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COME EVITARE LA SINDROME GRECA

Nell’Italia di Monti si aggira come uno spettro la minaccia che la manovra anti deficit finisca per generare una recessione tale da far calare il Pil più di quanto faccia calare il deficit. Senza la possibilità di svalutare, l’unico rimedio consiste nella riduzione dell’Irap oggi e dei contributi sociali domani, quando la riforma delle pensioni sarà entrata a regime. È l’unica svalutazione oggi alla portata di mano dell’Italia: la riduzione del costo del lavoro.

BCE: COSA PUÃ’ FARE E COSA NO

Con le acquisizioni di debito sovrano degli Stati in crisi, la Bce esula dal mandato affidatole dai  Trattati europei? La sua missione principale è la stabilità dei prezzi, che presuppone  necessariamente la stabilità monetaria. Ma gli acquisti rappresentano anche un aiuto agli Stati in difficoltà, che non rientra tra i compiti della Banca centrale. Tuttavia, la salvaguardia dell’euro è un’esigenza prioritaria che giustifica gli interventi della Bce in qualità di prestatore di ultima istanza. Purché siano rispettate precise condizioni. Perché la Bce non è comunque la Fed.

MOLTO RIGORE, POCA EQUITÀ E POCHISSIMA CRESCITA

 Rigore, equità e crescita sono i tre principi che Mario Monti ha indicato quali pilastri per le scelte di politica economica. Nella manovra varata dal suo governo c’è molto rigore, forse troppo. Poca equità. E soprattutto pochissima crescita. Il tempo a disposizione era limitato. Ma proprio perché siamo in condizioni di emergenza si poteva e si doveva fare di più. C’è comunque un miglioramento rispetto alle manovre estive, in particolare in materia previdenziale, deindicizzazione a parte, e nello spostare la tassazione dal lavoro ai patrimoni. Davvero molto, però, resta ancora da fare.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

I commenti dei lettori si dividono tra chi coglie la drammaticità della crisi e chi ritiene che i governi nazionali siano ancora in tempo a ritrovare la virtù. Quanto agli effetti del “bazooka”, i commenti si concentrano su due ordini di preoccupazioni: il moral hazard (ovvero l’incentivo a non rispettare le regole) e l’inflazione.

COME SARÀ LA NUOVA ICI?

Uno dei tasselli principali della manovra del governo sarà la revisione della fiscalità sugli immobili. Ma le ipotesi sono molte, spesso con finalità diverse. Il problema principale è che la legge delega sul federalismo fiscale vieta di tassare la prima casa. Un ostacolo che il governo Berlusconi ha cercato di aggirare con l’introduzione all’ultimo istante della Res-servizi, destinata a gravare non solo sui proprietari, ma anche sugli inquilini. Tutto sommato però funziona peggio della vecchia Ici. E allora perché non tornare semplicemente indietro?

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Per valutare l’efficacia di una terapia, il medico deve poter visitare il paziente e seguirlo nelle cure. Si può mai curare una persona che non si presenta davanti al medico?  Allo stesso modo, il mediatore deve poter incontrarsi con i litiganti per poter svolgere il suo lavoro.  In tutto il mondo, infatti, la bontà delle mediazione e la bravura del mediatore si misura mediante la percentuale di successo degli incontri di mediazione (quando tutte le parti e i loro consulenti si incontrano davanti al mediatore).

MISSIONE QUALITÀ PER LE PROFESSIONI

La regolamentazione dei servizi professionali si giustifica solo se garantisce un’elevata qualità dei servizi. Obiettivo che non è stato raggiunto con le attuali normative. Ecco perché si discute di liberalizzare le professioni. L’evidenza empirica dimostra che limitare il potere degli operatori presenti sul mercato non ha un impatto negativo sulla qualità. Gli ordini, se vogliono sopravvivere, devono tornare al loro compito originario. E servono misure per stimolare la concorrenza e garantire una rigorosa selezione degli aspiranti professionisti.

COOPERAZIONE: LE MOLTE SFIDE DI UN MINISTERO NUOVO

 L’aiuto pubblico allo sviluppo è uno dei campi in cui l’Italia ha perso più terreno rispetto agli altri paesi Ocse. Non solo l’ammontare totale delle risorse stanziate è stato decurtato nel corso degli anni, ma i tagli hanno colpito di più proprio quei paesi poveri dove l’aiuto è più necessario, favorendo quelli medio-ricchi che già beneficiano di un eccessivo afflusso di aiuti. Sarà sufficiente la novità, positiva, di un ministro dedicato per cambiare questo stato di cose? Necessario riformare la legge, anche per risolvere i possibili conflitti con il ministero degli Esteri.

AIUTO ITALIANO: QUANDO PIOVE SUL BAGNATO*

Il 2010 ha segnato uno dei punti più bassi per la cooperazione allo sviluppo italiana: il nostro paese vi ha destinato appena lo 0,15 per cento del Pil, meno di quanto fatto da tutti gli altri paesi dell’Europa occidentale. Si tratta di un record negativo che non è giustificabile con la crisi: nello stesso anno gli aiuti degli altri donatori hanno raggiunto i massimi storici. (1) Ma guardare alla sola quantità dell’aiuto non basta. Negli ultimi anni, la comunità internazionale ha prestato una rinnovata attenzione al tema della qualità, inteso come efficacia ed efficienza dell’aiuto per la lotta alla povertà e per il raggiungimento degli obiettivi del Millennio.

L’ORRIBILE SCENARIO DEL DEFAULT

Che cosa succederebbe se l’Italia non riuscisse a portare avanti le riforme strutturali e a consolidare i conti senza l’intervento di istituzioni europee, come la Bce? I costi cui andremmo incontro non sono quantificabili. Il nostro sistema economico entrerebbe in un perverso meccanismo che può dividersi in tre fasi: crisi di liquidità e insolvenza; pressioni deflazionistiche; pressioni inflazionistiche e instabilità politica ed economica.

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