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IN AFFARI CON HU JINTAO

Nella diplomazia cinese, politica ed economia viaggiano insieme. L’ufficializzazione degli accordi economici tra Italia e Cina in un incontro al vertice comporterà una maggiore attenzione delle autorità cinesi a mantenere gli impegni. Ma la Cina come opportunità è caratterizzata da finestre temporali strettamente legate alle fasi del suo sviluppo. Il sistema Italia ne ha colte alcune, per altre si è mosso in ritardo. E ora, più che al difficile mercato interno cinese, le nostre aziende dovrebbero guardare alle zone del mondo dove il paese asiatico investe e crea sviluppo.

LA CINA CRESCE. MA QUANTO?

Secondo le stime ufficiali, la Cina torna a crescere a livelli pre-crisi. Una buona notizia, anche se non significa automaticamente la fine dei problemi nel mondo occidentale. Perché il potere di traino dei paesi asiatici rispetto al resto dell’economia mondiale è comunque limitato. In più, i dati prodotti dal governo cinesi non sono sempre affidabili come quelli dei paesi Ocse. Arrivare alla predisposizione di statistiche il più possibile condivise a livello mondiale dovrà essere un obiettivo ineludibile dei futuri G20.

G8, PAESI POVERI E PROMESSE DA MANTENERE

Cosa hanno deciso i leader del G8 per gli aiuti per combattere la povertà? Hanno semplicemente ribadito impegni già molte volte mancati. E’ stata anche introdotta una nuova iniziativa sulla sicurezza alimentare che, seppur importante, sarà probabilmente insufficiente a garantire risultati concreti. Nel frattempo, la crisi globale sta avendo effetti più negativi di quanto si pensasse sui paesi in via di sviluppo. Importante che essi vengano inclusi nei processi di decisione sul futuro dell’economia globale. E inevitabile che Il G8 passi il testimone al G20.

L’ULTIMO G8

Gli otto grandi del mondo si incontrano tra pochi giorni in Italia, a L’Aquila. Ma ha ancora senso una riunione dei G8, quando ne sono esclusi paesi come Brasile, Cina o India? Tanto più che le decisioni prese dal G8 non saranno certo accolte con entusiasmo da paesi che non hanno avuto nessuna voce in capitolo. Forse è giunto il momento di sciogliere il G8 e sostituirlo col G20. E cominciare a pensare seriamente alla creazione di meccanismi permanenti che possano proporre soluzioni concrete ai problemi del mondo.

ALLE OLIMPIADI VINCE IL COMMERCIO

Perché i paesi di tutto il mondo si accapigliano per ospitare le Olimpiadi o altri grandi avvenimenti sportivi? I vantaggi economici sono raramente positivi e quelli non economici sono difficili da misurare. Esiste però un effetto-Olimpiade sul commercio: le esportazioni dei paesi candidati aumentano in modo consistente e duraturo. Ha ben poco a che vedere con la costruzione di nuove infrastrutture legate all’evento. Piuttosto, la candidatura ai giochi è un segnale politico, seppure costoso, collegato a un processo di liberalizzazione in corso.

UN ANNO DI GOVERNO: AIUTI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

I PROVVEDIMENTI

Nell’area della cooperazione internazionale e degli aiuti allo sviluppo, il primo anno del Governo Berlusconi è stato all’insegna della discontinuità con il precedente governo, soprattutto per quel che riguarda la priorità data alla cooperazione nelle politiche governative. Mentre il Governo Prodi era riuscito ad aumentare le risorse disponibili per gli aiuti allo sviluppo gestite dal Ministero degli Affari Esteri del 86%, ed a stanziare un miliardo di Euro del "tesoretto" di 13 miliardi per saldare debiti pregressi ad organizzazioni internazionali, il Governo Berlusconi ha ridotto significativamente gli stanziamenti. Un primo taglio sostanziale è arrivato prima dell’estate 2008, e quindi prima dello scoppio della crisi finanziaria globale. La Finanziaria 2009 ha poi confermato la riduzione della voce di bilancio relativa agli aiuti (-56% per quelli gestiti dal Ministero degli Affari Esteri, nessuna disponibilità finanziaria per il pagamento delle rate verso le banche multilaterali di sviluppo). Inoltre, le riforme istituzionali all’organizzazione e finanziamento delle attività di cooperazione allo sviluppo proposte dal governo precendente, sulle quali la scorsa legislatura stava discutendo un testo, sono state archiviate senza nuove iniziative governative. Infine, la nomina di un Vice-Ministro con delega alla cooperazione allo sviluppo nel governo precedente, segnale di priorità politica, non è stata mantenuta.
Vi sono comunque da notare alcune iniziative interessanti e sicuramente necessarie, stimolate però più dall’attivismo dell’amministrazione che non quello della politica. Per cominciare, il Ministero sta formulando la bozza di un piano d’azione sull’efficacia degli aiuti, che sta coinvolgendo diversi attori e che ha lo scopo di rispondere all’agenda internazionale sull’efficacia degli aiuti contenuta nella Dichiarazione di Parigi. Sulla stessa linea, il Governo ha chiesto una delega parlamentare per semplificare le procedure per gli interventi di cooperazione d’emergenza e consentire la gestione dei fondi italiani da parte di altri donatori. Sfortunatamente, il provvedimento mira a favorire l’avvio e la gestione di iniziative di cooperazione anche nei paesi dove l’Italia abbia stipulato accordi di rimpatrio detentivo o controllo degli immigrati, trasformando la politica di cooperazione allo sviluppo in semplice strumento di politica interna e di sicurezza, in netta opposizione alle finalità della legislazione vigente.

GLI EFFETTI

L’effetto immediato della riduzione dei fondi disponibili per la cooperazione allo sviluppo non è soltanto quello di ridimensionare la capacità del governo italiano di rispondere alle necessità impellenti di lotta alla povertà nei paesi in via di sviluppo, ma anche quello di sottolineare il mancato raggiungimento degli impegni presi a livello internazionale in un momento in cui l’aiuto viene considerato come strumento di politica economica internazionale per la ripresa globale. Malgrado la promessa più volte ripetuta di portare allo 0,51% il rapporto tra aiuti e PIL entro il 2010, per il 2009 i dati del Ministero degli Affari Esteri e le stime della Commissione Europea indicano che l’aiuto italiano si fermerà tra lo 0,13 e lo 0,16% del PIL, una flessione del 27%-40% rispetto al 2008. Sulla semplificazione delle procedure e sul piano d’azione sull’efficacia, gli effetti si potranno vedere soltanto dopo che i provvedimenti saranno di fatto finalizzati e varati, e dipenderanno dalla volontà politica di metterli in pratica ed di non renderli meri esercizi di facciata (nel 2009, la cooperazione italiana sarà nuovamente oggetto di una peer review dell’OCSE).

LE OCCASIONI MANCATE

Le riforme istituzionali per modernizzare l’apparato organizzativo della cooperazione allo sviluppo italiana sono sicuramente una delle aree prioritarie di intervento che il Governo Berlusconi ha deciso di ignorare durante il suo primo anno di vita. Più grave è che il 2009, anno della presidenza italiana del G8, rischi di essere sprecato. Una preparazione più attempata e profonda sui temi legati allo sviluppo per il G8 avrebbe potuto fornire lo spunto per iniziative diverse legate sia alla quantità che alla qualità degli aiuti italiani. La mancata nomina di un Vice-Ministro con delega alla cooperazione allo sviluppo da parte del Ministro Frattini era stata presentata come un modo di dare alla cooperazione massima centralità negli indirizzi del suo dicastero, ma nei fatti il risultato è stato una sua marginalizzazione generalizzata.

LE PICCOLE CARE RIFORME DI SARKOZY

Il candidato Sarkozy aveva un programma di riforme finalizzate ad accrescere la flessibilità dell’economia francese, aumentarne il potenziale di sviluppo nel medio termine e avviare le finanze pubbliche sul cammino di una crescita sostenibile. Due anni dopo, gli obiettivi si sono ridimensionati e i costi sono molto più alti. Così, il bilancio è deludente: sforzo di rilancio minimo durante la crisi, riforme modeste e un debito pubblico che registra un aumento senza precedenti. Un’eredità pesante per i prossimi anni, anche perché alzare ancora le tasse non sarà semplice.

PASSAGGIO IN INDIA

Sconfitta la tendenza a bocciare sempre e comunque il governo in carica, il risultato delle elezioni in India fa ben sperare per la continuità delle politiche di riforma. La sorprendente vittoria del partito del Congresso è stata certo favorita dal buon andamento dell’economia indiana. agricoltura compresa, nonostante la crisi globale. Degli argomenti connessi alla crisi e alla globalizzazione si parlerà al Festival dell’Economia di Trento dal 29 maggio al 1° giugno sul tema “Identità e crisi globale”.

UN MODELLO CHE FA ACQUA

Al Forum di Istabul l’accesso all’acqua è stato riconosciuto come bisogno fondamentale, ma non come diritto umano. Una scelta che ha sollevato polemiche e sospetti. Ma il problema va affrontato con realismo. Partendo dal fatto che miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici perché scarseggiano i mezzi economici disponibili per investire nelle reti e negli impianti. Servono soldi, ma anche regole e garanzie. E un modo per ripartire i costi che sia sostenibile dalle popolazioni.

DEBITO PUBBLICO E VIRTU’ PRIVATE *

Dopo la crisi della finanza privata, in molti rivalutano le virtù del debito pubblico. Che in realtà sembra ancora svolgere la funzione di sostenere la ricchezza privata. Anche se qualcosa sta cambiando. Aumenta la quota del debito pubblico collocata all’estero: un effetto secondario della globalizzazione che ha inceppato il meccanismo di redistribuzione della ricchezza finanziaria all’interno dei paesi più sviluppati. Mentre lo scoppio delle bolle ha colpito soprattutto i patrimoni privati. Ma tutto ciò potrebbe rallentare la ripresa.

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