La vittoria del “sì” nel referendum sulla cittadinanza ripristinerebbe una norma del 1912. Per la politica migratoria dell’Italia sarebbe però un passo avanti. Favorirebbe l’integrazione degli immigrati e aiuterebbe a contrastare l’inverno demografico.
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I dati Istat sui numeri e le modalità di acquisizione della cittadinanza italiana aiutano a fare chiarezza sulle conseguenze di una eventuale vittoria del “sì” nel referendum. Ci sarà un picco di richieste nel 2025, destinato a esaurirsi presto.
Il referendum abrogativo dell’8 e 9 giugno propone di dimezzare da dieci a cinque anni il periodo di residenza richiesto agli stranieri extra-Ue maggiorenni per ottenere la cittadinanza italiana. Perché avrebbe riflessi anche sulle seconde generazioni.
Il tasso di criminalità degli immigrati illegali negli Usa è forse sottostimato. Un metodo di calcolo alternativo e basato sulla probabilità di recidiva propone numeri nettamente superiori. E aiuta a spiegare l’intransigenza dell’amministrazione.
I bambini iscritti troppo presto alla scuola primaria hanno più difficoltà in italiano e in matematica, soprattutto se sono figli di immigrati. Offrire un supporto appropriato è una misura di equità educativa, ma anche una strategia di integrazione.
I dati mostrano che gli immigrati di seconda generazione tendono a essere più giovani e meno istruiti rispetto alle prime generazioni e ai figli di genitori nativi. È un elemento che spiega perché svolgano lavori peggiori, ma non perché siano meno occupati.
È una sentenza a tutela dei diritti umani quella della Cassazione sul caso Diciotti. La Corte ha ribadito l’obbligo di soccorso in mare. E il salvataggio dei naufraghi si conclude con lo sbarco, che deve avvenire nel più breve tempo possibile.
La retorica anti-immigrati ha permesso a Trump di tornare alla Casa Bianca. Senza però considerare che l’economia Usa ha bisogno di talenti stranieri per crescere e mantenere la leadership tecnologica. Una situazione che si ripropone anche in Italia.
Un programma realizzato nelle scuole superiori del Nord Italia indica che si possono costruire atteggiamenti più aperti e inclusivi nei confronti degli stranieri. Smontando stereotipi e pregiudizi, spesso alimentati dal dibattito politico e mediatico.
La politica migratoria del governo Meloni naviga a vista tra opposte esigenze: la chiusura delle frontiere, la solidarietà con l’Ucraina, l’apertura ai lavoratori richiesti dal sistema produttivo. L’accordo con l’Albania rientra in questo quadro.