La probabilità che il prossimo anno un grande paese dell’Unione Europea sia governato da una formazione euroscettica o che vi si svolga un referendum sull’euro è significativa. I cittadini continuano ad apprezzare la moneta unica, ma le istituzioni europee vanno riformate in senso democratico.
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C’è da preoccuparsi se i francesi comprano pezzi d’Italia? L’economia francese ha un grado di internazionalizzazione molto più elevato della nostra. Ed è bene garantire l’apertura agli investimenti esteri in un paese dove le rendite di posizione abbondano. Ma è legittimo chiedere reciprocità.
L’elezione di Donald Trump dopo una campagna elettorale incentrata sul ritorno alla politica protezionista ha creato forti preoccupazioni in Brasile. Ma sul piano commerciale la situazione è molto più favorevole di quanto si pensi. I problemi potrebbero venire dalle turbolenze finanziarie.
Il tasso dei laureati italiani che emigrano stabilmente all’estero è oggi al 4,7 per cento ed è raddoppiato tra il 2011 e il 2015. Partono per trovare un lavoro più qualificato. Il problema è dunque la drammatica incapacità del nostro paese di creare opportunità di impiego di alto livello.
Donald Trump e Theresa May sono obbligati a crescere. Per questo, nell’immediato, il maggiore interscambio dovuto alle loro politiche potrebbe favorire anche la crescita europea. Sul più lungo termine, tutto dipenderà da come reagiranno le multinazionali alla nuova situazione internazionale.
A partire dal 2009, il numero di italiani che emigrano all’estero è aumentato in maniera considerevole. Si tratta per lo più di giovani istruiti in cerca di prospettive migliori di quelle offerte dal nostro paese. Ma per le regioni del Sud le conseguenze possono essere particolarmente negative.
Il ministro dell’Interno ha annunciato un giro di vite nelle politiche dell’immigrazione, promettendo più espulsioni e la riapertura dei Cie. Può apparire una svolta ragionevole, ma non lo è. È facile prendersela con gli immigrati irregolari, si rischia però di perdere di vista i problemi reali.
Con Tony Atkinson scompare l’economista che più di chiunque altro ci ha aiutato a capire come misurare, analizzare e contrastare povertà e disuguaglianza. Tutta la sua vita professionale è stata contraddistinta dall’esigenza di tradurre l’analisi economica in dibattito pubblico e prassi politica.
Tony Atkinson mancherà molto all’Europa e a quanti credono in un europeismo che mette al centro le persone e il loro benessere. Con i suoi studi ha contribuito allo sviluppo del modello sociale europeo. E ha promosso lo sviluppo e l’utilizzo di strumenti statistici rigorosi a livello europeo.
Tony Atkinson era un grande economista, un vero scienziato sociale aperto e interessato al dialogo tra discipline, un fine teorico dell’economia pubblica. Ma era anche una persona straordinaria, un mentore e un maestro capace di stimolare, incoraggiare e valorizzare ogni idea dei suoi interlocutori.