Le statistiche ufficiali dovrebbero rappresentare il punto di riferimento per la formazione delle “percezioni” individuali sulla situazione economica generale. Avviene invece il contrario. Anche per la leggerezza dei media che accusano Istat di manipolazioni. L’allontanamento dalla realtà potrebbe avere conseguenze rilevanti perché alcune informazioni statistiche essenziali alla comprensione dei fenomeni economici derivano da indagini campionarie. E le risposte potrebbero derivare da paure o da luoghi comuni anziché da un’analisi oggettiva.
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Indipendenza, trasparenza, imparzialità, integrità, credibilità sono fondamentali per rendere effettivo un sistema statistico e ottenere la fiducia degli utilizzatori e dei cittadini. Anche alla luce delle nuove strategie della Ue, i principi e l’indipendenza dell’Istat dovrebbero essere inseriti nella Costituzione. In ogni caso, è auspicabile che l’Istituto e la commissione di garanzia divengano Autorità amministrative indipendenti. E le nomine dovrebbero spettare alla presidenza della Repubblica, mantenendo i vincoli di competenza tecnica.
Nel conclave qual è l’andamento tipico dei voti ricevuti dai vari candidati, prima che si raggiunta la maggioranza dei due terzi più uno? Uno studio statistico mostra che in ogni scrutinio le preferenze tendono a convergere sui cardinali più votati in quello precedente e in particolare su coloro che ottengono un numero crescente di voti tra una tornata e l’altra. E, con un curioso “effetto notte”, al mattino si registra in genere un drastico calo dei consensi per il candidato in testa la sera precedente. Gli effetti della riforma elettorale di Giovanni Paolo II.
La Commissione Europea e i ministri europei reponsabili della Competitività hanno varato una controversa direttiva sulla brevettabilità di “computer-implemented inventions”. Lungi da poter essere considerato concluso, il dibattito dovrebbe ora investire l’intero sistema di tutela della proprietà intellettuale. Se si vuole incoraggiare l’attività innovativa e favorire la circolazione dei suoi risultati, le strategie copyleft sembrano le più adatte a promuovere la ricerca di base. E potrebbero innescare meccanismi per il recupero di competitività e di rilancio verso l’economia basata sulla conoscenza, perno della strategia di Lisbona.
La privatizzazione della Rai sembra destinata a ripetere gli errori delle altre grandi privatizzazioni italiane: cedere al pubblico le azioni di un articolato gruppo industriale prima di averne promosso una ristrutturazione che garantisca condizioni di concorrenza, creando nei fatti un (quasi) monopolista privato. Invece, una soluzione che separi i contenuti del servizio pubblico dai contenuti commerciali sarebbe un buon affare per il ministero dell’Economia e per l’investitore privato. Nonché utile nella prospettiva di un mercato televisivo più competitivo.
Nel dibattito sulla privatizzazione della Rai i tradizionali confronti di produttività ed efficienza rischiano di essere fuorvianti. Nel complesso, la Rai è più efficiente della maggior parte delle televisioni pubbliche europee, anche se non quanto la differenza del fatturato per addetto possa far apparire. Un risultato ottenuto grazie a un’interpretazione molto elastica del concetto di servizio pubblico sul piano della programmazione e su quello della trasparenza organizzativa e informativa, e che dipende anche da differenze strutturali di perimetro.
Il sistema scelto per la privatizzazione della Rai presenta alcuni risvolti paradossali e finirà per creare inevitabilmente effetti distorsivi nel mercato. A danno dei cittadini che pagheranno un canone pubblico a vantaggio di azionisti privati. O a danno degli azionisti privati che avranno investito capitali in un’azienda che sussidia un servizio pubblico. Sul mercato dovrebbe casomai andare una società svincolata dal servizio pubblico, con i medesimi obblighi di affollamento del concorrente e per la quale non esistono più legami così stringenti con la politica.
La travagliata vicenda delle primarie del centrosinistra pone un dilemma di rilievo per la “qualità” del nostro sistema democratico: se sia possibile soddisfare la sacrosanta esigenza di rinnovare le procedure di selezione del personale politico, pur continuando a fare affidamento per vincere le elezioni sulle forme organizzative tradizionali. Per superarlo, sarebbe innanzitutto necessario fare delle primarie un metodo che vale sempre e per tutti. E studiare un sistema misto che attribuisca potere di voto direttamente agli elettori, ma anche ai rappresentanti delle “forme organizzate”.
Contrariamente a quanto si crede, gli Italiani non sono i più avidi giocatori d Europa, né i più tassati. E’ giusto tassare il gioco, come tutte le altre attività socialmente dannose, anche se le tasse sul gioco colpiscono i più poveri, soprattutto in Italia dove il gioco più diffuso e tassato è il Lotto, praticato soprattutto dalle categorie sociali più deboli. Ma non ha senso tassare il gioco, e poi promuoverlo attivamente con campagne pubblicitarie. Lo Stato dovrebbe invece impegnarsi in attività capillari per disincentivarlo, come ha fatto per fumo, alcol e droga.
In prospettiva, il campione longitudinale degli attivi e dei pensionati dovrà discendere dal costituendo casellario degli attivi. Per il momento, allarga il campo delle variabili a disposizione dei ricercatori a retribuzione, numero di giornate retribuite, tipo di orario e, per gli ultimi anni, anche tipo di contratto. I prossimi passi saranno linclusione di informazioni relative ai co.co.co, alle pensioni non Inps, ai contributi versati prima del 1985. E sarà migliorata anche la procedura di consultazione on-line, rendendo più flessibile il filtro iniziale.