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Con la longevità nel titolo

Il declino dei mercati assicurativi di tipo previdenziale, essenziali per il funzionamento dei fondi pensione, si può fermare con l’introduzione di titoli indicizzati alla longevità. Ma chi è disposto ad assumersi il rischio-longevità con le attuali tendenze demografiche? Qualcuno ha suggerito che siano le imprese farmaceutiche a emettere questi titoli, perché i loro profitti salgono quando gli individui invecchiano e fanno un ricorso maggiore ai medicinali. Il loro bilancio rappresenterebbe quindi la naturale copertura per questi nuovi strumenti finanziari.

Meno sicurezza, siamo inglesi

I cambiamenti nei sistemi previdenziali comportano importanti mutamenti nelle scelte di risparmio e offerta di lavoro, soprattutto dei ceti medi. Probabilmente, si dovrà lavorare più a lungo e risparmiare di più. In Gran Bretagna, per esempio, i lavoratori giovani sembrano apprezzare sempre di più i piani pensionistici individuali a contribuzione definita. Di contro, un’indagine europea su diversi aspetti della vita degli ultracinquantenni può aiutare a capire quali sono le condizioni che favoriscono una terza età attiva e quanta capacità lavorativa resta oggi inutilizzata. Il declino dei mercati assicurativi di tipo previdenziale, essenziali per il funzionamento dei fondi pensione, si può fermare con l’introduzione di titoli indicizzati alla longevità. Qualcuno ha suggerito che siano le imprese farmaceutiche a emettere questi titoli, perché i loro profitti salgono quando gli individui invecchiano e fanno un ricorso maggiore ai medicinali.

Un Clap più accessibile

In prospettiva, il campione longitudinale degli attivi e dei pensionati dovrà discendere dal costituendo casellario degli attivi. Per il momento, allarga il campo delle variabili a disposizione dei ricercatori a retribuzione, numero di giornate retribuite, tipo di orario e, per gli ultimi anni, anche tipo di contratto. I prossimi passi saranno l’inclusione di informazioni relative ai co.co.co, alle pensioni non Inps, ai contributi versati prima del 1985. E sarà migliorata anche la procedura di consultazione on-line, rendendo più flessibile il filtro iniziale.

Un’Opa dai molti interrogativi

E’ in corso l’Opa di Telecom su Tim. La lettura della documentazione ufficiale pone agli osservatori questioni di natura industriale e finanziaria. Il documento di offerta è vago sui vantaggi che deriveranno dalla fusione fisso e mobile, negando al mercato informazioni essenziali. Positivo invece che prosegua la marcia di accorciamento della catena di controllo del gruppo. I problemi finanziari riguardano invece l’entità delle adesioni allÂ’Opa, l’equità dei concambi Telecom-Tim e la sostenibilità del debito. Mentre un grande gruppo industriale italiano viene pezzo a pezzo sacrificato.

Un Green Paper che non dà la luce verde

Il Green Paper della Commissione Europea propone timidamente di coordinare le politiche dell’immigrazione a livello europeo. Ma le lascia saldamente sotto la giurisdizione dei governi nazionali. Così, i governi nazionali continueranno a rincorrersi in una gara al rialzo nell’adozione di misure sempre più restrittive, come successo nel caso dell’allargamento ad Est dell’Unione. Oppure chiuderanno l’accesso al welfare da parte degli immigrati, una politica miope e irrealistica (oltre che iniqua), che finisce per creare deterrenti alla mobilità del lavoro anche all’interno dell’Unione, quella mobilità che, a parole, tutti i Governi vorrebbero incoraggiare.

L’onda lunga della “legge Biagi” tedesca

Un anno fa è entrata in vigore in Germania una mini-riforma in materia di licenziamento, nell’ambito di un pacchetto di misure legislative che per altro verso presentano notevolissime analogie con quelle recate in Italia dalla cosiddetta legge Biagi. Una riforma dello stesso segno di quella voluta dal nostro Governo di centrodestra, ma per alcuni aspetti più incisiva, lì è varata da un esecutivo socialdemocratico. I dati disponibili mostrano, peraltro, come la nuova legge tedesca si innesti in un sistema complessivamente meno rigido rispetto a quelli dell’Europa meridionale e a quello italiano in particolare.

La Francia verso una nuova disciplina del licenziamento

In tutta Europa si fa molta retorica sui regimi di protezione del lavoro, ma la questione della loro organizzazione è poco discussa. La necessità di incentivare il disoccupato a cercare una nuova attività, la possibilità di rinegoziare le retribuzioni ex post, i vincoli di liquidità sull’impresa, modificano il tasso contributivo di equilibrio e il livello ottimale di protezione dell’impiego, ma non la validità del principio generale secondo cui l’impresa deve internalizzare i costi sociali della disoccupazione. Così, il costo complessivo del licenziamento per l’azienda dovrebbe sostituire il controllo giudiziale o amministrativo.

Ma Antitrust è una parola straniera?

Le Autorità indipendenti nascono e si giustificano come particolare soluzione istituzionale a tutela di diritti diffusi. Tuttavia, la competenza nello svolgere il mandato e l’indipendenza sono requisiti che derivano dalla quotidiana attività dei commissari. Composizione e meccanismi di nomina divengono perciò uno snodo cruciale che può favorire o limitare lÂ’attività di una Autorità indipendente. E sono molti i segnali che fanno ritenere conclusa la stagione che ha visto l’Italia protagonista a livello internazionale nella tutela della concorrenza.

E per le banche non è solo questione di competenza

Quale Autorità debba avere la competenza antitrust sulle banche non è l’unico punto in discussione. Altrettanto fondamentali sono i temi del mercato del controllo nel settore bancario e le modalità con cui l’Autorità stessa deve esercitare il proprio potere. Le norme attuali vanno riviste. Occorre semplificare le autorizzazioni relative alle partecipazioni bancarie. Ma anche renderne più trasparente il processo decisionale, con obbligo di motivazione e facoltà di impugnativa. Non meno urgenti sono i problemi relativi ai rapporti fra banca e impresa.

Chi ha paura dell’Autorità?

L’Autorità antitrust è forse l’unica istituzione pubblica italiana che cerca di tutelare e promuovere la concorrenza, la cui gracilità è il vero punto debole del nostro sistema economico e politico. Il risultato delle recenti nomine, e di quelle che potrebbero arrivare in futuro, è invece un indebolimento dell’Antitrust. Di cui si avvantaggerà tutta l’area dei servizi, che in Italia ha una configurazione di mercato fortemente concentrata, quasi monopolistica. Senza dimenticare che a questa Autorità è affidato il controllo sul conflitto di interessi.

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