Lavoce.info

Categoria: Imprese Pagina 31 di 34

Cda, quanto mi costi?

I compensi ai membri dei consigli di amministrazione e agli amministratori delegati sono adeguati? Hanno cioè una corrispondenza con i risultati ottenuti dalle società che dirigono? Per un campione di aziende quotate, il costo dei Cda varia dai 600mila ai 15 milioni di euro. Ed è superiore di cento volte al costo medio del personale. La retribuzione dell’amministratore delegato incide per circa la metà. Ma tra emolumenti e utile generato non si riscontra una relazione diretta. Insomma, il costo di questi organi sembra largamente immotivato e determinato da fattori endogeni.

 

Rifondazione capitalista

Le fondazioni bancarie non sono investitori istituzionali perché non rendono conto ad alcun risparmiatore delle loro scelte finanziarie e non hanno peraltro alcun obbligo di rendicontazione della redditività dei loro investimenti. Né sono autonome dalla politica, come mostrano gli ultimi riassetti ai vertici. Vanno dunque riformate, risolvendo l’anomalia di istituzioni non profit che esercitano funzioni di controllo nelle banche. Dovrebbero trasformare gradualmente le loro azioni in azioni di risparmio, evitando di incorrere in perdite in conto capitale.

 

Le fondazioni bancarie: una risposta a mucchetti

Lettera al Corriere della Sera

Caro direttore,

Massimo Mucchetti nel suo articolo di sabato 23 ottobre ci arruola al “partito di Geronzi”. La ragione? Un nostro intervento su lavoce.info sarebbe ripreso dal Foglio a sostegno di tesi dell’attuale Presidente di Generali. In questo intervento, coerentemente con quanto pensiamo e scriviamo liberamente da tanto tempo, sosteniamo che: 1) le fondazioni bancarie farebbero bene a diversificare il loro portafoglio per meglio svolgere le loro funzioni sociali; 2) avendo vertici di nomina politica, non dovrebbero nominare a loro volta i consiglieri delle banche, evitando ancor di più di sceglierli tra le proprie fila. Quanto alla nostra vicinanza a Geronzi, invitiamo a leggere su questo sito cosa abbiamo scritto sul curriculum dell’ex banchiere. Non ci risulta che Mucchetti abbia mai dato queste informazioni ai suoi lettori.

Il caso profumo e il rispetto delle regole

La sera del 21 settembre il consiglio di amministrazione di Unicredit ha tolto la fiducia all’amministratore delegato, Alessandro Profumo, costringendolo alle dimissioni, e ha assegnato tutte le deleghe operative al presidente Dieter Rampl. Ma un principio fondamentale del buon governo societario è che non vi sia mai un accentramento di tutti i poteri nelle mani di un singolo individuo. Ed è un principio pienamente accolto nelle regole emanate dalla Banca d’Italia. Si è così creata una situazione anomala. Speriamo almeno che duri poco.

Come affondare l’unica banca multinazionale italiana

E’ stato un gesto di irresponsabilità, in cui hanno giocato un ruolo decisivo le fondazioni bancarie, quello che ha portato all’impeachment di Alessandro Profumo senza un sostituto e senza un preciso capo d’accusa. Un nuovo amministratore delegato dovrà essere trovato entro poche settimane, da un consiglio tutt’altro che coeso al suo interno. Bene che si faccia sin d’ora chiarezza sui criteri e le procedure che verranno seguite nel selezionare i candidati. Sarà fondamentale anche rivedere la governance di Unicredit che si è rivelata fragilissima. La lezioni da trarre è che le fondazioni devono uscire dalle banche. Gioverebbe alle banche, alla collettività. E anche a loro.

Due domande alle fondazioni azioniste di Unicredit

Scriveva lÂ’’Autorità garante della concorrenza e del mercato nel febbraio 2009 in merito alle fondazioni bancarie:

“La loro centralità per la stabilità, soprattutto nell’Â’attuale fase, deve, quindi, necessariamente essere bilanciata da una nuova e trasparente modalità d’Â’azione, sotto un duplice profilo: la loro modalità di azione come azionisti e la loro stessa struttura di governance. È  infatti necessario che le fondazioni rendano trasparente il processo decisionale sulle modalità con le quali esercitano i diritti di voto nelle società partecipate, nonché definiscano i criteri in base ai quali le stesse fondazioni – anche unitamente ad altri azionisti – selezionano i candidati da proporre per le cariche degli organi di governo delle società partecipate, in quest’Â’ultimo caso anche alla luce dellÂ’’esigenza di non candidare soggetti caratterizzati da conflitto di ruoli”.

Le due domande che rivolgiamo alle fondazioni azioniste di Unicredit sono: in base a quali criteri avete preso la recente decisione sull’Â’amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo? Come intenderete procedere per la sua sostituzione?

Corporate Governance oltre i dogmi del passato*

La crisi globale ha rilanciato l’interesse per il sistema delle istituzioni e delle regole che governano il funzionamento dell’impresa. Ripartendo dal sostanziale fallimento dell’autoregolazione, ma consci anche dei limiti della regolazione. I paesi dell’Ocse hanno espresso la volontà di adottare principi comuni per rendere la crescita economica più forte, più sana e più equa. E riconoscono la necessità di promuovere l’applicazione dei principi di correttezza, integrità e trasparenza nella conduzione degli affari e delle attività finanziarie internazionali.

La Borsa vuota delle piccole imprese

Oggi sono soggette a una disciplina identica a quella applicabile alle Blue Chip. Invece, le piccole e medie imprese europee quotate, le cosiddette Smile, necessitano di un regime normativo proporzionato alle loro dimensioni, che comporti l’applicazione di oneri e costi minori. E ciò non significa ridurre la tutela dei risparmiatori. Anche perché le Smile interessate dal regime agevolato sono poco meno del 7 per cento della capitalizzazione e degli scambi a livello comunitario. Non rappresentano perciò né un rischio di mercato né un rischio sistemico.

COME TENERE A BADA I CONFLITTI D’INTERESSE IN SOCIETÀ

La Consob ha emanato il nuovo Regolamento sulle operazioni con parti correlate, che introduce una disciplina radicalmente innovativa delle operazioni compiute dalla società con controparti legate da rapporti particolari, operazioni particolarmente adatte a estrarre dalla società “benefici privati”, ovverosia non condivisi con gli azionisti di minoranza. Una buona notizia per la borsa e per l’economia nazionale.

LA CONSOB E LE RELAZIONI PERICOLOSE

Operazioni con parti correlate, conflitti di interesse, strutture proprietarie chiuse e club ristretti di amministratori sono vizi endemici della borsa italiana. Chi ne soffre sono i piccoli azionisti e, con loro, l’economia nazionale, perché si alza il costo del capitale, che sconta gli abusi compiuti dai soci forti. E’ ancora in bozza un regolamento Consob che adatta e applica principi e procedure tratti dal diritto americano. E’ così in grado di rivoluzionare il trattamento delle operazioni che più si prestano a espropriare i soci di minoranza.

Pagina 31 di 34

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén