spinge le imprese irregolari a emergere solo parzialmente, per approfittare delle agevolazioni.

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