Nel 2024 in Italia il numero di lavoratori con più di un lavoro è sceso per la prima volta sotto l’1 per cento. Tra le grandi economie è il valore più basso. L’identikit di chi ha più probabilità di svolgere lavori multipli riserva qualche sorpresa.
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In Italia la formazione non formale è sottovalutata. Andrebbe invece valorizzata perché in un periodo di grandi trasformazioni acquistano sempre più importanza le competenze delle persone, indipendentemente da dove o come siano state acquisite.
Per ridurre la disoccupazione di lunga durata di persone con scarse possibilità di inserirsi nel mercato del lavoro, la Francia ha avviato una sperimentazione, che ha dato buoni risultati per chi vi partecipa. I costi e i benefici per lo stato.
A fine anno scade il termine per il raggiungimento di tre obiettivi associati alla riforma delle politiche attive finanziata dal Pnrr. La carenza di dati certi e il continuo cambiamento delle regole rendono molto difficile valutarne andamento e risultati.
La crescita dell’occupazione degli ultimi anni si deve anche alla diffusione dei servizi avanzati. Per continuare su questa strada, bisogna affrontare problematiche complesse, dall’invecchiamento della popolazione alla carenza di laureati nelle materie Stem.
Il disegno di legge approvato definitivamente dal Senato per la disciplina degli standard retributivi e il sostegno alla contrattazione, pur offrendo il fianco a critiche, consente la sperimentazione di un minimum wage là dove faccia difetto il contratto collettivo.
Non sono pochi i pensionati che decidono di continuare a lavorare. Chi sono e perché lo fanno? Per i più giovani il lavoro post-pensionamento è spesso legato a pensioni modeste, per i più anziani è favorito da buone condizioni economiche e professionali.
Entro giugno 2026 devono essere attuate tre direttive Ue che riguardano il lavoro delle donne. Su questi temi si potrebbe ricostruire l’unità sindacale, per garantire una trasparenza salariale che potrebbe aprire una nuova fase del diritto antidiscriminatorio.
Nel mondo del lavoro globale sono molto diffusi i sentimenti di rabbia e di indignazione, che però non danno luogo a una reazione dei lavoratori. L’Italia ha un problema in più: una pressione fiscale che pesa soprattutto sulla classe media lavoratrice.