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Categoria: Stato e istituzioni Pagina 78 di 86

PROVE TECNICHE DI GRANDE COALIZIONE

Il decreto milleproroghe approvato in fretta e furia dalla Camera è un esempio tangibile di cosa accade quando in Parlamento non c’è una forte opposizione. Estende nel tempo normative in scadenza, ripristina leggi già abrogate e prevede eccezioni ad personam. Nel silenzio totale si sono scientemente smantellati i pochi elementi strutturali di controllo della spesa introdotti nella passata legislatura. Una classe dirigente preoccupata della propria rielezione non avrebbe ceduto alle pressioni dei piccoli centri di potere. Ma in aprile si vota con liste bloccate.

MILLEPROROGHE, MILLEDEROGHE

Il decreto legge 248/2007, meglio noto come “decreto milleproroghe” è stato approvato nei giorni scorsi dalla Camera con l’accordo di maggioranza e opposizione. Dovrebbe essere ribattezzato “ millederoghe” perché contiene una serie di misure ad personam o a favore di specifiche lobby che, annegate in pagine di articoli e commi scritti in linguaggio ostico, non possono essere individuati che da pochi addetti ai lavori. Qui cerchiamo di segnalare alcune di queste disposizioni, ma chiediamo anche ai lettori delavoce.info di aiutarci a scavare nelle pieghe del decreto che sta per essere convertito in legge.

ATLANTIDE: UNA PARABOLA SUL FEDERALISMO*

Diversi stati europei ripensano la loro organizzazione federale. Mentre in Italia si discute dell’istituzione di un senato federale, in Germania si cerca di distinguere in modo più netto tra le competenze del governo centrale e quelle dei länder. In Gran Bretagna si riformula il sistema di finanziamento delle amministrazioni locali. Per valutare questi interventi è però necessario avere un modello comune di federalismo. E se come punto di partenza si considerano gli individui, si scopre che molti problemi istituzionali finiscono per scomparire.

CHI VUOLE CAMBIARE LA CLASSE DIRIGENTE?

Secondo i sondaggi ben il 58 per cento degli italiani è insoddisfatto dei rappresentanti politici. E tutti a parole in questi primi scampoli di campagna elettorale dicono di voler cambiare. Tre criteri per capire se lo faranno sul serio: sono favorevoli a un sistema maggioritario a due turni, a tenere primarie a livello locale nella selezione dei candidati e a estendere il diritto di voto ai sedicenni sia alla Camera che al Senato?

QUATTRO SCELTE CORAGGIOSE PER UNA SVOLTA

Poniamo a disposizione dei lettori il testo del progetto predisposto dal Dipartimento di Studi del Lavoro e del Welfare dell’Università di Milano per incarico della Presidenza della Regione Lazio, “Quattro scelte coraggiose per una svolta”, che è stato presentato ufficialmente in una conferenza stampa a Roma lunedì 4 febbraio, presso la Sede della Regione.

ANCORA AL VOTO CON LE QUOTE GRIGIE

Le attuali norme elettorali prevedono i vincoli costituzionali di 25 e 40 anni per poter essere eletti rispettivamente alla Camera e al Senato, e di 25 anni per poter votare al Senato. Grazie alle dinamiche demografiche e all’inerzia nel riadattare e rivedere le regole del gioco della partecipazione democratica, i giovani italiani sono tra quelli con minor peso politico nel mondo occidentale. Tutto ciò ha evidentemente ricadute penalizzanti sia in termini di politiche destinate alle giovani generazioni che di loro presenza nelle posizioni di prestigio e potere.

CONFLITTO DI INTERESSI

PROVVEDIMENTI

Il Governo ha elaborato un progetto di legge sul conflitto di interessi a modificadella normativa approvata nella legislatura precedente. Il testo del disegno di legge appare sicuramente più incisivo rispetto alla precedente legge. Nella regolazione del conflitto di interessi sono possibili due strade: il controllo ex-post degli atti del governo e i vincoli di incompatibilità ex-ante tra cariche di governo e posizione economica. La legge precedente aveva seguito sostanzialmente il primo approccio definendo un quadro di controlli inefficace e coinvolgendo nell’attività di verifica una autorità, l’Autorità Antitrust, per sua natura estranea alle problematiche trattate.
Il disegno di legge presentato segue invece il secondo approccio. Si applica ai componenti di governo, ai commissari straordinari e anche agli amministratori locali. In linea generale prevede un regime di incompatibilità con le cariche di governo (ma non di ineleggibilità al Parlamento), il dovere di astensione e separazione degli interessi attraverso la vendita o l’istituzione di un trust (gruppo di imprese soggette ad unità di direzione). E’ prevista inoltre l’istituzione di un’apposita Autorità a cui i soggetti sottoposti a controllo dovranno inviare dettagliate informazioni sul proprio patrimonio e la propria posizione nelle attività economiche. I soggetti sottoposti a questa disciplina e con un patrimonio superiore ai 15 milioni di euro dovrà affidare il proprio patrimonio in gestione a un blind trust senza la possibilità di conoscere come questo venga investito.
Il disegno di legge appare incisivo e all’altezza della gravità del problema come si manifesta in Italia.

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

Purtroppo il Disegno di legge, inicisivo e all’altezza della gravità del problema così come si manifesta in Italia, ha seguito un destino comune al disegno di riforma degli assetti televisivi, rimanendo ostaggio della debolezza della maggioranza e della delicatezza delle materie per i rapporti tra di due schieramenti politici.

LE OCCASIONI MANCATE

Resta quindi anch’esso un’occasione mancata e conferma come il conflitto di interessi rimanga un punto assai delicato della politica italiana.

AAA PRESIDENTE CERCASI

Nel Regno Unito il processo per la designazione del chairman dell’Fsa inizia con un annuncio sul giornale. La legislazione italiana non contempla un simile procedimento di evidenza pubblica, ma neanche lo vieta. Adottarlo darebbe maggiore trasparenza alle nomine pubbliche, pur facendo salvi i poteri degli organi di governo, così come nel caso inglese. Per i vertici in scadenza di imprese e enti pubblici si potrebbe quindi pubblicare sulla stampa e nei diversi siti ufficiali le posizioni che dovranno essere presto rinnovate e i profili professionali richiesti.

IL TRAMONTO DELL’ISPANO-TEDESCO

Al di là dei potenziali effetti e delle sue implicazioni sistemiche, difficilmente il Vassallum sarà adottato. Molti partiti non accettano che l’assegnazione dei seggi sia appesa a un meccanismo non manipolabile e non prevedibile come il voto personale nei collegi uninominali. Per approvare una legge elettorale simile, i due maggiori partiti dovrebbero mettere sotto tensione i rapporti con gli alleati e turbare parte del loro elettorato. Il ciclo infinito dei tentativi di riforma è destinato a continuare. E tra un anno dovrà essere convocato il referendum.

FEDERALISMO FISCALE

PROVVEDIMENTI

Tra le cose positive, vanno segnalate la nuova formulazione dei patti di stabilità interna per gli enti territoriali, introdotta con la Legge finanziaria per il 2007 e ribadita con quella per il 2008. In modo più coerente con i patti di stabilità europea, ci si è spostati da vincoli sulla spesa – invero, notoriamente inutili nel lungo periodo — a vincoli sui saldi, ridando fiato alla autonomia tributaria locale. Qualche svarione, per esempio l’indisponibilità degli avanzi di gestione, della prima Legge finanziaria è stato corretto con la seconda, che ha anche previsto l’accreditamento diretto dei tributi cosiddetti propri agli enti locali, un passo importante per superare i loro cronici problemi di cassa, causa non ultima della formazione dei debiti soprattutto a livello regionale.
Sulla stessa linea, il governo Prodi ha tentato anche di coniugare meglio autonomia e responsabilità, affrontando prima con il patto per la salute, inserito nella Finanziaria per il 2007 e poi con il decreto approvato in ottobre, i problemi di vincoli di bilancio soffice latenti nei rapporti tra Stato e Regioni sulla spesa sanitaria, rendendo progressivamente più dure e più credibili le sanzioni per gli enti inadempienti,

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

Delle manovre finanziare gli effetti si sono già viste. Altre – quali il passaggio del catasto ai comuni – richiederà più tempo

OCCASIONI MANCATE

L’esecutivo ha anche tentato di riprendere il filo di un’interpretazione coerente o almeno ragionevole della riforma del titolo V della Costituzione, la cui mancata attuazione, a sei anni dalla sua approvazione, pesa come un macigno sui rapporti tra i governi, rendendo legislativamente dubbia ogni azione intrapresa.
Dopo la colpevole negligenza della precedente legislatura, sono stati presentati ben due disegni di legge delega, uno sull’attuazione dell’articolo 119 e un altro sulle funzioni fondamentali dei governi locali, in attuazione dell’articolo 117, entrambi restati però nel cassetto: approvati dal Consiglio dei ministri, ma mai passati all’esame delle competenti Commissioni. Si trattava in entrambi i casi di progetti incompleti, in parte tra di loro contradditori, ma che contenevano le premesse per una formulazione più coerente tra funzioni assegnate, risorse e perequazione tra territori, così come di rapporti più maturi tra i diversi livelli di governo.
Della proposta di riforma dei servizi pubblici locali, meglio non parlare nemmeno, annacquata fino al parossismo dal conflitto fra le diverse anime della maggioranza e poi comunque arenatesi in Parlamento.
A parte questi tentativi, generosi seppure inconcludenti, il governo Prodi non è stato esente dagli usuali difetti che da sempre contraddistinguono i rapporti tra i governi nel paese. Come al solito, un governo centrale in difficoltà a controllare la propria spesa, dalle pensioni al pubblico impiego, ha cercato di scaricare soprattutto sugli enti territoriali l’onere dell’aggiustamento finanziario. E come al solito, in barba alla Costituzione e perfino alla propria stessa azione in altri campi, il governo non si è fatto scrupolo di intervenire anche sulle risorse tributarie attribuite ai governi locali quando questo fosse funzionale alle proprie esigenze politiche immediate. Così l’intervento sul cuneo fiscale introdotto con la Finanziaria 2007 è stato finanziato in parte con l’Irap, il principale tributo regionale, senza che fossero chiare le compensazioni previste per le Regioni. Allo stesso modo, l’intervento sull’Ici deciso con la Finanziaria per il 2008, è sembrato corrispondere, fin dalle modalità tecniche scelte, molto più a esigenze politiche immediate di visibilità del governo centrale che a sensate esigenze distributive o finanziarie. 

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