Il dominio dei grandi operatori Usa nel settore dei pagamenti digitali espone l’area euro a un alto rischio geopolitico. Occorre offrire un’alternativa: l’euro digitale. Ne va della nostra sovranità monetaria e della indipendenza strategica dell’Europa.
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Al contrario di quello che generalmente accade durante le crisi, il dollaro perde valore in questi giorni. Anzi c’è una sfiducia generalizzata verso tutte le attività denominate nella valuta Usa. Segno della fine del dollaro come valuta di riserva?
Dipendenti e pensionati pagano più Irpef a causa dell’Inflazione, mentre scendono i trasferimenti reali agli enti locali. Si prefigura così un ridimensionamento dei servizi comunali. Un effetto a catena che rischia di farsi sentire nella vita quotidiana.
Si può restituire alla moneta la natura originaria di istituzione di cooperazione spontanea e non di imposizione governativa? La concorrenza valutaria è già in atto, grazie alle valute digitali. Vedremo se riusciranno a far breccia nella vita quotidiana.
Pochi giorni dopo l’insediamento, Trump ha emesso la sua criptovaluta. Poi ha emanato un ordine esecutivo per fare degli Usa la capitale mondiale degli asset digitali. La posta in gioco è chiara: il carattere di bene pubblico della moneta.
Dal 2023 le cripto-attività, criptovalute incluse, sono normate in Europa da un regolamento che, seppur flessibile, impone alcuni capisaldi a tutela dei risparmiatori. Ora però spunta una clausola che potrebbe aprire la strada a regole più permissive.
La ripresa dei consumi delle famiglie europee che ci si aspettava con il calo di inflazione e dei tassi di interesse non si è ancora materializzata. Continuano a pesare le politiche di bilancio restrittive e il rallentamento del mercato del lavoro.
La crescita dell’inflazione ha avuto effetti rilevanti sulle famiglie, ma anche sulle imprese. Un’indagine sul campo, condotta in aziende di tre settori portanti del made in Italy, mostra quali sono stati i problemi affrontati e le strategie per rispondere.
Il taglio dei tassi di 50 punti base operato dalla Fed nell’ultima riunione ha sorpreso gli analisti. Il tasso di interesse reale rimane però al di sopra di quello reale naturale. Dunque, nel prossimo futuro possiamo aspettarci nuovi ribassi, ma graduali.
A Jackson Hole, Jerome Powell non si è limitato ad annunciare l’attesa svolta di politica monetaria. Ha anche ripercorso gli avvenimenti degli ultimi anni, fornendo utili chiarimenti sull’approccio seguito dalla Fed e poi da altre banche centrali.