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Povertà: ci vuole una nuova misura?

Nel ringraziare l’Istat per la replica alla mia nota del 4 settembre, mi preme innanzitutto precisare che in essa non vi era alcuna critica all’Istituto, ma anzi un apprezzamento indiretto per la mole di informazioni comunque messa a disposizione del pubblico.

La scuola riparte dall’autovalutazione

Il regolamento sul sistema nazionale di valutazione per istruzione e formazione varato dal Governo si focalizza sull’intervento migliorativo a livello di singola scuola. È però necessario realizzare tutte le quattro fasi previste dal procedimento e in particolare rispettare il nesso tra autovalutazione e valutazione esterna. Si limitano così i rischi di inutilità o di adempimento insiti nel processo. Ma tutto ciò richiede risorse umane e organizzative adeguate, stabili e legittimate, negli istituti come negli apporti che dovrebbero arrivare dal ministero o dall’Invalsi.

Primarie, la soluzione democratica

Indipendentemente da quale sarà alla fine la legge elettorale e al di là della contingente crisi di legittimazione della politica, il meccanismo delle primarie è un principio irrinunciabile. Rappresentano la piena realizzazione del dettato costituzionale, perché i cittadini possono davvero aver voce lungo tutta la filiera della vita democratica dell’organizzazione-partito, che comprende anche la fase che precede la consultazione elettorale. Per i partiti sono poi un’occasione per ricostruire e consolidare i legami democratici con tutti i cittadini, e non solo con gli iscritti.

Quel piano carico di interrogativi

L’Enac pubblica un poderoso studio in vista dell’elaborazione di un Piano nazionale aeroporti. Il primo problema è che si prende come base per le previsioni di traffico il 2008, quando ancora le ripercussioni della crisi non si erano fatte sentire. Così come lascia dubbi la classificazione dei diversi aeroporti italiani, dove ritorna l’idea di fare di Malpensa un “hub multivettore”. Ma l’interrogativo principale è sulla scelta di redigere un Piano nazionale. Non sarebbe meglio lasciare che ciascuna Regione decida su quali scali puntare, considerate le risorse a disposizione?

Per un’auto made in Italy

I rischi per l’Italia ma anche per la stessa Fiat messi in evidenza da Fabiano Schivardi, purtroppo sono lungi dall’essere fugati dal comunicato congiunto governo-azienda stilato a valle dell’incontro di sabato.

Alla ricerca del bravo insegnante

Dopo tredici anni arriva finalmente un concorso ordinario per ricoprire quasi 12mila cattedre nelle scuole statali. È una buona notizia, perché dovrebbe mettere fine alla giungla delle graduatorie, composte da decine di migliaia di precari che di anno in anno hanno consentito il regolare svolgimento delle lezioni. Ma la scuola italiana ha bisogno di bravi insegnanti. E il concorso sarebbe un’occasione sprecata se non riuscisse a selezionarli. E allora bisogna avere ben chiaro che cosa permette a un laureato di diventare un docente capace di far crescere i suoi studenti.

Il momento di dire la verità

La Commissione europea ha presentato la proposta per la creazione di una supervisione bancaria unica nei paesi dell’area euro. È un buon inizio, ma è necessario un passo ulteriore. È arrivato il momento di affermare esplicitamente che l’Eurozona ha bisogno di un prestatore di ultima istanza e che l’unica istituzione che può assumere quel ruolo è la Bce. Serve anche un accordo fra gli Stati membri sulla ripartizione dei costi dei salvataggi delle banche, oltre a un sistema di regole che li riduca al minimo.

Unione bancaria: ultima chiamata

L’unione bancaria non può essere un mero passaggio di competenze alla Banca centrale europea. Dovrebbe essere interpretata invece come unico strumento per ripristinare i meccanismi di trasmissione della politica monetaria e bloccare il processo di disintegrazione finanziaria. È un processo complesso, che dovrebbe prevedere un intervento di politica monetaria non convenzionale. Insieme a nuove regole comuni per la liquidazione e amministrazione delle banche, applicate da un’autorità indipendente.

La disoccupazione giovanile in tempo di grande crisi

Dal 2007 al 2011 il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è passato dal 24 al 32 per cento, con un ulteriore balzo al 39,3 per cento nel primo trimestre 2012. Nello stesso periodo è cresciuta anche la disoccupazione tra gli adulti, ma molto meno. La crisi è stata più pericolosa del solito per i più giovani, perché sono loro i principali utilizzatori dei contratti di lavoro temporaneo. In miglioramento la condizione delle donne. Particolarmente colpiti i giovani con livelli di istruzione bassi. Mentre il tasso di disoccupazione si è ridotto per i laureati.

Oltre il livello di guardia

Il Governo ha giustamente rivisto al ribasso le stime di crescita per il 2012 e 2013 e al rialzo quelle sul deficit pubblico e sul debito. La recessione quest’anno sarà due volte più dura del previsto (il calo del Pil sarà del 2,4 per cento anziché dell’1,2 per cento) e ciò farà aumentare il deficit pubblico nel 2012 di quasi un punto di Pil (da 1,7 a 2,6 per cento).

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