I dati statistici confermano che nellultimo biennio le retribuzioni lorde nel settore privato sono cresciute meno dellinflazione. Per quelle nette, ovvero la remunerazione che i lavoratori dipendenti possono effettivamente spendere, la stagnazione dura ancora da più tempo. E il confronto con la crescita dei redditi in termini reali negli altri paesi europei evidenzia un notevole divario. Il modello di relazioni industriali definito nel 1993 non può non risentirne.
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Aumentare per legge le ore lavorate può distruggere posti di lavoro. Diminuire il prelievo fiscale e contributivo soprattutto sui salari più bassi può invece servire ad aumentare il numero delle ore lavorate portando più persone ad avere un impiego. Ma i tagli promessi del Governo non sembrano motivati solo da criteri di efficienza economica; guardano anche alle prossime elezioni europee. Se il Governo vuole convincerci del contrario deve accompagnare ogni taglio alle imposte con un pari risparmio nella spesa. Gli effetti benefici sull’economia di una riduzione delle imposte sono maggiori quando non comportano un aumento del disavanzo.
Il dibattito sulla necessità di aumentare le ore di lavoro annuo per occupato ha ignorato finora il ruolo della contrattazione collettiva e ha analizzato il problema come se il numero di giornate lavorative potesse essere deciso per legge. Al contrario, lunico modo per ridurre il gap di ore lavorate pro-capite tra Italia e altri paesi è attraverso i contratti collettivi, offrendo ai lavoratori uno scambio tra giorni di ferie e reddito disponibile più alto grazie a sgravi fiscali sulle ore lavorate in più. Tagliare le festività, invece, non assicura lo stesso risultato.
In Italia il part-time è ancora poco diffuso. I molti interventi susseguitisi negli ultimi anni per favorirne ladozione hanno ridotto le rigidità normative e contrattuali che lo rendevano costoso per le imprese. Per i lavoratori i rischi restano maggiori dei benefici. Andrebbero invece facilitati i passaggi da full-time a part-time e viceversa, lutilizzo di congedi parentali e formativi flessibili, linvestimento formativo e la progressione professionale. Così non sarebbe più solo una scelta obbligata per donne costrette a conciliare impegni familiari e di lavoro.
La regolarizzazione di quasi 700mila lavoratori extracomunitari non è priva di effetti sulle statistiche sulloccupazione. Lanalisi dei dati, anche in caso particolare come quello delle iscrizione allInps dei dipendenti di imprese artigiane in Piemonte, offre molti spunti di riflessione: sulla congruità delle quote di ingresso e sull’entità della domanda di lavoro rivolta anche a cittadini extra-comunitari. E su come identificare le aree di attività in cui è maggiore l’impiego di stranieri.
Nel decreto legislativo di riforma del lavoro tocca il suo culmine la tendenza a delegare funzioni paralegislative alle parti sociali. Ma quali sono le conseguenze dellormai inestricabile intreccio tra legge e contrattazione collettiva? Al di là di incoerenze ed equivoci, bisognerebbe distinguere tra concertazione, intesa come forma di cooperazione tra pubblico e privato-collettivo, e contrattazione collettiva, che è invece una manifestazione dellautonomia negoziale privata. E alla luce di questa distinzione andrebbe affrontato il problema della riforma delle regole della rappresentanza sindacale.
Nonostante il brusco rallentamento delleconomia, il mercato del lavoro tiene e il tasso di occupazione aumenta, anche se resta lontano dai livelli europei. Arriva però un segnale preoccupante: loccupazione cresce solo al Nord e resta ferma nel Mezzogiorno. Un motivo in più per ricorrere a un decentramento territoriale della contrattazione collettiva. Quanto allaumento del part-time, è un elemento cruciale per aumentare loccupazione italiana femminile nel lungo periodo, ma implica una automatica diminuzione del numero di ore lavorate per addetto.
L’efficacia del lavoro interinale come trampolino verso un’occupazione stabile è solitamente discussa sulla base di pregiudizi ideologici e senza disporre delle informazioni statistiche necessarie. Il dibattito sarebbe più utile e sereno se si basasse su valutazioni capaci di identificare il più precisamente possibile l’effetto causale di questo strumento contrattuale al netto di ogni fattore di confondimento. Uno studio con queste caratteristiche dimostra che il lavoro interinale è efficace nel portare ad un lavoro stabile, ma non più di altre tipologie contrattuali flessibili.
Come da rituale, i capi di Governo riuniti a Bruxelles scoprono che lEuropa è ancora ben lontana dal diventare il continente più competitivo del pianeta. Perché le scelte politiche dei singoli paesi sono spesso in contrasto con gli obiettivi fissati nel 2000. Non tutti per esempio vogliono un aumento del tasso di occupazione perché implica tagliare i privilegi di alcuni. Così come è un errore limitare larrivo di lavoratori dai nuovi paesi membri. Se lobiettivo è aumentare le ore lavorate, meglio aprire i flussi invece di chiedere agli italiani di ridurre le ferie.
DAmato lascia una associazione in crisi di identità. Dallapertura a nuovi comparti sono nate forti contraddizioni e limpossibilità di conciliare interessi troppo diversi, come quelli delle imprese di Stato e di quelle esposte alla concorrenza. Né maggior fortuna ha avuto il tentativo di rilanciare Confindustria come soggetto politico. Per continuare a vivere, lorganizzazione dovrà valorizzare interessi generali degli imprenditori e la loro immagine nel paese, offrendo rappresentanza alle aspirazioni delle piccole imprese a diventare più grandi. Banchi di prova le politiche dellimmigrazione, il decentramento della contrattazione e i conflitti di interesse nel governo delle imprese.