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Tagli ai sussidi alle imprese: quale evidenza?

Credo sia arduo trovare un esperto di politiche industriali che non sia d’accordo sul fatto che, in Italia, il sistema di incentivi alle imprese vada riformato e, relativamente ad alcune tematiche, sicuramente ridimensionato. Seppur in quantità limitata, visto che da tempo non sono ammesse dalle linee guida della UE, vi sono ancora forme di sussidio che riguardano tipologie di investimento che poco hanno a che fare con fallimenti del mercato.

Cassa integrazione in controluce

Spesso i numeri Inps sulla cassa integrazione vengono utilizzati come indicatori diretti dell’andamento della produzione, soprattutto a livello locale. Accade perché sono gli unici disponibili tempestivamente. Ma non è corretto. Quei dati fotografano non tanto la dinamica dell’economia reale, bensì le aspettative pregresse delle imprese. E il timore che le risorse non siano sufficienti per tutti, può stimolare una sorta di corsa delle aziende verso l’accumulazione preventiva di diritti a usufruirne, con un boom delle richieste di autorizzazione.

Obiettivi velleitari per i servizi per l’impiego

La riforma del mercato del lavoro fissa quattro livelli essenziali di prestazioni destinate ai lavoratori in mobilità, per reinserirli velocemente nel mercato e ridurre così i costi del welfare. Ma i servizi per l’impiego non dispongono né di personale né di risorse adeguate per garantirli. Oltretutto, non è nemmeno chiaro chi debba svolgere questi compiti. Perché oggi i servizi per l’impiego sono gestiti dalle province. Ma la spending review ha avviato un processo di riordino di questi enti che riguarda anche la ridefinizione delle loro competenze e funzioni.

Sul lavoro posizioni più rigide

Davvero il posto fisso è sempre più un miraggio? In realtà la contrazione delle assunzioni a tempo indeterminato registrata dal rapporto Unioncamere mostra la diminuzione dei passaggi da un’impresa a un’altra di lavoratori già assunti a tempo indeterminato. La crisi ha ridotto drasticamente questo tipo di mobilità nel mercato del lavoro, irrigidendo le posizioni. Nel nostro paese, l’accesso al tempo indeterminato avviene per lo più attraverso la trasformazione di un contratto a termine. E in questi anni la quota di lavoro a tempo determinato non è aumentata.

Giovani disoccupati: facciamo chiarezza

Vi sono alcune inesattezze nell’articolo “Giovani disoccupati italiani tra mito e realtà”.

A casa di papà, ma con la valigia pronta

I giovani italiani restano a casa dei genitori più a lungo dei propri coetanei stranieri. In molti mettono in evidenza le spiegazioni antropologiche di questo fenomeno, dando la colpa ai figli “bamboccioni” o ai genitori “iper-protettivi”, ma non si tratta solo di un problema culturale. Pesano le carenze del nostro welfare, incapace di sostenere i giovani in un momento di forte incertezza. E numerose indagini mostrano che sono sempre più i giovani che auspicano di essere autonomi, ma che hanno problemi a trovare un lavoro o una casa.

Siamo “babboccioni”, genitori troppo protettivi?

I giovani adulti italiani coabitano con la famiglia di origine molto più spesso e più a lungo rispetto ai coetanei del resto del mondo. La crisi economica influisce, ma non è la prima responsabile di questa anomalia, come dimostra la maggiore probabilità che il figlio resti in casa nelle famiglie con reddito più alto. Contano invece gli aspetti culturali. I genitori sono contenti della situazione e considerano un investimento mantenere i figli nel periodo degli studi e della ricerca del primo impiego, senza spingerli a fare esperienze di lavoro. Forse sarebbe meglio cambiare strategia.

Il Totem e il Gattopardo: a chi serve la riforma del mercato del lavoro?

Le slides della presentazione tenuta dal professor Pietro Garibaldi al Convegno del 4 luglio in occasione del decennale de Lavoce.info. Scarica il pdf.

Riforma del lavoro, donne e crescita

Con la riforma del lavoro cambiano molte cose. Ma cambia qualcosa anche per le donne? Lo spiega Daniela Del Boca nelle slides utilizzate durante il suo discorso al Convegno tenutosi all’Università Cattolica il 4 luglio 2012, in occasione del decennale del nostro sito.

Il nodo del lavoro autonomo

La discussione sulla recessione economica continua a eludere un punto decisivo: il fatto che la contrazione occupazionale sia molto più forte nel lavoro autonomo che nel lavoro dipendente. Si tratta di una tendenza già chiara sin dal 2010 per una categoria di lavoratori che è cambiata moltissimo negli ultimi dieci anni e presenta ora una dualità crescente tra i grandi professionisti già affermati e i nuovi, esposti a una forte competizione. Una polarizzazione rispecchiata anche dai dati su reddito e consumi. Chi darà voce a questi piccoli invisibili?

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