Lavoce.info

Categoria: Gender gap Pagina 25 di 27

La risposta ai commenti

Da sempre sono le nuove generazioni le forze più dinamiche di una società, quelle che producono innovazione e che sostengono con vigore le ragioni del cambiamento. Secondo la felice espressione del filosofo Walter Benjamin, la gioventù è “quel centro in cui nasce il nuovo”.
Il nostro articolo cerca di rispondere a due interrogativi: a) è vero che in Italia i giovani hanno meno peso e spazio?; e b) il minor peso e spazio delle nuove generazioni nella società italiana è legato alla scarsa capacità di crescita, innovazione, oltre che ai bassi livelli di accountability di partiti e istituzioni?
Per rispondere alla prima domanda abbiamo introdotto il concetto di “degiovanimento” e ci siamo posti il problema di rendere operativa la sua misura, anche al fine di confronti tra Paesi e intertemporali. È difficile invece dare risposte chiare e convincenti al secondo quesito. L’idea è che una società più chiusa, più orientata a mantenere il potere acquisito che ad investire sul cambiamento e sul futuro, darà meno spazio agli outsider (i giovani, ma anche le donne e gli immigrati). D’altro canto, una società nella quale le forze nuove e più dinamiche riescono a guadagnarsi meno spazio, tenderà a essere più rigida e conservatrice. Le relazioni causali sono complesse, perché il “degiovanimento”, come abbiamo scritto altrove, può essere allo stesso tempo causa e conseguenza della scarsa propensione all’innovazione e al cambiamento. Si pensi ad esempio ai giovani più dinamici che dal Sud se ne vanno verso il Nord: spinti da scarsi spazi e opportunità nella loro area di origine, cercano maggiori opportunità ma aumentano allo stesso tempo il “degiovanimento” di tali aree. Lo stesso vale per il brain drain italiano verso l’estero e la scarsa attrazione di giovani cervelli nel nostro Paese. Per questo abbiamo parlato in un precedente articolo di “spirale negativa” da spezzare.
Come spezzarla? L’idea è che restituire più peso ai giovani, quantomeno a livello degli altri Paesi, vada nella direzione giusta. Innanzitutto, eliminando i maggiori vincoli anagrafici previsti dalla nostra Costituzione. In secondo luogo, incentivando i giovani stessi ad essere più partecipativi e aggressivi nei confronti dello status quo. Se non sono gli stessi giovani a picconare i muri di un vecchio sistema che non funziona più, chi deve farlo?
Veniamo, infine, ad alcune risposte più specifiche. Concordiamo con il fatto che, con i giovani, anche donne e immigrati soffrono di un sistema bloccato. Giusto quindi valorizzare meglio il loro ruolo potenziale di innovatori, come abbiamo del resto già scritto in molte altre sedi. Partiti troppo chiusi e autoreferenziali? Certo, e infatti che non basta semplicemente “rottamare”. Il cambiamento deve riguardare più le teste che i volti. Serve un’apertura strutturale al cambiamento e alla società. Interessanti i suggerimenti su fuori sede e università, senz’altro da approfondire. Altri lettori suggeriscono variazioni istituzionali specifiche, in alternativa all’abbattimento delle barrire costituzionali. Innanzitutto, l’indice che proponiamo tiene conto di vincoli anagrafici di accesso ai diritti politici e struttura demografica di un Paese. La specifica legge elettorale adottata in un Paese è indipendente da tutto questo. Il valore dell’indice sarebbe identico sia con legge proporzionale pura sia con legge maggioritaria (più ogni tipo di variante). Tale indipendenza è una forza dell’indice, poiché rende anche possibile i confronti a livello internazionale. Per quanto riguarda inoltre il vincolo di mandato, esso esiste già, ma per i soli sindaci. Alcuni partiti, come il PD, hanno inserito il vincolo di mandato anche per altre cariche, tranne poi prevedere una serie ben numerosa di eccezioni. Il punto che teniamo a sottolineare è che la nostra proposta non richiede alcun tipo di “quote” per la popolazione giovane, bensì pari opportunità. Sarà poi l’elettorato stesso a decidere se un diciottenne, per esempio, merita di essere eletto oppure no. Riguardo infine alla correlazione tra degiovanimento e corruzione, rassicuriamo chi pensa che basti levare qualche outlier per farla saltare. Sui limiti interpretativi in senso causale abbiamo già detto. Inoltre, ovviamente, la corruzione è legata a molti fattori, quindi è del tutto ragionevole che la dispersione dei punti sia ampia. A chi parla impropriamente di “significatività” ricordiamo che qui non abbiamo a che fare con dati campionari e che la relazione studiata è di tipo descrittivo.

Le ragioni della rottamazione

I giovani sono il motore del cambiamento, ma in Italia hanno scarso peso e spazio. Come mostra anche un indice che permette di misurare il degiovanimento della società italiana e valutarne le implicazioni, coniugando aspetti demografici e di partecipazione politica potenziale. Classe dirigente che non si rinnova e accanimento nel mantenere a lungo le leve del potere potrebbero influenzare i più generali risultati negativi del paese. Per esempio, c’è una relazione positiva tra questo indicatore e quello che misura i livelli di transparency e accountability nei vari paesi.

 

Non si affitta agli immigrati

Un buon funzionamento del mercato degli affitti è fondamentale per favorire l’integrazione degli immigrati. Quello italiano ha molti problemi: l’offerta è scarsa e mal distribuita sul territorio nazionale, i costi di transazione sono elevati. Ma non solo: una parte dei proprietari non è disposta a concedere una casa in affitto agli stranieri. La discriminazione è più intensa nell’Italia settentrionale, colpisce soprattutto gli uomini e meno le donne e più gli arabi rispetto a chi proviene dall’Europa dell’Est. Neanche la crisi economica riesce a eliminarla.

La medicina di genere, una questione di cura

Le donne vivono più a lungo degli uomini, ma si ammalano di più, usano di più i servizi sanitari e hanno un maggior numero di anni di vita in cattiva salute. Alla base di questi sviluppi sta anche il fatto che gli studi clinici sui farmaci non tengono in adeguata considerazione i test sulle donne. Lo sviluppo di approcci diagnostici e terapeutici che valutino le differenze di genere tra donne e uomini potrebbe consentire di migliorare le prospettive della salute femminile.

DUE ANNI DI GOVERNO: IMMIGRAZIONE

Nonostante la crisi e la mancata reiterazione del decreto flussi nel 2009, la presenza straniera è ulteriormente aumentata così come gli occupati stranieri (IV trimestre del 2009), in controtendenza rispetto all’andamento generale dell’occupazione. Si calcola che gli stranieri regolari si aggirino attorno ai 4,5 milioni all’inizio del 2010. L’immigrazione è oramai un fenomeno di massa e la normativa necessita una profonda revisione per quanto riguarda sia i meccanismi di accesso legale al paese di cittadini stranieri, sia la durata dei permessi di soggiorno e le lentissime procedure di rinnovo, sia la concessione della cittadinanza e dei diritti di voto. Il governo ha invece messo in atto provvedimenti di pesante – quanto inutile, quando non dannosa – impronta securitaria. Col “pacchetto sicurezza” è stato introdotto nel nostro ordinamento il reato d’immigrazione clandestina e si sono aggravate le pene per molti reati, quando compiuti da immigrati irregolari; si è resa difficile la vita a milioni di immigrati con la tassa su concessioni e rinnovi dei permessi di soggiorno, con le ulteriori difficoltà frapposte al conseguimento del titolo di lungo-soggiornante, con la trovata del permesso a punti di cui nemmeno i proponenti sanno bene cosa fare. Si sono allungati i tempi di permanenza nei Cie, mentre si rende impossibile il rimpatrio volontario dell’irregolare, che deve essere necessariamente espulso essendo l’irregolarità un reato. Così facendo non si combatte l’irregolarità, che è dovuta all’estensione dell’economia sommersa e del lavoro al nero, alla normativa impervia per l’accesso legale, alla corta durata dei permessi, la cui scadenza converte rapidamente in irregolare chi perde un lavoro.
Nell’autunno del 2009 si è proceduto a una sanatoria di quasi 300mila colf e badanti, persone arrivate in Italia con visti turistici ma spesso da anni impiegate presso le famiglie. Una sanatoria “zoppa”, che non ha voluto regolarizzare altre centinaia di migliaia di irregolari impiegati in lavori non meno utili e necessari.
Va infine segnalata la questione dei respingimenti e riaccompagnamenti di migranti intercettati in mare. Il trattato di amicizia con la Libia – ratificato nel febbraio 2009 – ha di fatto fortemente ridotto gli sbarchi di irregolari sulle coste italiane. Ma la sorte degli irregolari intercettati nelle acque libiche o in quelle internazionali da pattuglie italo-libiche, e respinti in Libia, paese poco incline alla salvaguardia dei diritti umani, è un problema irrisolto che ha suscitato inquietanti critiche sul piano internazionale.
Riforma della normativa per l’accesso legale al paese; controllo delle cause – e non solo dei sintomi – dell’irregolarità; consistenti investimenti nell’integrazione dei migranti; nuova normativa sull’acquisizione della cittadinanza; rigoroso rispetto delle convenzioni internazionali per il diritto d’asilo: questi sono i punti fondamentali per una politica migratoria lungimirante non sequestrata dall’ossessione securitaria.

MA LE QUOTE DI GENERE FUNZIONANO

Sono poche le donne elette in Parlamento e nelle amministrazioni locali. Per ovviarvi molti paesi hanno introdotto quote di genere. Anche in Italia sono state in vigore per un breve periodo. Con quali effetti? La percentuale di seggi occupati da donne nei consigli comunali è cresciuta dal 7,6 al 18,4 per cento. Un andamento confermato anche dopo l’abolizione della norma. E le elette sono più istruite dei colleghi maschi.

INTEGRAZIONE A PUNTI

I ministri dell’Interno e del Welfare annunciano il permesso di soggiorno a punti. Una idea condivisibile perché responsabilizza gli immigrati nella costruzione del percorso di integrazione. Ma non mancano i problemi nella attuale formulazione della proposta. Ad esempio, non è chiaro cosa accade allo straniero che non raggiunga i punteggi richiesti. Perché ancora una volta, le politiche parlano di immigrazione, ma in realtà ricercano il consenso degli elettori italiani, senza troppo curarsi né della fattibilità, né delle conseguenze delle misure annunciate.

I GAY CHE NON CONTANO

Non è semplice studiare le caratteristiche socio-economiche della popolazione lesbica, gay, bisessuale, transgender attraverso indagini campionarie. Per questo il censimento decennale è un’occasione unica: include un numero molto elevato di osservazioni e nello stesso tempo le stime basate su di esso sono per definizione rappresentative dei valori corrispondenti all’intera popolazione. Anche l’Italia potrebbe così impostare le sue politiche sulla base di dati invece che di opinioni precostituite. Il ruolo fondamentale dell’Istat.

MA L’ITALIA È GIÀ MULTIETNICA

L’Italia non sta diventando multietnica perché qualche scriteriato ha aperto le frontiere. Il cambiamento avviene per dinamiche ed esigenze che hanno origine all’interno della nostra società, e in modo specifico nel mercato del lavoro. Discriminare o ritardare l’accesso alla cittadinanza rischia di portare acqua proprio al mulino di quel fondamentalismo che si vorrebbe contrastare. Mentre la legge che definisce reato la permanenza nel nostro territorio senza permesso di soggiorno è inapplicabile per mancanza di strutture e mezzi adeguati, prima ancora che anticostituzionale.

 

DA CLANDESTINO A LAVORATORE

Il risultato politico più interessante della sanatoria per colf e assistenti familiari è il riconoscimento implicito che gli immigrati senza permesso di soggiorno sono in gran parte umili lavoratori che vorrebbero lavorare e vivere alla luce del sole e non criminali. Quanto ai numeri deludenti delle domande presentate e alla composizione per nazionalità, fanno pensare che molti stranieri che ne avrebbero avuto diritto non sono riusciti ad accedere alla sanatoria, mentre altri che non ne avrebbero avuto diritto ci hanno provato. Per mancanza di alternative.

Pagina 25 di 27

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén