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Categoria: Informazione Pagina 34 di 49

STATISTICI O INQUISITORI?*

La raccolta di informazioni statistiche attendibili presso i cittadini e le imprese è uno dei principali compiti della statistica ufficiale e pone un delicato problema, che riguarda allo stesso modo la qualità dei dati e la correttezza dei rapporti fra stato e società civile. Nel dibattito scientifico, nessuno raccomanderebbe metodi autoritari nella raccolta di informazioni statistiche. Piuttosto, la migliore letteratura raccomanda di stabilire un rapporto di fiducia con le persone intervistate, basato preferibilmente sulla condivisione dello scopo delle indagini statistiche, della loro utilità sociale. In effetti, in tutti i paesi democratici, lo stato raccoglie informazioni a fini statistici senza fare ricorso a metodi coercitivi. A parte considerazioni di tipo etico, la ragione ‘tecnica’ è chiara: le informazioni estorte ai cittadini sotto minaccia di sanzione sono quasi sempre meno affidabili (basti pensare allo scarsa qualità dei dati del vecchio Gomkomstat, l’ufficio statistico dell’URSS).
In Italia, fino alla fine del 2007, è esistito a questo riguardo un paradosso giuridico: era infatti in vigore una legge che obbligava i cittadini a rispondere comunque all’Istat, a pena di sanzioni pecuniarie. L’Istat è stato quindi sinora costretto a seguire, da un lato, le migliori pratiche professionali (che sconsigliano la minaccia di multe) e, dall’altro, ad informare gli intervistati dell’esistenza di un obbligo di risposta e delle relative sanzioni, che scattavano qualunque fosse il motivo della mancata risposta. Alle perplessità tecniche si aggiungevano i dubbi etici. E giusto multare una famiglia colpita da un lutto recente perché non se la sente di rispondere all’indagine dell’Istat?
La Finanziaria 2008 stabilisce saggiamente che, a partire da quest’anno, le eventuali sanzioni verranno applicate tenendo conto dei motivi della mancata risposta. La nuova normativa, quindi, riconosce l’erroneità della precedente per quanto riguarda i criteri di raccolta efficiente delle informazioni statistiche. Questo rende eticamente improponibile l’applicazione delle vecchie sanzioni. Sembra infatti profondamente incoerente applicare ai cittadini le sanzioni previste da una normativa superata proprio perché si era rivelata scientificamente insostenibile ed inopportuna.
Con il cosiddetto decreto ‘Milleproroghe’, pertanto, il Governo ha disciplinato la transizione fra la vecchia e la nuova normativa, in modo da evitare disparità di trattamento fra cittadini e imprese. In sostanza l’Istat viene esentato dal multare le mancate risposte alle vecchie indagini, evitando così una montagna di costosissimi accertamenti, che rischiano oltretutto di generare un contenzioso amministrativo complicatissimo. E’ strano il fatto che alcuni parlamentari chiedano di cancellare la disciplina della fase di transizione, a rischio di ingolfare inutilmente la macchina della giustizia amministrativa e civile. Tutto questo nel nome del vecchio obbligo di risposta assolutamente inderogabile che, se applicato pedissequamente, avrebbe molto probabilmente peggiorato la qualità delle statistiche ufficiali e, quel che è peggio, trasformato l’Istat nel Grande Fratello (o, se si preferisce, nella Santa Inquisizione).

(*) L’articolo riflette esclusivamente opinioni personali e non coinvolge la responsabilità dell’Istat

MA IL DATO NON VA ESTORTO

La Corte dei conti contesta all’Istat di non aver mai applicato una norma che prevede multe per chi non risponde ai suoi questionari. Ma si tratta di una disposizione gravemente intrusiva della privacy. Non solo: non contribuisce a ottenere dai cittadini risposte attendibili, minando la qualità delle indagini. Oltretutto la sua applicazione costerebbe all’Istituto o all’erario circa 10 milioni di euro l’anno. Bene ha fatto il governo a intervenire con un decreto che ha anche effetti retroattivi. E che ora deve essere convertito in legge.

RAI-MEDIASET: UN RUOLO PER L’ANTITRUST

Le notizie di questi giorni confermano che certamente serve una riforma radicale del sistema televisivo e dei media. Ma esiste già una norma che può efficacemente intervenire su molti dei comportamenti tenuti dai più alti dirigenti di Rai e Mediaset, la legge antitrust del 1990. Ed esiste un’autorità che può far rispettare i divieti di comportamenti anticoncorrenziali, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato. La presidenza Catricalà è molto attenta alle preoccupazioni dei consumatori, ora saprà cogliere l’inquietudine dei contribuenti al canone.

LA RETE E LE REGOLE DELLA LEGGE

La retromarcia e le molte precisazioni che il governo ha diffuso dopo l’iniziale presentazione del disegno di legge sulla riforma dell’editoria confermano come sia estremamente arduo provare a regolare una materia quella dei molti prodotti e siti della rete. E come sia raccomandabile una linea estremamente cautelativa nell’estendere al mondo variegato e in continua mutazione di Internet quei controlli e garanzie attuate nel più tradizionale mondo dell’informazione.

SCALFARI E LA FALANGE MACEDONE

Caro Boeri,
ho incassato la vostra risposta collettiva. Francamente non sapevo che foste tanti a lavoce.info e me ne congratulo, tanto più che non tutti marciano in falange macedone. Approfondire i vostri testi consultando lavoce è un’impresa impossibile se estesa su cinque anni; impossibile per me che data l’età mi affatico rapidamente e per chiunque abbia anche altri impegni obbligatori. Perciò ti credo sulla parola: avrete sicuramente fatto il vostro lavoro critico anche nel quinquennio berlusconiano che, spero me ne darai atto è stato dal punto di vista economico e finanziario assai più nefasto dei diciotto mesi prodiani.
Ho comunque voluto fare un sondaggio e l’ho fatto soltanto su di te, che sei il  più intelligente e aperto di tutto il gruppo. Ho scorso i tuoi titoli su lavoce ho scartato gli articoli che parlavano di altro, immigrazione etc, e mi sono concentrato sui testi finanziari. Gran parte parlano di pensioni che è un argomento certamente importante ma ben delimitato. Ho ritrovato in quelle pagine la nostra polemica di allora e credo, a rileggerla oggi, che tu avessi parzialmente ragione. Avevi ragione certamente sul problema che la permanenza al lavoro degli anziani non penalizza necessariamente i giovani (ma Giavazzi se l’è presa  con Fabiani che toglie lavoro ad un più giovane eventuale); ma insisto sull’idea che l’assistenza è una cosa e la previdenza è un’altra.
Comunque è acqua passata.
Vengo ai tuoi articoli durante il quinquennio berlusconiano. Ne ho trovati non più di tre o quattro: le critiche alla Finanziaria 2003, le critiche alla finanziaria 2004, le critiche al Dpf 2004/5. Altro non ho trovato. Le critiche erano severe quanto basta. L’anima è salva. Il martellamento non c’è stato. Nei diciotto mesi prodiani tu avrai scritto a dir poco 30 articoli contro la politica economica e finanziaria di questo governo. Lo squilibrio è palese.
Questa è una lettera privata nel senso che non esce su Repubblica. Sarebbe carino se uscisse sulla Voce. Se ho trascurato qualche altro tuo articolo perché non l’ho visto me lo puoi segnalare.

Un caro saluto

 

"Caro Scalfari,

i conteggi non vanno fatti solo sugli articoli di Tito Boeri, ma su quelli dell’intera redazione. Possono cambiare, infatti, le funzioni assegnate ai singoli redattori. Alcuni degli economisti che, durante il Governo Berlusconi, si erano occupati di conti pubblici, non hanno più scritto di questo tema con il Governo Prodi in carica, in virtù di incarichi istituzionali nel nuovo Governo. E’ una scelta redazionale che avevamo applicato ad altri redattori durante il Governo Berlusconi. Questo ha fatto sì che Boeri dovesse occuparsi di più di conti pubblici in questa legislatura. Una misura più accurata delle posizioni espresse sul sito viene dai sommari che riassumono i contenuti di
ciascun aggiornamento del sito. Nei primi 17 mesi di Governo Prodi ci sono stati 105 aggiornamenti con sommari in 26 casi critici nei confronti del Governo. Dunque uno su quattro. In un periodo di tempo comparabile con il Governo Berlusconi (i 17 mesi da fine settembre 2004 a fine febbraio 2006) ci sono stati 90 aggiornamenti, di cui 28 critici. Quindi in più del 30 per cento dei casi.
Sarebbe stato meglio forse fare queste verifiche prima di accusarci ingiustamente di parzialità. Ci fa piacere, comunque, la grande attenzione che Lei dimostra nei confronti del nostro lavoro e speriamo in futuro di potere essere anche di maggiore aiuto al suo lavoro.

La Redazione de lavoce.info

PRIMO CENSIMENTO DEI SENZATETTO A MILANO

Il comitato scientifico dell’edizione 2007 delle Borse "Ricardo Faini", promosse dall’associazione "ERE – Empirical Research in Economics, ha deciso di aggiudicare l’intero ammontare dell’iniziativa al progetto di raccolta dati "I senzatetto nell’area metropolitana di Milano", presentato dalla Dott.ssa Michela Braga e dalla Dott.ssa Lucia Corno (entrambe iscritte al programma di Ph.D. in Economics dell’Universit?occoni).

Le motivazioni di questa decisione possono essere riassunte in pochi elementi: 

-        l’indubbio interesse del tema, dato che il progetto consentir?i realizzare sia il primo censimento completo della popolazione dei senzatetto in un’area metropolitana italiana sia una dettagliata indagine campionaria per studiare le caratteristiche e le problematiche della popolazione censita;

-        il fatto che i dati che si intende raccogliere potranno essere facilmente utilizzati da altri ricercatori, una volta messi in rete dall’associazione ERE; 

-        la qualit?el progetto presentato, in cui tutte le fasi della raccolta dati sono descritte con grande precisione e competenza tecnica;

-        la capacit?i integrare i fondi messi a disposizione dall’associazione ERE con l’aiuto e il contributo di altri soggetti del mondo dell’associazionismo.

Per l’iniziativa si cercano volontari. Il loro ruolo sar?uello di girare per le strade di Milano per due sere consecutive: la prima per il conteggio dei senzatetto, la seconda per intervistarli.

Tutti gli interessati all’iniziativa possono mandare una mail a

redazione@lavoce.info

michela.braga@unibocconi.it

lucia.corno@unibocconi.it

Il format? Ha diritti “deboli”

Al format televisivo non si applicano né le tutele del brevetto né quelle del copyright. Nessun paese ha una normativa specifica che lo riguardi né si è stabilita una prassi giurisprudenziale omogenea e coerente a livello internazionale. Sembra essere una fattispecie per la quale il diritto di proprietà è incerto e sostanzialmente debole. I cosiddetti brevetti “deboli” ottengono le royalties più alte nei mercati fortemente concorrenziali. E cosa accade quando un operatore del segmento a valle si integra verticalmente con uno del segmento a monte?

La medaglia del giovane economista

Nicola Persico è il primo vincitore della medaglia Carlo Alberto per il migliore economista italiano sotto i quaranta anni. La lista dei suoi articoli comprende contributi estremamente teorici e altri di carattere empirico. Ma i più recenti sono una intelligente commistione di teoria e analisi empirica per ottenere una migliore interpretazione di interessanti fenomeni economici. Le ricerche sul “racial profiling” della polizia e sul ruolo delle istituzioni politiche nel dare adeguati incentivi all’offerta di beni pubblici.

L’economia che corre sul web *

La ricerca economica ha fatto passi da gigante e oggi i problemi di policy si possono affrontare con strumenti più vicini alla realtà. Ma il dibattito pubblico resta fermo ai vecchi stereotipi. Eppure esiste una forte domanda di discussioni di alto livello sulla politica economica. Internet è un eccellente strumento per colmare il divario tra ricerca e realtà. A patto di saper coniugare l’informazione con il rigore scientifico, come lavoce.info fa da cinque anni. Ora l’esempio è stato seguito da altri economisti in altri paesi. Ed è nato un Consortium. Destinato ad ampliarsi.

Quando l’autorevolezza è on line

Secondo un’ipotesi suggestiva esisterebbe una correlazione tra il buon funzionamento di un’economia e la qualità del discorso pubblico e la responsabilità e la trasparenza nel rapporto tra potere e cittadino. E’ giustificato dunque chiedersi se i giornali italiani non siano concausa della difficile realtà sociale ed economica del paese. Sono più spesso le opinioni a essere separate dai fatti che non viceversa. La rottura del legame tra profondità della ricerca giornalistica e autorevolezza dell’opinione. E il ruolo dell’informazione on line di qualità.

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