Una modifica degli studi di settore è senz’altro opportuna. Deve però essere discussa apertamente, coinvolgendo oltre alle categorie l’opinione pubblica specializzata e gli esperti dei diversi settori. Unoperazione che potrà essere messa a punto solo se il prossimo Governo renderà pubblici i dati sull’andamento degli studi di settore dal 1998 al 2004. La discussione sulla riforma di questo fondamentale strumento di politica fiscale, potrà così partire da una base conoscitiva adeguata e condivisa.
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Le nuove agevolazioni fiscali sui distretti industriali rischiano di rivelarsi controproducenti invece di sostenere il rafforzamento delle imprese che vi operano. La norma sui distretti industriali contenuta nella Legge Finanziaria 2006 è stata presentata dal governo come una norma fondamentale in termini di politica industriale. In realtà, dopo i primi entusiasmi , la norma in questione sta suscitando dubbi e perplessità, soprattutto per la parte relativa alle agevolazioni fiscali. Sono leciti i dubbi che iniziano ad emergere? O le norme di agevolazione fiscale, al di là delle evidenti difficoltà di applicazione, potrebbero essere utili per risolvere i problemi dei distretti?
Recenti stime dicono che in Italia una quota tra il 27 e il 48 per cento del Pil ufficiale viene nascosta al fisco. Per la sottodichiarazione del fatturato e per l’impiego di lavoro irregolare. Ma tra autonomi e dipendenti, la percentuale di reddito non dichiarato è molto alta nei livelli più bassi e decrescente al crescere del reddito. Non per questo l’evasione va guardata con indulgenza. Per tutelare i lavoratori a basso reddito è meglio pensare a nuove politiche del lavoro e a un nuovo welfare. Oltre a eliminare le condizioni che portano al sommerso.
Nel Mezzogiorno la fiscalità agevolata non sembra aver favorito lemersione di impresa. Il fenomeno si spiega ricorrendo alla definizione di impresa moonlighting, che utilizza la medesima capacità produttiva per produrre beni regolarmente fatturati e dichiarati al fisco e beni che invece vengono sottratti allimposizione fiscale. In questi casi, lerogazione di incentivi fiscali per gli investimenti o per la produzione può dar luogo a effetti perversi. E un condono spinge le imprese irregolari a emergere solo parzialmente, per approfittare delle agevolazioni.
La presentazione della dichiarazione integrativa da parte del contribuente Silvio Berlusconi è avvenuta prima o dopo la sua iscrizione nel registro degli indagati per falso in bilancio e frode fiscale? Se fosse stata presentata quando Berlusconi era già nella condizione di indagato, non avrebbe potuto beneficiare della sanatoria fiscale, e quindi impedire il successivo esercizio dellazione di accertamento tributario, senza una modifica legislativa introdotta nel febbraio 2003. Il secondo quesito è se la dichiarazione è stata fatta in forma anonima.
La programmazione fiscale triennale è rivolta alla stragrande maggioranza delle imprese e alla quasi totalità dei professionisti. Ne beneficeranno soprattutto i soggetti con attività in crescita, in particolare le società di capitali. Una evidente disparità di trattamento rispetto agli altri tipi di reddito, tenuti al pagamento integrale delle imposte sulla base delle aliquote ordinarie. Il provvedimento non consente alcun concreto recupero strutturale delle basi imponibili evase. Ma sottrae risorse alle Regioni, perché comporta una perdita di gettito Irap.
I reverse mortgage, autorizzati anche in Italia dal decreto fiscale, sono strumenti finanziari che sostengono il consumo degli anziani senza che essi si privino dell’abitazione di proprietà. L’ammontare del prestito concesso dipende da tre fattori: il valore dell’abitazione, il tasso di interesse e l’età del debitore. All’estero non hanno riscosso finora molto successo per i loro costi elevati. In futuro è possibile prevedere uno sviluppo di questo strumento finanziario, che però andrebbe incentivato riducendo i costi di transazione tipici di questo mercato.
Nel nostro paese, i redditi delle attività finanziarie sono tassati con aliquote diverse: 12,5 per cento e 27 per cento. Una differenziazione ingiustificata sotto il profilo dell’equità e sotto quello della neutralità del prelievo. La necessità di arrivare a un’aliquota uniforme è condivisa sia dal centrodestra che dal centrosinistra. Ma su quali livelli? La scelta non può essere il risultato di considerazioni estemporanee, ma richiede di definire prioritariamente il modello di tassazione che si vuole adottare. E l’aumento di gettito non può essere la sola finalità.
Pur con molte cautele si può provare a stimare gli effetti sul gettito dell’adozione di una aliquota unica per la tassazione dei redditi delle attività finanziarie. Prendendo come riferimento la base imponibile da cui è derivato il gettito 2004 e a parità di volume, redditività e composizione della ricchezza, un’aliquota uniformata al livello più basso porterebbe sicuramente a una perdita di gettito. Con un’aliquota del 15 per cento circa, si avrebbe una sostanziale parità, mentre un’aliquota uniforme del 23 per cento potrebbe comportare un maggiore introito di 6,7 miliardi.
Uno degli elementi qualificanti della Finanziaria 2006 è il rafforzamento delle misure di contrasto all’evasione fiscale. Ma il recupero di gettito forse così realizzabili è ben poca cosa di fronte alle dimensioni complessive del fenomeno. La base Irpef di autonomi e delle piccole imprese è evasa tra il 55 e il 70 per cento. Sull’Iva, il valore aggiunto non dichiarato è fra il 30 e il 40 per cento; sull’Irap, la base imponibile non dichiarata supera il 30 per cento. L’evasione è più forte nel settore agricolo e in alcuni comparti del terziario e cresce via via che si passa da Nord a Sud.