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LA RISPOSTA AI COMMENTI

Lo scopo dichiarato dell’articolo era di correggere alcune affermazioni dell’ex-capo del governo e di alcuni commentatori e cronisti sul tema dell’emissione di moneta da parte delle banche centrali.  Devo perciò una precisazione a proposito di quegli aspetti che l’articolo non è riuscito del tutto a chiarire.  Non rispondo invece ai commenti, più o meno ironici, sulle intenzioni della proposta dellÂ’ex Presidente del Consiglio.

Chiarisco tre concetti:

1. Due lettori affermano che, a differenza della BCE, la Federal Reserve e la Banca d’Inghilterra possono “monetizzare” il debito pubblico acquistando titoli all’emissione, ma non è così.  ‘E bene ricordare che la Banca d’Inghilterra è vincolata dalle regole del Trattato sull’Unione Europea e quindi non fa eccezione. La Fed si attiene al principio di non acquistare titoli del Tesoro all’emissione dagli anni ‘50.  L’Italia si adeguò allo stesso principio con il cosiddetto “divorzio” tra Tesoro e Banca d’Italia, che una lettrice indica come la causa di tutti i mali. Il fatto è che, pur nelle differenze istituzionali, è caratteristica comune delle banche centrali quella di non partecipare alle aste dei titoli di stato fissando prezzi e rendimenti. I motivi sono operativi (anche quando mascherati da ragioni di “indipendenza”) e non compromettono la solvibilità dello stato sovrano. Gli stati dell’euro sovrani non sono, e per assicurarne la solvibilità la BCE potrebbe, come ho scritto qui, annunciare una fascia massima di variazione dei prezzi e dei rendimenti dei titoli di stato sul mercato secondario, senza venir meno alla proibizione sul mercato primario.

2. Quanto alla questione dell’emissione di contante da parte della Banca d’Italia: devo segnalare a un lettore che non è vero che “è solo da un anno e mezzo che le banche centrali nazionali possono emetterne quanto necessario” (non so a quale evento di un anno e mezzo fa si riferisca il lettore). Che le banche centrali immettano banconote in circolazione in una quantità non prefissata, e che dipende esclusivamente dalla domanda delle banche (per conto dei clienti) è un dato di fatto delle economie monetarie moderne, sempre che la moneta non sia garantita dall’oro o da una valuta estera (currency board).

3. Due commenti alludono infine all’irrilevanza delle banconote nella circolazione monetaria e sostengono che, se non può controllare la quantità di banconote, la BCE controlla un aggregato ben più rilevante, e cioè la massa monetaria; e che se le banche centrali nazionali non sono soggette a limiti per la stampa di banconote esse sono tuttavia soggette a limiti per quanto riguarda la base monetaria.  Entrambe le affermazioni sono inesatte.  In nessuna economia monetaria moderna la banca centrale è in grado di fissare la massa monetaria come variabile strumentale.   Quel che ogni banca centrale può fare, in quanto monopolista della moneta, è (come spiega la BCE qui) fissare unilateralmente il tasso d’interesse.

NOMINE, BASTEREBBE IL MINIMO SINDACALE

Sulle nomine, partiamo da qualche citazione. Sul sito bersanisegretario.it si legge “Dobbiamo riportare il merito dal cielo alla terra” (Pier Luigi Bersani).  Su angelinoalfano.it si dice della “volontà di dar vita a un ”partito degli onesti” e che valorizzi il ”merito” (discorso tenuto a Mirabello).  Lascio ai lettori valutare se esista qualche ragione per la quale dobbiamo prendere sul serio queste due persone.
Le nomine sono chiaramente un segnale importante di quanto si prende sul serio il momento attuale e la gestione di snodi importanti del nostro sistema economico quali il sistema delle telecomunicazioni (l’autorità per le comunicazioni) o dei trasporti (si attende già da un po’ la nomina del primo collegio della neo-costituita Autorità per questo settore). Sotto questo profilo è evidente, ma già lo sapevamo, che la nostra classe politica è inadeguata.
Detto questo, su due ruoli fondamentali quali il presidente dell’Agcom e l’Autorità dei trasporti il pallino è in mano al Governo. C’è solo da sperare che il Governo sappia prendere le distanze, ma non con le solite parole poco utili: con i fatti. Occorrono – semplicemente – persone con competenze e capacità che le rendano all’altezza dei problemi che dovranno affrontare.
Qualcuno parla di “coraggio”. No. La nomina di persone competenti non sarebbe un atto di coraggio, di elevato contenuto morale o simili. Vorrebbe semplicemente dire “fare le cose normali”.
Si tratta di nomine chiave in posti non ornamentali, di ruoli di gestione di nodi importanti del nostro sistema economico. Chiedere che incarichi delicati siano attribuiti a persone competenti è chiedere semplicemente che il Governo faccia il suo “banale” dovere. Il fatto che questo Governo abbia poco coraggio è purtroppo evidente da tempo. Quello che chiediamo ora è molto meno del coraggio: chiediamo solo il minimo sindacale.

SE I DEBITI SI RIPAGANO IN DRACME

Se la Grecia uscisse dall’euro e adottasse una nuova valuta nazionale, cosa accadrebbe ai contratti? Quelli soggetti alle legge greca, si ridenominerebbero semplicemente nella dracma, al tasso di cambio fissato dal governo greco. In tutti gli altri casi, la situazione si rivelerebbe assai complicata. Per esempio, se il debitore fosse greco e il creditore straniero è facile prevedere che ne nascerebbe un contenzioso, con ricorso a un giudice o a un arbitro per decidere in quale moneta debba essere ripagato il debito. In tutta Europa, sorriderebbero solo gli avvocati delle parti.

CHI RISCHIA DI AFFONDARE NEL MARE IN TEMPESTA

Se si osserva la dinamica del tasso di cambio effettivo reale basato sui costi del lavoro per unità di prodotto, la dissoluzione dell’Eurozona appare inevitabile. Per Portogallo, Spagna, Italia e Grecia, c’è stata una continua perdita di competitività dall’introduzione dell’euro. Ma a giudicare dall’andamento dei Cds, la rottura dell’unione monetaria non sarebbe un affare per nessuno. Gli investitori finirebbero per abbandonare anche la Germania. L’alternativa è una maggiore integrazione politica, con trasferimenti di risorse dalle zone floride verso quelle in difficoltà.

CAMPIONATI EUROPEI: IL VINCITORE È…

Dopo i buoni risultati ottenuti ai tempi del Mondiale, in vista degli Europei di calcio torniamo a proporvi le previsioni sulle squadre vincenti, basate su metodi statistici. Cambia la metodologia, stavolta ripresa da un modello originariamente utilizzato per il baseball. In generale, i pronostici dell’econometria sono in linea con quanto indicato da bookmaker ed esperti del settore. Ma la favorita Spagna dovrebbe essere eliminata in semifinale. Buone notizie, invece, per la nostra nazionale, che approderebbe alla finale, insieme alla Germania.

UNIONE BANCARIA: LONTANI DALLA META

La Commissione UE ha presentato il primo tassello dell’unione bancaria europea: nuove regole per gestire le crisi bancarie. Ogni paese dovrebbe perciò dotarsi di un fondo per la risoluzione delle crisi  pre-finanziato dalle stesse banche. In dieci anni, dovrebbe raggiungere una capacità di intervento pari all’1 per cento dei depositi garantiti. Prevista anche la collaborazione tra autorità di supervisione nazionale. È un buon inizio, ma il traguardo è ancora molto lontano. Con i tempi di decisione dell’Europa, rischiamo di arrivarci quando l’euro non ci sarà più.

UNA RC-CASA CONTRO LE CALAMITÀ

Da tempo si parla di una riforma delle polizze sui disastri naturali, con annessa introduzione di una copertura assicurativa dei fabbricati. Per superare l’attuale sistema assistenzialista, con risarcimenti solo dello Stato, pressoché illimitati e finanziati da una tassazione straordinaria. Ma non è il decreto varato appena prima del terremoto in Emilia a risolvere la questione. Prevede polizze volontarie, assai poco diffuse in Italia. E non coinvolge le compagnie di assicurazione, che avrebbero competenze specifiche nella previsione del rischio e valutazione dei danni. 

TERREMOTO. E AUMENTA IL CARBURANTE

Per raccogliere i primi 500 milioni da destinare quest’anno alle aree terremotate dell’Emilia il governo ha deciso un incremento dell’accisa sui carburanti, il quinto dal 2000 a oggi. Una scelta adeguata? Intanto, i conti potrebbero non tornare perché i consumi di benzina e gasolio saranno presumibilmente inferiori a quelli dallÂ’anno passato. E forse andrebbe evitato un intervento che tocchi anche il trasporto merci, per non creare inflazione da costi. Parte del carico avrebbe potuto gravare su altri tributi, come quelli su sigarette o lotterie.

A CHI CONVIENE BARARE AI TEST INVALSI? *

Le prove Invalsi su base universale servono in primo luogo a dare a tutte le singole scuole uno specchio sulla propria specifica situazione. Ecco perché chi “imbroglia” fa del male innanzitutto a se stesso. Quest’anno l’Istituto non restituirà le prove nelle situazioni dove i dati non risultino affidabili e cercherà di migliorare la conduzione e i controlli sull’espletamento delle prove. Ma più che in un’attività di repressione, l’Invalsi si impegnerà a favorire una maggiore informazione e un più trasparente dibattito sul contenuto e sulle finalità del test.

IL PROBLEMA NON È CHI STAMPA GLI EURO

Ha fatto discutere la proposta dell’ex presidente del Consiglio di far stampare euro dalla Zecca italiana. Ma la Banca d’Italia già stampa le banconote, secondo le richieste delle banche e senza vincoli imposti dalla Bce. Quello che le regole politiche della moneta unica escludono è che la Bce possa accreditare euro a uno stato membro. Il problema allora è come raggiungere un accordo politico per risolvere tre nodi, pur in assenza di un governo dell’Unione Europea: il sistema dei pagamenti, la solvibilità dei governi nazionali e il rilancio della domanda e quindi della crescita.

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