Le baruffe sui nomi per il rinnovo dei vertici delle tre società nate per gestire la liberalizzazione del settore elettrico rendono evidente un conflitto tra diritto di proprietà (del ministero dell’Economia) e potere di indirizzo strategico (del ministero delle Attività produttive). Da qui un’impasse che invece di essere risolta con una ridistribuzione dei pacchetti azionari, è affrontata come ai tempi delle partecipazioni statali, con il regime di prorogatio.
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La pubblica amministrazione ha difficoltà a utilizzare le tecnologie con efficienza e efficacia. Lo dimostra la limitata diffusione di software open source. Per non aggravare i ritardi già accumulati servono scelte precise e un sistema di incentivi e disincentivi per realizzarle. E si potrebbe così rivitalizzare l’industria italiana del software.
L’Italia è un Paese di immigrazione recente. Per questo sarebbe utile discutere di politiche dell’immigrazione guardando all’esperienza internazionale, a quanto accaduto in Paesi che da decenni vivono questo problema. Ai lettori riproponiamo alcuni articoli pubblicati da lavoce.info, che possono favorire una discussione informata e meno provinciale sul tema.
Sono i capitalisti che hanno più da perdere dall’espandersi del libero mercato. Per questo esercitano la loro influenza per impedire l’adozione di regole e leggi che ne permettano lo sviluppo corretto e per ottenere sussidi e protezioni dai Governi. Contrastare gli interessi costituiti, “Salvare il capitalismo dai capitalisti”, significa perciò rafforzare la consapevolezza che il mercato è il mezzo migliore per promuovere la crescita e ridurre la povertà .
Per risolvere i guai prodotti dal Patto di stabilità non è sufficiente riavviare il programma di investimenti pubblici in infrastrutture europee transnazionali. Sono difficili da realizzare, il loro impatto macroeconomico è modesto e riguardano solo una parte del capitale pubblico. Né danno maggiore trasparenza ai bilanci pubblici. Da ampliare, invece, il ruolo della Bei.
L’effetto dei diversi assetti istituzionali sull’efficacia, efficienza e equità delle politiche pubbliche è incerto. Se davvero si vuole imprimere una svolta maggioritaria al sistema italiano, conviene forse guardare a “regole di minor livello”, più vicine però ai meccanismi decisionali, come i regolamenti parlamentari.
A Bruxelles si discute l’ennesima riforma della politica agricola comune. Come da copione, l’Italia chiede nuovi sussidi. Ma ancora una volta il dibattito elude il punto cruciale: lÂ’eccessiva protezione accordata allÂ’agricoltura fin dalla istituzione del Mercato Comune. Prezzi dei prodotti alimentari più alti e una struttura produttiva inefficiente sono i risultati. Che finiscono per penalizzare gran parte degli agricoltori italiani.
In alcuni ambiti come la politica estera non c’è alternativa al metodo comunitario. Perché anche se si applicasse il voto a maggioranza nessun Paese si sentirebbe responsabile delle decisioni comuni, con il rischio di far prevalere le scelte populiste su quelle realiste. E condannando così cittadini e Governi a una condizione di irrilevanza. Come ha dimostrato la guerra in Iraq.
Ancora un trimestre di crescita negativa per il nostro prodotto interno lordo: l’inizio del 2003 può adesso essere definito come una fase di recessione. Soprattutto l’Italia continua a crescere meno della pur stagnante Europa. Riproponiamo ai lettori gli interventi di Rodolfo Helg, Paolo Manasse e Marco Pagano e Fausto Panunzi, in cui si discutono le ragioni del declino economico del nostro Paese.
Il Codice delle comunicazioni deve essere approvato in fretta per non incorrere in procedure di infrazione. Le nuove norme muteranno quindi più la forma che la sostanza del sistema delle comunicazioni elettroniche. Restano aperti tutti i problemi legati allo sviluppo della concorrenza, a partire dalle frequenze radio per finire all’accesso e interconnessione fra reti. E il ministero sembra volere mantenere competenze di controllo che l’Europa assegna a autorità più decentrate.