Per un complesso di ragioni, spesso le donne vittime di violenza non denunciano i loro aggressori. Capire quali interventi possano far aumentare le denunce è cruciale per contrastare il fenomeno. Una ricerca mostra l’importanza dei servizi di sostegno.
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La spesa per la difesa dei paesi Ue è in costante crescita. Ma rimane per lo più gestita su base nazionale, con inefficienze e duplicazione di progetti e costi. Una frammentazione che la guerra in Ucraina potrebbe accentuare invece di risolvere.
Il riassetto del servizio idrico al Sud è una vicenda ormai trentennale. La situazione è grave perché impedisce l’accesso ai fondi pubblici europei. Dove mancano operatori industriali deve essere obbligatorio l’affiancamento di soggetti qualificati.
Le sanzioni sono uno strumento di coercizione politica che utilizza la leva economica. Quelle approvate nel 2014 contro Mosca hanno dato pochi risultati perché sono state aggirate. Oggi le misure sono mirate a obiettivi specifici, ma il pericolo resta.
La bocciatura della Consulta dei quesiti referendari su eutanasia e cannabis non deve far trascurare l’importanza della raccolta firme online che li ha contraddistinti. Occorre rendere effettivo il diritto all’accesso a internet perché si realizzi un vero allargamento della partecipazione politica.
La decisione di prorogare i poteri di intervento statali in settori strategici appare difficilmente giustificabile. L’area di azione e di monitoraggio andrebbe invece delimitata per emancipare i settori regolamentati da un costoso “occhio” pubblico.
Aumentano le indennità per i sindaci dei comuni delle regioni a statuto ordinario. L’incremento vuole creare le condizioni per migliorare la qualità delle amministrazioni. Ma resta la forte frammentazione dei comuni italiani e per i cittadini poco cambia.
Per limitare le disuguaglianze economiche è meglio intervenire sui redditi di mercato o sui redditi disponibili? La redistribuzione è costosa, in termini economici e sociali. Ma il capitalismo di oggi ha bisogno di regole e maggiore intervento pubblico.
Tanti i nomi proposti come Presidente della Repubblica ma una sola certezza rispetto all’esito finale: il Presidente, o la Presidente, avrà più di 50 anni. È questo, di fatto, l’unico requisito richiesto dalla Costituzione, oltre all’ovvietà di essere un cittadino che gode dei diritti civili e politici. Un criterio che ha davvero senso?