Qualsiasi governo si formi in Germania nel prossimo mese proseguirà con le riforme politiche ed economiche già intraprese. Ma sarà instabile nel lungo periodo e probabilmente non esisterà più dopo le prossime elezioni. L’instabilità politica deriva dalla crisi economica e da programmi che forniscono risposte molto simili. A dominare lo scenario politico nei prossimi decenni saranno i partiti capaci di dare una chiara prospettiva di riforma anche a quegli elettori che oggi pensano di essere gli sconfitti dei cambiamenti economici e politici in atto.
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Tanti interventi correttivi sulla spesa, tutti incapaci di cogliere i risultati sperati. Perché non hanno inciso sui nodi strutturali. A partire dalla questione della finanza locale. Vincoli di bilancio rigidi non sono credibili se gli enti locali non sono dotati di strumenti finanziari adeguati. Né possono essere imposti se la legislazione nazionale interviene continuamente sulla legislazione di dettaglio nelle competenze locali, riducendone l’autonomia di azione. Eppure, una corretta interpretazione del Titolo V offre la ricetta per affrontare strutturalmente questi problemi.
La famiglia Agnelli resta azionista di riferimento di Fiat. Tuttavia, l’operazione condotta da Exor e Ifil suscita qualche perplessità . Non si tratta di demonizzare i contratti derivati. Ma neanche di far passare il principio che il loro utilizzo, seppure con alcune cautele, consenta di evitare l’obbligo di comunicazione di partecipazioni rilevanti. Ne va della trasparenza dei nostri mercati, nonché della conoscenza delle reali posizioni di controllo nelle società quotate. Per impedirlo, basta introdurre un semplice articolo di regolamento Consob.
Accrescere l’autorevolezza del Fondo monetario internazionale significa assicurargli maggiore indipendenza, più risorse e una gestione volta a criteri di efficienza più che di rispetto formale di garanzie di uguaglianza di trattamento. Ma questa necessità si scontra con gli interessi di breve periodo degli stati sovrani e con una generale inerzia nel trattare problemi di architettura economica internazionale. Superare tali ostacoli richiede un rilancio del multilateralismo, invertendo la tendenza emersa negli ultimi anni.
Proponiamo ai lettori de lavoce il testo integrale dell’articolo di Roberto Perotti pubblicato, in data 23 Settembre 2005, su Il sole 24 ore.
Il ruolo degli immigrati contribuisce a spiegare i due fenomeni più eclatanti rilevati dall’indagine delle forze di lavoro per il secondo trimestre del 2005: la conferma della crescita sostenuta dell’occupazione, superiore alla crescita tendenziale del Pil, e l’aumento del divario territoriale, in particolare fra Nord e Sud. Il tasso di disoccupazione scende al 7,5 per cento. Sale l’occupazione dipendente a tempo indeterminato, smentendo i timori di “precarizzazione” del mercato del lavoro. Ma nel Mezzogiorno le donne occupate diminuiscono ancora.
La stretta regolamentazione di ordini professionali e tariffe non tutela i cittadini. Nel caso degli avvocati, la parcella è strettamente legata al numero di attività svolte e alla lunghezza della causa. Un incentivo distorto che ha decretato il fallimento di ogni tentativo di riforma del processo civile che ne prevedesse lo snellimento. Con un onorario in forma fissa, invece, la semplificazione diventerebbe conveniente anche per gli avvocati. In Germania, per esempio, il compenso forfetario ha ridotto i tempi dei processi, pur conservandone tutte le garanzie.
L’evidenza empirica suggerisce che l’incidenza del debito commerciale sull’indebitamento complessivo delle imprese è più elevata dove la congestione degli uffici giudiziari è maggiore e i procedimenti civili più lunghi. Ma determinante è il grado di affidabilità creditizia dei debitori. Per le imprese mediamente rischiose, il funzionamento della giustizia civile influisce in misura significativa sul comportamento dei finanziatori, perché contribuisce a determinare la quota di credito effettivamente recuperabile in caso di insolvenza.
Non è vero che la conduzione familiare delle aziende sia un fenomeno solo italiano. Né esiste una relazione fra la sua diffusione e la dimensione. Lungi dall’essere un valore positivo, oggi la piccola impresa è inadeguata di fronte alle sfide della globalizzazione e delle nuove tecnologie. E’ allora necessario favorire le imprese che scelgono di crescere, riducendo gli adempimenti burocratici agli ampliamenti di impianto o agevolando lo sviluppo di strumenti finanziari innovativi. E gli incentivi non devono esaurirsi proprio in conseguenza della crescita.
Dopo un difficile travaglio, questa settimana il Governo potrebbe varare lo schema di decreto legislativo di riforma del diritto fallimentare. Acquisito il parere delle Camere, la bozza potrebbe quindi diventare legge e, all’inizio del prossimo anno, entrare in vigore, svecchiando la nostra decrepita legge fallimentare. Anche se la riforma deve essere giudicata positivamente, è bene sottolineare che costituisce solo una tappa intermedia verso una vera modernizzazione del sistema, ormai impossibile in questa legislatura.