Il mondo della finanza si basa sulla fiducia e si presta quindi ad abusi difficilmente identificabili da qualsiasi controllo esterno, se perpetrati con la connivenza dei dipendenti chiave. Fedeli alla dirigenza dell’impresa non solo per un malinteso senso di lealtà , ma anche perché “parlare” significa compromettere la carriera futura. La soluzione è premiare chi denuncia episodi di criminalità economica, con un compenso proporzionato all’entità della frode.
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Poche imprese quotate in Borsa. Management locale e azionariato senza ricambio, se non di padre in figlio. Banche “legate al territorio”. A Parma come altrove, le aziende fanno politica e controllano l’informazione, aumentano il loro potere con artifici contabili e sviluppando rapporti poco chiari con il mondo creditizio. È questo il quadro del capitalismo italiano, non solo di quello di provincia. Perché l’Italia ha potenzialità e meriti, ma deve ancora imparare le regole del grande gioco dell’imprenditoria globale.
Complessivamente le famiglie povere in Lombardia sono la metà di quelle sotto la soglia più bassa in Basilicata. E anche se si registrano importanti differenze all’interno di ciascun raggruppamento di Regioni, resta evidente il dualismo economico tra Centro Nord e Mezzogiorno. In particolare, al Sud la più elevata incidenza della povertà è sistematicamente accompagnata da una maggiore intensità . Per portare tutti alla linea di povertà relativa servirebbero 6,6 miliardi. Ma la Finanziaria ha solo vaghe parole sul reddito di ultima istanza.
Le sorprese, spesso spiacevoli, di un viaggio in treno da Milano a Venezia: dal riscaldamento della carrozza che non funziona al notevole ritardo accumulato su un tragitto tutto sommato breve. E, una volta arrivati, la richiesta del bonus per il rimborso del supplemento Intercity si trasforma in un percorso a ostacoli dagli esiti imprevedibili, soprattutto per i tanti turisti stranieri. Una disavventura ferroviaria forse legata allÂ’abbandono del sistema incentivante di aumento delle tariffe.
Anticipare con esattezza una crisi di debito non è possibile. È però possibile identificare un insieme di squilibri macroeconomici statisticamente associati a futuri episodi di insolvenza del debito sovrano. Sono campanelli d’allarme l’eccesso di indebitamento e lo squilibrio dei conti con l’estero, la cattiva gestione della politica monetaria e una bassa crescita dell’economia reale. Sul piano politico, l’imminenza di elezioni presidenziali. Su questa base, l’Argentina era una paese ad alto rischio già nel 2000.
Continua il dibattito sulla riforma previdenziale avviato da lavoce.info. Un intervento di Elsa Fornero sottolinea come la libertà di scelta del momento della pensione, subordinata a un vincolo di equità attuariale, sia di gran lungo preferibile all’innalzamento per legge dell’età pensionabile. Nella loro replica alle opinioni fin qui raccolte, Tito Boeri e Agar Brugiavini evidenziano il rischio che il confronto tra Governo e parti sociali possa non partire mai. Perché le alternative al progetto governativo implicano interventi che entrano in vigore fin da subito, senza aspettare il 2008. Riproponiamo ai lettori anche le opinioni di Pierpaolo Baretta (Cisl), Giulio de Caprariis (Confindustria), Beniamino Lapadula (Cgil) e Gabriele Olini (Cisl).
Continua sul nostro sito il dibattito sull’ Iit. Riproponiamo per i nostri lettori i contributi di Aberto Alesina e Francesco Giavazzi, Luigi Spaventa, Giovanni Peri, Massimiliano Tani,Tullio Jappelli e Marco Pagano, Renato Bozio e Guglielmo Weber e Daniele Checchi assieme ai numerosi commenti pervenuti.
Imprese di medie dimensioni vitali e innovative, capaci di investire anche all’estero, non mancano nel sistema industriale italiano. Il problema è che restano poco trasparenti e poco inclini a confrontarsi con il mercato e le sue regole. Né delegano facilmente le responsabilità a manager esterni alla famiglia dei fondatori. Anche quando sono diventate grandi e quotate in Borsa, come Parmalat. Un caso che mostra tutte le potenzialità e le debolezze della quarta fase del nostro capitalismo.
Il compromesso sulle offerte pubbliche di acquisto proposto dal governo portoghese e avallato dalla presidenza italiana suscita qualche perplessità . È positivo arrivare a una disciplina uniforme in tutta l’Unione. Ma l’obiettivo finale della direttiva dovrebbe essere più ambizioso: favorire le scalate intra-comunitarie, creare una classe imprenditoriale europea e indurre le imprese ad aprirsi al mercato di capitali. Difficile che una disciplina solo facoltativa produca questi risultati.
Necessario rendere il Patto di stabilità allo stesso tempo “più flessibile e più rigoroso”. Lo si può fare con qualche modifica istituzionale che permetta di creare istituti nazionali indipendenti per il controllo delle politiche fiscali, un Ecofin dell’area euro e la nascita di fondi volontari, cui attingere nei periodi di scarsa crescita. E per i paesi con basso debito potrebbe essere prevista qualche deroga al limite del 3 per cento nel rapporto deficit-Pil. Il ruolo di controllo sarebbe poi affidato a una rete composta da Commissione europea e autorità nazionali indipendenti.