Il divario retributivo si manifesta in vari aspetti della vita sociale ed economica, dai ruoli di leadership alle opportunità professionali. Ma una delle sue espressioni più evidenti è la persistente disuguaglianza nelle retribuzioni di uomini e donne.
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La Corte di giustizia ha stabilito che anche i datori di lavoro domestico devono avere un sistema di rilevazione dell’orario svolto dal lavoratore, per tutelarne i diritti. Come evitare che si trasformi in un peso burocratico aggiuntivo sulle famiglie.
L’offerta congrua per il sostegno al reddito e le regole per l’ingresso dei lavoratori extracomunitari dimostrano la difficoltà a cogliere le logiche reali del mercato del lavoro. Altre soluzioni, come i contratti di somministrazione, si rivelano più adeguate.
I governi degli ultimi anni hanno cercato di ridurre il cuneo fiscale e aumentare i salari netti dei lavoratori dipendenti con riforme che hanno pesato non poco sul bilancio pubblico. I risultati ci sono stati. Poi, è arrivata la fiammata dell’inflazione.
Il numero di disoccupati che in Italia utilizzano Internet per cercare lavoro è raddoppiato negli ultimi anni. L’abitudine si è diffusa in modo omogeneo tra diversi gruppi della popolazione. Ma i vantaggi non sono così forti come si potrebbe pensare.
Scende la disuguaglianza di reddito nell’Unione europea. Tra i salari, infatti, c’è più convergenza e il miglioramento è essenzialmente legato allo sviluppo dei paesi dell’Est europeo. Tra i sistemi di welfare restano invece molte differenze.
Dalla fine della crisi Covid, l’occupazione è cresciuta molto in Italia. Eppure, il confronto con gli altri paesi ci relega ancora all’ultimo posto in Europa per tasso di occupazione, instabilità del posto di lavoro e part time involontario delle donne.
Una norma inserita nel Collegato lavoro aumenta il finanziamento ad associazioni private per attività di coordinamento della formazione professionale. Che però non è più di competenza statale, ma regionale. E a svolgerla non dovrebbero essere i privati.
Negli accordi di “no-poaching” aziende concorrenti si impegnano a non assumere lavoratori l’una dell’altra. Vietate negli Usa e in Europa, le clausole servono a mantenere bassi i salari. Ecco cosa succede quando a prevederle sono le reti di franchising.